Barbera da Sul 2011, Laiolo Reginin
Nel cammino verso #barbera3 e #ddb non potevo non andare a cercare i vini di Laiolo. In realtà ho scoperto che li avevo quasi sotto casa, grazie a Fabio Scarpitti che distribuisce gran parte dei vini premiati da Massobrio, Gatti e lui medesimo. Questa Barbera proviene da viti vecchissime, ma è vinificata in grande understatement, pulizia e integralità. Il risultato nel bicchiere si svela poco a poco, ma dal secondo giorno il velo è sempre più sottile e arriva una profondità davvero bella. Alètheia in greco antico, la verità, vuol dire etimologicamente “senza veli”. Ho detto tutto.
Trebbiano d’Abruzzo Vigna di Capestrano 2010, Valle Reale
Scoperto due anni orsono, questa piccola produzione di Valle Reale fermo sur lie è una vera chicca. Delicato e fresco, ma con un bel contrappunto sostanzioso dato dai lieviti in bottiglia si colloca fra i Trebbiano che si vorrebbe aver sempre a portata di mano.
Trebbiano d’Abruzzo 2010, Emidio Pepe
Un'altra tessera che va a comporre il puzzle di Trebbiano per il quale sono davvero strippato. Vino golosissimo, che ricorda un po’ il Valentini, ma con lo stile un po’ più approssimativo dei Pepe. Però per me è sempre vino da beva compulsiva. Complice l’annata 2010, ho ritrovato la goduria del 2007.
Cerasuolo Montepulciano d’Abruzzo 2010, Emidio Pepe
Amo sempre più i rosati, perché spesso riescono a essere di beva universale. Leggeri, ma capaci di esprimere un ampio spettro aromatico e come in questo caso dotati di grande mordente. Per certi versi ho trovato in questo Cerasuolo una beva quasi perfetta. Disimpegnata e dissetante, ma anche più complessa e da meditare. Davvero un bel vino, punto.
Rosso 2011, La Maliosa
Vino ricevuto in regalo in occasione di una cena con la produttrice, è un rosso mediterraneo di grande impatto (siamo in Maremma grossetana, per intenderci). Ma anche grande beva nonostante una gradazione alcolica importante. Da viti vetuste di ciliegiolo , aleatico e vitigni autoctoni è un vino che mi ha colpito moltissimo. Nonostante sia una delle prime annate di produzione è già buonissimo e direi che come ingredienti il suo potenziale è pressoché illimitato. La produttrice sta battendo la zona per recuperare vecchie vigne e secondo me non sbaglia. Dal sorso si desume vocazione.
Gavi Pisé 2010 e Gavi Riserva 2010, La Raia
Anche in questo caso ho ricevuto i vini in dono dal produttore. L'azienda è certificata biodinamica. Nonostante la scelta stilistica sia verso vini bianchi “convenzionali”, cristallini, limpidi e rigorosamente fermi, con vinificazione molto controllata, qui gioca bene la materia, che stenta a stare fra le "righe" della vinificazione e dota il sorso di grande freschezza e profondità. Piuttosto simili i due vini, il Pisé forse ancor più incontenibile regala una carbonica finissima e piacevolissima. Quindi il suggerimento è: rompete le righe!
Ortrugo 2009, Croci
Ho già parlato e scritto di questo splendido vino in più luoghi. Eppur ogni volta che lo ribevo riesce sempre a stupirmi. Ho l'impressione che la materia contenuta in queste bottiglie senta le stagioni. Da quando lo bevvi due anni or sono per la prima volta, ho avuto l'impressione che d'estate si asciugasse d'inverno forse ancor più, e che invece in primavera tornasse a rimpolparsi. Equilibrato fra macerazione, ossidazioni birrose, carbonica dosata perfettamente, dissetanza e sostanziosità, è vino che si pone come riferimento per tanti dei miei pensieri sulla beva. Mi è rimasta una sola bottiglia, che presto sparirà dal mondo fisico. Ma solo da quello.
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