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domenica 27 ottobre 2013

Fate


Due volte nella vita ho sentito parlare delle fate.
Quando ero piccolo ero solito passare le estati in una grande casa in montagna a Chiaves, nelle Valli di Lanzo. Una sera stavo sul terrazzo mentre mia nonna Francesca, detta China, stava sbattendo la tovaglia, io ero tutto preso dall'argomento masche e le chiesi preoccupato lumi su una vecchietta di una casa vicina che si diceva fosse una masca. La nonna non rispose ma con la mano indicò il sole al tramonto fra le montagne sopra Ceres e i colori del cielo, fra il rosa e l'arancio e disse "Là vivono le fate, laggiù dove vedi quelle luci che cangiano". Rimasi senza fiato, non ho dimenticato le sue parole anche perché furono uno dei suoi rari gesti d'affetto.
Sono passati molti anni e quest'inverno durante un giorno di nevicate intense andai, avventuriero che sono, a trovare Stefano Bellotti nella sua mitica Cascina degli Ulivi, sulle colline di Novi Ligure, uno degli avamposti dell'agricoltura biodinamica in Italia.
La neve aveva coperto ogni cosa, una sorta di magica sospensione temporale avvolgeva ogni cosa, dalle vigne ai campi, agli orti, alle mucche, alle oche. Dopo aver assaggiato i suoi meravigliosi vini e il suo pane cotto nel forno a legna, seduto con alcuni amici ad un tavolo di legno, ascoltai Stefano che parlava degli esseri elementari che operano silenti nel mondo vegetale.  Io chiesi di dirmi qualcosa di più e lui con la mano mi indicò un campo poco lontano "Vedi laggiù quel terreno che io coltivo da tanti anni in biodinamica, senza usare i terribili pesticidi che uccidono ogni forma di vita, beh devi tornare quando il grano è alto e maturo, e allora fra i fiordalisi e le spighe forse potrai scorgere le fate."
Nonna, Stefano, non vi dimenticherò mai, porterò sempre le fate con me.

illustrazione di Ernest Vincent Wright, 1896

8 commenti:

  1. Le masche ... nome strano:erano le fate buone, folletti che si nascondevano nei bochi, vecchine dallo sguardo vispo che la sapevano lunga sulla vita, che sbucavano da vigne nebbiose,combinavano strane cose.sempre vestite di nero..,con la crocchia arrotolata a "puciu".

    La tua delicata Storia della Domenica mi ha riportato un pezzo di tempo passato, dal sapore di polenta cotta sul fuoco, di bagna caoda conivisa tra tanti zii e cugini nella casa dei Mangiarini, frazione Barcara, frazione di Refrancore, Monferrato..dove in una valletta chiamata "la bocca 'd'Timon" pare che si aggirino ancora masche birbone ...

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  2. Nelle favole per bambini c'è sempre la Fata Fiordaliso! Ci sarà un motivo no?

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  3. Ritornare a credere nelle fate è un processo che ai più sembrerà antistorico e anacronistico ma che è una dichiarazione d'amore ai propri luoghi di cui le Fate sono le protettrici.

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    1. Che ognuno di noi si senta in dovere di custodire luoghi e tradizioni e soprattutto di farli conoscere e vivere.
      Quanto mi piace stare al bar, anche la domenica!

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  4. è vero Luigi, è come tornare piccoli e riascoltare " C'era una volta "..magiche parole.
    Ho sempre amato raccontare fiabe ai miei bambini, anzi ne inventavo sempre di nuove e ricordo una certa Fata Cicciolona, robusta Masca dall'accento romagnolo che inseguiva un timido principe riottoso..
    Ecco oggi è una bella Domenica, più allegra..

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  5. Sulle masche tornerò a parlare, mi piace molto l'immagine delle fate protettrici dei luoghi, dei campi, dei ruscelli, dei boschi. Grazie Bianca e Luigi per i vostri commenti.

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  6. Complimenti Vittorio... È sempre più un piacere leggerti... Riesce sempre a farmi sognare con delle splendide immagini...

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  7. Non li ho (ancora) mai incontrati, ma i folletti, anche quelli dispettosi, a me stanno tanto simpatici e a volte penso di esser una di loro... ;P

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