Dario
Princic disse qualche mese fa che la sperimentazione friulana sui macerati la
vedeva come strumento per la fondazione di una nuova tradizione di vini bianchi
di qualità, soprattutto nelle sue terre che non ne hanno una secolare alle
spalle. Capivo ciò che diceva e allo stesso tempo non mi convinceva appieno che
una tecnica (sia pure ancestrale) diventasse un valore aggiunto del vino. Sono
convinto che i vini debbano essere territorio e la vinificazione in rosso dei
bianchi mortificano un po’ questo concetto, è come se sfocassero l’immagine dei
luoghi e accentrassero l’attenzione sul liquido, troppa autoreferenzialità,
troppo macismo enologico. Questi gli argomenti che, più o meno, avanza anche
Ezio Cerruti, gran pasionario della prima ora degli orange wine e che ora,
passata la novità e l’innamoramento, comincia a mettere molti distinguo e molte
eccezioni.
Talvolta
i profili olfattivi dei macerati, seppure potenti e intriganti, sembrano
annunciare la morte del vino e del luogo, mi fanno venire in mente i processi
di distillazione degli alchimisti volti alla astrazione, alla ricerca
dell’essenza.
E
si sa che l’essenza non è mai terrena è un processo culturale, metafisico che
allontana dalla natura alla ricerca dell’iperuranio, il luogo delle idee in cui
non c’è spazio per la corrutibilità dell’essere.
Le
malvasie però mi pare che sfuggano un po’ a questa concettualizzazione del
terroir, sono apolidi e molto autoreferenziate, sembrano più un concetto
astratto che l’espressione di un luogo o, forse, sono tutti i luoghi e sono in
tutti i luoghi.
Hanno
profumi più o meno omogenei e molto marcati (bella scoperta sono aromatiche!)
che il territorio scalfisce e influenza con meno intensità della mano del
vigneron.
Devo
dire che con la macerazione queste uve si esaltano, guadagnano in profondità e
ricchezza e complessità, valicano il confine tra vino senza pensieri a vino da
pensare.
Ebbene
la Malvasia 2009 di Zidarich rientra in questa categoria di vini complessi (non
complicati), cerebrali ma con guizzi e scatti nervosi che spesso la macerazione
ottunde, soffoca.
Rimane
molto viva, ruvida il giusto, con memorie vegetali di salvia e altre aromatiche
accattivanti in un impianto acido/salino/tannico molto elegante.
Malgrado
la mia sparata iniziale sui macerati è stata la bottiglia dell’anno!
Mi
piace contraddirmi!
Kempè
Luigi
Zidarich fa vini eccellenti, ultima bevuta una malvasia 2007 magnum che mi ha fatto fare una bellissima figura con persone molto più esperte e conoscitrici di vino rispetto a me.
RispondiEliminaTra i vini di Zidarich amo molto anche il Prulke, assemblaggio di vitovska, malvasia, sauvignon e il Ruje, assemblaggio di merlot e terrano del Carso, ora è il commercio il 2006, ricordo un 2004 commovente.
Sul discorso macerazione ci sarebbe da parlare per ore, a me se fatte bene piacciono, e penso che per certi vini possa essere un valore aggiunto, l'unico inconveniente è che certe bottiglie hanno bosogno di diverso tempo per aprirsi completamente, e questo le può far risultare molto sgarbate appena stappate.
Consiglio una visita alla nuova cantina di Zidarich, un vero gioiello, e intanto che siete in zona fate un salto anche da Cotar... ;-)