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domenica 5 maggio 2013

rosa evasione...nel senso letterale


Un post di Niccolò e un intervento di Hazel e Nic Marsèl sui rosati mi hanno fatto ripensare agli assaggi selvaggi fatti nelle catacombe di Sorgente del Vino.
Tutti i vini di cui accenno erano lì nell’emiciclo del braccio di massima sicurezza della prigione piacentina.
E ne sono fuggiti come Frank Morris.
Più forti delle costrizioni tettoniche, leggeri come farfalle.





Comincio dalla cella di rigore in cui era ridotta La Porta di Vertine.
Rosato 2012
Giacomo Mastretta dice che ha chiaro come non vuole che sia un rosato e questo mi pare un buon inizio e il vino fustiga subito i sensi edulcorati con una vinosità ruvida e già accenni terziari e una sensazione acido sapida che appaga e ammalia.
Fatto con sangiovese proveniente dalla zona del Chianti Storico
Goloso e “ignorante”(cit).




Courtesy by Cucchiaio d'Argento
Carcere duro, solamente stemperato dal tacco dieci (anche se non erano Louboutin e niente smalto rosso lacca ahimè), per Sara Carbone di Carbone Vini.
Rosa Carbone 2012
un vino un pochino più educato del precedente ma la trama tannica e la potenza dell’Aglianico del Vulture (vinificato praticamente in bianco ma già molto colorato) scalpita e abrade ma blandisce con lievi rotondità fruttose.
Intrigante e femminile (magari mi hanno turbato i tacco dieci, chissà).

foto di Andrea Della Casa




Celletta da raccomandato per Marco Rizzardi di Crocizia.
Che proponeva il suo Balòss 2011 un Pinot Nero in rosato con frizzi e lazzi.
Un vino “amoroso” seppur austero come tutti i suoi vini, soprattutto coraggioso perché ce ne vuole parecchio per proporre sua maestà Pinot nella versione da sete.
Dissetante ma understatement, insomma non da “spanizzi” (cit).









Piano nobile dell’emiciclo reclusivo invece per Mirco Mariotti e i suoi vini delle sabbie.
Fortana Surliè rosato un metodo classico con dodici mesi sulle fecce, non sboccato di trama acida e sferzate saline siderali e un sapore intenso e avvolgente figlio della leggerezza, riempie la bocca che immediatamente si svuota.






Folgorato sulla via verso l’evasione.

Kampai

Luigi alias  Frank Morris


Ps 
il prossimo anno cambierei prigione come luogo per la manifestazione!
E non mi dilungo sulle condizioni di sicurezza e agibilità dei luoghi.





giovedì 11 aprile 2013

Rosè di Refosco dal peduncolo rosso - Borc Dodòn di Denis Montanar - di Riccardo Avenia



Il Refosco dal Peduncolo Rosso, (il cui nome deriva appunto dalla particolare colorazione rossa del peduncolo in periodo di maturazione) si differenzia notevolmente dalla famiglia dei Refoschi, tanto che da alcuni studi è emerso che è esclusivamente questa varietà ad essere quella "vera". Un vitigno caratteristico e tipico del Friuli Venezia Giulia che ha una certa rilevanza qualitativa e territoriale.

L'azienda agricola Borc Dodòn di Denis Montanar si trova a Villa Vicentina, nella bassa provincia di Udine. Certificata Biologica dal 1996, aderisce al protocollo produttivo dell'associazione Renaissance du Terroir. Le viti provengono da una lunga ricerca e da selezioni di vecchi e storici vigneti locali, in modo da rispecchiare ed esaltare il territorio.

Ho avuto l'occasione di degustare - con grande soddisfazione - soltanto in una manciata di occasioni i vini di Denis Montanar, l'ultima volta a Fornovo 2012. Ricordo che quando assaggiai questo Rosè (l'etichetta recita: vino rosso da tavola, ma l'immagine rivela l'arcano) ne rimasi folgorato. Poi, saputo il prezzo (sotto i 10 euro) capii che questo vino sarebbe venuto a casa con me.

