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venerdì 18 ottobre 2013

Quando il cibo in scatola era affascinate di Vittorio Rusinà



Quando ero piccolo non andavo all'asilo, i miei genitori mi tenevano sotto il banco del loro negozio di frutta e verdura, di primizie dicevano orgogliosi, c'era in effetti un ingegnere importante che diceva sempre che il loro lavoro equivaleva ad una laurea.
Il mio mondo era stare seduto sui sacchetti di carta gialla, facevo finta di leggere Topolino e spesso sognavo di viaggi guardando le palme, i dromedari, le oasi che un imbianchino-pittore aveva dipinto ai margini della volta in cambio di merce. I datteri da allora sono per me una prelibatezza, una volta si mangiavano solo a Natale, lucidati con lo zucchero e attaccati a finti rami di plastica bianca.
Ero affascinato dalle scatole di conserve, ce ne erano poche allora in negozio e luccicavano fra le cassette di frutta e verdura, fra tutte ricordo l'antipasto Galfré, memorabile il loro tonno e funghi porcini, me lo sognavo, non vedevo l'ora che i miei lo aprissero al desco di casa.
Un'altra scatola di latta che mi affascinava era quella della macedonia di frutta sciroppata, prodotta da multinazionali americane che oggi faccio fatica a nominare, tipo Del Monte, ricordo che cercavo subito di accaparrarmi le ciliege magicamente senza nocciolo, di un rosso strano, leggermente slavato.
E c'era anche la bottiglietta di vetro con la rubra, prodotta dalla famosa Cirio, quanto la amavo con le patatine e il bollito.
Ma su tutto prevaleva la dolcezza e la bontà dei fruttini di mela cotogna della Zuegg, ah li adoravo, veloce toglievo il cellophane che li avvolgeva e li mangiavo magari con un pezzo di pane o un rubatà.
Mangiavo tutta la frutta e tutta la verdura, mai avuto antipatie verso le cipolle o i carciofi, verso i cachi o i pompelmi, ma il fascino maggiore lo avevano i barattoli di conserve.
E' passato molto tempo da allora, le multinazionali del cibo sono bandite dalla mia tavola, sono un sostenitore del cibo artigianale e naturale, nella mia tavola c'è sempre tanta verdura e frutta fresca, possibilmente locale come provenienza, le scatole di latta non mi attraggono più, sono poi andato a vedere le oasi nel Sahara dal vero e tornato a casa ho chiesto di far parte di questo piccolo grande bar di amici.


10 commenti:

  1. Hai sollevato un tema, Vittorio, che per me e forse per quelli della mia generazione è sensibile.
    Tu ed io arrivavamo da famiglie in cui quasi tutto era fatto in casa, ricordo una amica di famiglia che faceva pane, yogourt, pasta, dolci tutto in casa e questo ben di dio arriva anche sul mio tavolo.
    Fenomenali i peperoni ripieni di mia Zia, gli agnolotti, l'antipasto, le marmellate, la passata di pomodoro, le pesche sciroppate, tutto home made spesso con le verdure del nostro orto, ai tempi avevamo anche dei conigli e i maiali che sarebbero diventati salame li andavo a vedere ogni giorno dalla Sandrina (mitico alimentari in centro al paese).
    Però le scintillanti scatolette attiravano e i sapori erano comunque ammalianti, stregavano i sensi e la voglia di rivoluzione che alberga nel cuore di ogni adolescente portava verso queste novità che proponevano un nuovo orizzonte di sapori e forme e colori.
    Come sirene erano irresistibili le confezioni gialle dei budini, della carne in scatola.
    Se ci penso oggi mi commuovo e mi arrabbio, come abbiamo potuto perdere tutto questo in nome di cosa? La mia vita oggi è molto peggiore di quella di trenta anni fa, il mondo è diventato sempre più stressante e complesso ed è più quello che chiede che non quello che da (questa tastiera, una vera rivoluzione ci toglie il sonno, la tranquillità, la solitudine).
    Però allora la faascinazione della perfezione industriale e la potenza della "reclame" erano, per me, irresistibili.

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    1. è vero la carne in scatola, mi son dimenticato di citarla, una rivoluzione allora :)

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  2. Socchiudendo piano la porta e .."Buongiorno Monsù Rusinà"..e le madamin della zona entravano un timide accolte da gentile cortesia : si spalancava un mondo. Mi par di vederlo questo negozio doveva essere uno scrigno piccolo, ordinatissimo, sabaudo: una gioielleria..
    E nascosto un bambino curioso occhieggiava dalla pila di sacchetti di carta, fantasticava viaggi attraverso i mitici fruttini Zuegg, navigando su datteri appesi a rami di palstica..
    Incredibilmente bella questa pagina..,

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    1. Era un negozio piccolo-piccolo come me, grazie Bianca

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  3. Io ho ricordi simili grazie a mio nonno materno Aristide professione rappresentante alimentare che stivava oltre a vari insaccati, diversi tipi di cibo inscatolato, il piu' ambito era la macedonia di frutta conservata dentro una latta enorme che avrebbe sfamato il VII cavalleggeri....e comunque già allora preferivo gli indiani.

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  4. Leggendo il post, mi è tornato alla mente quando, piccino, sedevo sopra a quell'enorme sacco di zucchero che si trovava dietro al bancone del bar dei miei genitori. Si trovava nell'angolo, a fianco della porta scorrevole che conduceva alla nostra casa. Era una cosa unica: il bar, la casa, entravo da una parte ed uscivo dall'altra.
    Nella casa a fianco, c'era poi il nonno, che faceva il meccanico di biciclette. Quante volte mi avrà detto: "Vieni qui, ed impara a fare questo mestiere, tra un po' di anni non lo farà più nessuno." Aveva ragione. Ma io correvo, più piccolo dei piccoli, nel retro di casa sua, dove c'erano i pulcini (alcuni vinti da me alla pesca organizzata dalla parrocchia del paese) e le galline che scorrazzavano libere. Ne avrò prese una su cento.
    Quanti bei ricordi, tornerei indietro adesso.

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  5. Io sognavo la "merendina" industriale per sentirmi uguale ai miei compagni, invece no, bandite in casa mia. Solo torte fatte dalla mamma, crostate con marmellate fatte da lei, plum cake, torta di pane al cioccolato, torta bicolore, focacce dolci..... così barattavo la mia fetta di torta per una splendente artificiale merendina.

    18 ottobre 2013 17:12

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    1. Eggià! Pure io ho perso il conto di quante "merendine" industriali ho mangiato. Più che i cibi in scatola ero attratto dalle migliaia di golosità dolciarie che le pubblicità e i banchi del supermercato proponevano.
      Credo che la mia educazione alimentare non sia stata particolarmente accurata.

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    2. Quanti bei ricordi,c'erano il mitico Buondì Motta e la Fiesta

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  6. Oggi mi son decisa a farmi anche il burro!
    Sapete che amo preparare conserve e quanto mi emozionino le materie prime ;D
    Non ho vissuto l'avvento delle scatolette ma capisco cosa abbiano potuto rappresentare, credo di vivere la stessa esperienza quando scopro e riesco a procurarmi ingredienti speciali, come lo zucchero integrale di fiori di cocco :P

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