di Niccolò Desenzani
Ci sono alcuni produttori in Piemonte che davvero fanno vini anarchici. Al di là del vitigno anarchico per antonomasia, il grignolino, sto parlando di produttori “tradizionali” che osano fare vini fuori dagli schemi dell’enologia miparoiculoinvignaemettoinbottigliarobesenzaalcundifetto. E scusate l’attributo un po’ rivedibile.
Mi vengono in mente spesso i rossi di cemento di Bera e ultimamente Ezio Trinchero non finisce di stupirmi.
Noto per le monumentali Barbera d’Asti, che già manifestano il seme della follia creativa, se si ascoltano con attenzione, vado scoprendo le sue produzioni minori (numericamente). Il suo Grignolino, il Freisa, il Bianco macerato e… indovina cosa nasconde la stagnola questa sera?
Mi vengono in mente spesso i rossi di cemento di Bera e ultimamente Ezio Trinchero non finisce di stupirmi.
Noto per le monumentali Barbera d’Asti, che già manifestano il seme della follia creativa, se si ascoltano con attenzione, vado scoprendo le sue produzioni minori (numericamente). Il suo Grignolino, il Freisa, il Bianco macerato e… indovina cosa nasconde la stagnola questa sera?
Ormai rituale l’incontro con Mauro a una testa, una boccia, no indizi. Rituale ormai la mia sensazione di dejavu, così forte che non indovino quasi mai. Be’, per farla breve, versa nel bicchiere questo rosso, con qualche leggera aranciatura. I profumi sono forti, selvaggi e pungenti. In bocca c’è un vino tantaroba. Acidità, tannino (ficcante, ma composto), funky, volatile, balsami, alcool a profusione, sapori intensissimi… eppur c’è un’eleganza, una sorta di compostezza da cinghiale.
E il vino è un turbine in cambiamento.
Registro che questo vino è praticamente una congerie di difetti e mi piace un casino. Come la mettiamo?
E il vino è un turbine in cambiamento.
Registro che questo vino è praticamente una congerie di difetti e mi piace un casino. Come la mettiamo?
Boh, per prima cosa i gusti sono gusti. E non ci piove. Per secondo DUBITIAMO delle certezze che vorrebbero una certa CORRETTEZZA nel bicchiere. Per terzo chiediamoci come si beve, come si sposa col cibo… e infine quando la notte si è dormito come bambini e la mattina la testa è libera, ripensiamo a cos’è un vino buono. Al coraggio artistico di chi lo fa a suo rischio e pericolo. E la prossima volta che sento i buoni maestri dire che solo i coglioni rischiano di far andar a male un mosto quando avrebbero a disposizione la bustina per evitarlo… o romperò loro una bottiglia in testa o forse, meglio, stapperò una bottiglia di queste e penserò che c’è qualcuno che si perde qualcosa per star dietro alle proprie convinzioni. E forse, almeno quel difetto, non l’ho così pronunciato.
Il vino è il Nobius 2009 di Ezio Trinchero da uve nebbiolo in purezza.
Forse non baroleggia ma di sicuro aglianeggia:)
RispondiEliminaPerfetto. Aglianeggia e trinchereggia, senza dubbio!
EliminaHazel, Nic,
RispondiEliminail Nobius, peraltro il 2010 è ancora meglio mi ha ricordato il nebbiolo di Corino, stessa provenienza, sarà l'impronta del terroir? ;)
Sarei curioso di vedere cosa verrebbe fuori dal in nebbiolo in monferrato se i vignaioli del luogo si cimentassero un po' di puù con questa varietà che era molto diffusa un tempo.
Una cosa che colpisce di questo Nobius è l'intensità (che non è banalmente la potenza o la forza aromatica e dei sapori, ma come i sapori riescono a incidere sl palato). Io credo che non si possa ottenere facilmente senza una certa reciproca vocazione fra vitigno e terreno. Partendo da questo dato è chiaro che viene una gran voglia di ritornare a una diffusione del nebbiolo su questi suoli.
Elimina#occupy monferrato con il nebbiolo
EliminaHo bevuto la barbera di Corino solo grazie a voi,sarà arduo imbattersi nel nebbiolo.
RispondiEliminaSarebbe bello vedere le sorprese che potrebbero riservare ulteriori nebbiolo del Monferrato.
Anche Fabrizio Iuli ne ha in canna uno da mò.