Fino
a quaranta anni fa Carmignano con il cabernet sauvignon e l’enclave di Focara col
pinot nero erano gli unici vini italiani (forse non proprio gli unici ma
sicuramente quelli con più ufficialità e storicità), a sud del Po per i quali
era “tradizione” avere dell’”uva francesca” (francese) nella composizione.
Storie
di ubbie di Regine di Francia (Caterina De Medici) nell’epoca rinascimentale
per Carmignano e di occupazioni napoleoniche per Focara.
Piccola
intro for dummies che mi permette di parlare di Cabernet Sauvignon (in taglio
con Sangiovese e Canaiolo) senza sentirmi in colpa per le mie fascinazioni
verso questo vitigno, d’altronde se già nel ‘500 piaceva a Caterina De Medici
chi siamo noi per opporci!
Chissà
se qualche pezzo di elica del dna di questo cabernet odierno, arriva da quello
Rinascimentale?
Mi
piace pensare che qualche traccia ci sia.
Ma
credo di no. Troppe fillossere, troppi vivaisti, troppa scienza è passata sotto
i ponti dal 1500 a oggi.
Alla
Fattoria Bacchereto si sono fatti affascinare dalle esperienze “franzose” sulla
densità dei vigneti e leggo nelle info aziendali un incremento di fittezza d’impianto
nei vigneti più giovani (senza però le forzature di 10.000 ceppi per ettaro)
che sono stati piantai a 5.500 c/ha, quasi il doppio dei vigneti vecchi.
Il
discorso, molto in auge una dozzina di anni fa, sulla densità di impianto mi
pare essersi spento nella attuale diatriba fra lieviti indigeni vs secchi, naturale
vs convenzionale, quindi con un semplice sillogismo fra dieci anni saremo qua a
parlare di altre cose (chissa quali?).
In
realtà questi ragionamenti sul numero di piante per ettaro mi ha sempre molto
interessato, i coniugi Bourguignon sostengono che in epoca prefillosserica con fittezze
impressionanti, 14.000 c/ha, nella Champagne si produceva un pinot noir molto
colorato.
Marcell
Deiss ha sperimentato i 20.000 c/ha miscelando anche le cultivar, valori simili
anche a Bordeaux e in altri posti qua e là in Francia.
Di
sicuro la fillossera e la conseguente dipendenza dai vivaisti hanno molto
rarefatto la presenza di piante in vigneto ma questo cosa ha significato dal
punto di vista qualitativo? E che risultati hanno ottenuto chi ha di nuovo
provato a infittire il vigneto? Non è dato sapersi oppure è passato un po’ in
secondo piano in questi anni litigiosi.
Comunque
sia il Carmignano 2009 a me è piaciuto parecchio, credo piacerebbe anche a
Riccardo e Eugenio perché è un vino “robusto” (molto d’antan il termine vero?
Quasi quanto “di corpo” che userò nel prossimo post, promesso) al limite del
masticabile con attacco dolce e piacevoli speziature, tannini rotondi dei
sangiovese del caldo, il colore intenso urla densità ma i riflessi cangianti annunciano vivacità.
Scivola
in bocca parlando di seta e pizzica con leggera memoria vegetale.
Ho
parecchio goduto di questa intensità.
Kampai
Luigi
Pur preferendogli il fratello bianco, il Carmignano è ...una bella bevuta!
RispondiEliminaandrea
Andrea,
Eliminaio ha avuto invece una leggera delusione dal bianco per cui ho gradito molto di più il corpaccione del rosso. De gustibus...
buono il bianco, Luigi devi riprovare
Eliminaanch'io preferisco il bianco. riprova
EliminaGran bel vino. Bevuto circa un mese fà. Lo ricordo con una bevibilità eccezionale. Una gran trama tannica bella fitta anche se velleutata e dolcezza di frutto bilanciata dall'acidità.
RispondiEliminaE poi solo per il fatto che non abbiano sostituito il Canaiolo Nero con i vitigni Internazionali e ancora più buono! ehh ;-) Luigi V.
Effettivamente Luigi, il Carmignano Terre a Mano, è forse il vino che prediligo di quella denominazione.
RispondiEliminaUna curiosità: è forse l'unica azienda di quella zona a lavorare rispettosamente sia in vigna che in cantina? O ce ne sono altre?
Anche il "bianco" è molto buono. Alle manifestazioni, lo fa sentire dopo il rosso. Per dire!
c'è tanto cuore nei vini di Rossella, una delicatezza tenace, schietta, toscana.
EliminaArrivo da queste parti in colpevole ritardo, scoprendo solo adesso questo tuo bel post, Luigi. Il 2010 di Rossella mi piace molto, lo trovo forse più femminile rispetto a quella robustezza che anche tu citi nel post. Che bel vino, che bella realtà.
RispondiEliminaJacopo,
Eliminafemminile lo è di sicuro ma di una femminilità calda e non algida, questo intendevo con robustezza, sei sempre il benvenuto al bar anche in orario di chiusura ;)