Nel corso degli anni ho accumulato sul groppone una discreta
serie di fiere enoiche et
similia e purtroppo qualche volta c’è scappato l’assaggio
difettato. Non squilibrato o a mio gusto sgradevole, proprio con palesi e
oggettivi difetti/problemi. Fino a qui niente di male, le cause potrebbero
essere le più disparate, cattiva conservazione, viaggio travagliato, problemi
all’imbottigliamento etc.. Errare
humanum est, chiunque
può cadere in errore. Infatti in tali occasioni (comunque e
fortunatamente poche in verità) anche io ho sbagliato. Ho sbagliato sapendo di
sbagliare.
Un assaggio, chiara evidente sensazione sgradevole in bocca, eventuale consulto con qualche compagno accanto e…..via col calice seguente.
Così come se niente fosse!
Perché mi chiedo? Quali collegamenti sinaptici nel mio cervello si bloccano e mi impediscono di fare ciò che sarebbe normale ovvero confrontarmi con l’artefice di questa bevanda che tanto mi ha deluso? Tra l'altro ce l'ho di fronte, non dovrei fare nemmeno una gran fatica.
Una semplice domanda, un banale dialogo potrebbero spiegare tante cose evitando pure di riproporre in assaggio al successivo avventore un calice sgradevole e rischiare di essere poi erroneamente "etichettato" in modo negativo.
Non so, forse è il non volerlo mettere in imbarazzo o il mio carattere introversamente timido o il timore che se ne abbia a male. Già perché non tutti sono capaci di ammettere l'errore e in quei casi la reazione può risultare alquanto spigolosa.
Non pensiamo di essere lì solo per assaggiare asetticamente e distribuire giudizi ma rendiamoci conto che chi propone il suo prodotto lo fa anche per crescere e il confronto, in tono collaborativo e interlocutorio da parte di entrambi, potrebbe essere una valida soluzione.
Eppure taccio. E poi ne ho il rimorso. E ciò non aiuta nessuno, ne lui produttore né me consumatore.
Un assaggio, chiara evidente sensazione sgradevole in bocca, eventuale consulto con qualche compagno accanto e…..via col calice seguente.
Così come se niente fosse!
Perché mi chiedo? Quali collegamenti sinaptici nel mio cervello si bloccano e mi impediscono di fare ciò che sarebbe normale ovvero confrontarmi con l’artefice di questa bevanda che tanto mi ha deluso? Tra l'altro ce l'ho di fronte, non dovrei fare nemmeno una gran fatica.
Una semplice domanda, un banale dialogo potrebbero spiegare tante cose evitando pure di riproporre in assaggio al successivo avventore un calice sgradevole e rischiare di essere poi erroneamente "etichettato" in modo negativo.
Non so, forse è il non volerlo mettere in imbarazzo o il mio carattere introversamente timido o il timore che se ne abbia a male. Già perché non tutti sono capaci di ammettere l'errore e in quei casi la reazione può risultare alquanto spigolosa.
Non pensiamo di essere lì solo per assaggiare asetticamente e distribuire giudizi ma rendiamoci conto che chi propone il suo prodotto lo fa anche per crescere e il confronto, in tono collaborativo e interlocutorio da parte di entrambi, potrebbe essere una valida soluzione.
Eppure taccio. E poi ne ho il rimorso. E ciò non aiuta nessuno, ne lui produttore né me consumatore.