Il colore è cerasuolo. Ammaliante, sensuale, si lascia penetrare dalla luce che leggera riflette il colore. Appena versato ha una virgola di carbonica che crea pungenza ed eleva il floreale. L'etichetta è la sua carta d'identità: il sentore di rosa è netto, intenso e fresco, al quale si affiancano le fragoline di bosco ed il ribes. Scorza di agrumi, erbe aromatiche e quel profumo che si avverte - strappando le erbacce nell'orto - quando ci si ritrova in mano il ciuffo intero, con le radici ed una porzione di terra attaccata. La spinta balsamica drizza l'intensità e volge tutto in crescere. Eleganza e portamento che si possono trovare solamente in un'affascinante donna.

Il sorso è affilato, snello, sapido, quasi salino. Il sapore è quello della rosa e dei piccoli frutti del bosco. Il tannino è lieve, l'acidità lo rende vibrante - che bella freschezza, si beve alla grande - lungo, balsamico, lascia il gusto del fiore e del frutto.

Pensavo di trovarmi di fronte ad una bevuta semplice, il solito rosato, invece questo vino dal carattere deciso e personale mi ha reso davvero felice. Non fatevelo scappare.

venerdì 4 novembre 2011

balbiano_chiulin_spumanteRosèBrut_freisa

Azienda Vitivinicola Balbiano, Chiulin Vino Spumante Brut Rosè metodo Charmat.


Colore intenso di rosa antica.
Profumatissimo.
Brioso.
Godurioso.
Un vin de soif.
Freddissimo e spumeggiante con lieve raschio tannico.
Figlio della Freisa delle colline torinesi.
Giustamente scontrosetto.
Pugno di ferro in guanto di velluto.
Rosa savoia, naturalmente.
Il velluto intendo.
E il vino.
Nato dalla voglia di esplorare un’uva duttile come le argille da cui nasce.
“Un’esperimento, stiamo valutando il feed back dei nostri clienti per continuare a farlo…” dice Luca Balbiano.
Io l’ho pregato di proseguire, come si può mangiare una pizza con bufala senza Chiulin.
O una brisaola della Valtellina con patate viola di Vitton.
Glu
Glu
Va giù
Bonne degustation


Luigi  


Campione acquistato a circa 7,00 euro dal produttore

sabato 11 dicembre 2010

visagesdecanaillenebbiolo100%nevigliecascinabaricchi

Carissimi.
Per non smentire la mia proverbiale disattenzione, vi segnalo in ritardo che Alta Langa è da Novembre (giorno più giorno meno) DOCG.



Gioiamo per questo passo in avanti nella babele delle denominazioni.
Forse è la DOCG di cui meno si sentiva la mancanza essendo la spumantistica Sabauda legata ad un movimento che negli ultimi 15 anni ha segnato il passo rispetto alle principali aree italiane (Franciacorta, Oltrepo’ Pavese, Trento, A.Adige).
Sono pochi i produttori che producono degli Alta Langa e non costituiscono un movimento unitario.
Franco Ziliani, vero giornalista, analizza bene la questione..
Infatti stasera ho sì bevuto piemontese ma senza collarino Alta Langa, ho tracannato un Visages de Canaille un Brut Rosè metodo classico della cascina Baricchi di Neviglie (CN).
Antefatto: cercando materiale sui vini bianchi di macerazione è comparso un articolo di Luciano Pignataro su W. De Battè e N.Simonetta .
W. de Battè è infatti bianchista Ligure con un suo modo di intendere la macerazione nella vinificazione delle uve bianche.
Natale Simonetta invece (che non conoscevo prima) è in piena Langa produce Barbaresco, Dolcetto, Barbera, Sirah, Merlot, Pinot Nero.
Moscato passito e un eiswine.
Per non farsi mancare nulla produce anche due Metodo Classico il Et Voilà un Blanc de Blanc a base Pinot Nero e il Visages de  Canailles un Brut Rosè a base Nebbiolo.
Ebbene non  fatelo mancare sul vostro desco natalizio in abbinamento a salmoni affumicati, canapè, salatini, salumi assortiti, storioni al forno.
A prescindere dal nome dimenticate i rosè della Champagne, questo è un'altra cosa.
Non che siano peggio sono solo molto diversi.
Spuma abbondante e perlage fitto.
Colore buccia di cipolla
Inizia con profumi freschi e intensi di cedro, chinotto, legno di sandalo, tabacco biondo, distillato, liquerizia, frutti rossi e non finisce mai, ma sempre in leggerezza.
Vinoso, rotondo in bocca e succoso di frutti, molto fresco senza acidità corrosiva, struttura importante ma snella.
Alcool moderato e bevibilità incredibile.
Diraspapigiato  con leggera macerazione e poi fermentato in acciaio.
Parte del vino verrà messa in legno per affinare e costituire le basi degli assemblaggi futuri.
La presa di spuma dura due anni.
Spumantizzare un vino non classico per questa tecnica.
Spumantizzare un Barbaresco.
Una scommessa vinta.
Costo in enoteca 23,00 euro.
A Torino da Rosso Rubino.

luigi



martedì 30 novembre 2010

brisaolavalchiavennaslinzigamagatellosottofesapuntaanca



Carrissimi
Come ho anticipato in vari interventi, un ispiratore del mio blog è stato Rosario Levatino, Palermitano dop, salito sino al Nord per rinfrescarsi dalle calure siciliane e ivi stabilitosi.
Cinque anni fà ha aperto un negozio di eccellenze gastronomiche a Torino in c.so Tassoni 59/d col nome di Sapori d'Italia.



brisaola sottofesa
Cinque anni travagliati sia per la posizione del negozio leggermente marginale rispetto ai flussi sia perchè ha dovuto costruirsi una identità e un repertorio consolidato di prodotti con un occhio ai prezzi perchè di fatto è un negozio di quartiere dove si fà abitualmente la spesa tutti i giorni.
La sua curiosità e un talento innato nel scegliere salumi di qualità mi ha riportato nel tempo a comprare prosciutti, salame, lonza, brisaola, mortadella, salsiccia molti di questi prodotti hanno almeno una promessa dei profumi e sapori d'infanzia. Ieri sera dalla vetrina ho intravvisto il filetto baciato, altra specialità impagabile dell’alessandrino di una bontà celestiale.
Rosario da un po’ di tempo si fa arrivare delle Brisaole della Valchiavenna di pregio, realizzate da carni fresche con procedimenti artigianali, con lieve affumicatura tipica della Valchiavenna e con tagli classici da un salumificio artigiano locale.
I tagli classici ci racconta Rosario sono il magatello, la sottofesa leggermente marezzata di grasso più intensa e suadente, la punta d’anca taglio classico senza grasso e la slinziga di piccola pezzatura da affettare a coltello a casa con gli amici e un bicchiere di vino.
La Brisaola della Valchiavenna è la più delicata e magra dei salumi crudi Italiani da pezzo intero, si trovano sensazioni di succulenza, tendenza dolce, grassezza, delicata aromaticità e delicata sapidità.
Qualora aggiungiate abbondante limone alla Brisaola nessun abbinamento con il vino può funzionare altrimenti gli abbinamenti della tradizione sono i vini giovani rossi a base chiavennasca (nebbiolo) della Valtellina.
Io ho provato in alternativa un Cirò rosato 2009 di Librandi giovane, profumato di frutti rossi con bocca moderatamente corposa e sgrassante.

Un Soave di Portinari 2006 Albare intenso con profumi minerali, frutta gialla matura, mandorla, sostenuto in bocca con alcool sugli scudi e discreta lunghezza ottimo sul sottofesa.



Un Maria Elisa Rosè di Negro 2007 Metodo Classico a base Nebbiolo con colore buccia di cipolla, fragrante intenso, affilato e sgrassante da sottofesa.



Un  Verdicchio di Matelica Collestefano 2007 vendemmiato senza surmaturazioni, intenso ma esile, verticale con acidità segnata e grande bevibilità.



una malvasia frizzante di Medici Ermete la Daphne 2009 splendido vino gastronomico aromatico, esuberante con delicato amaricante finale, da berne a secchiate, per me numero uno con la Brisaola.
Condite con olio Extravergine Foglini e Amurri da  Ascolana Tenera e abbinate il tutto a crostini di pane integrale.



buona degustazione
luigi