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giovedì 5 dicembre 2013

Peronospora in action!

di Andrea Della Casa

Tutti conoscono la peronospora, malattia fungina della vite e di molte altre specie vegetali.
Ma quanti hanno mai visto questo oomicete in azione?
Un ricercatore tedesco dell'Università di Karlshrue (di cui ora mi sfugge il nome) è riuscito grazie all'uso di una microcamera (molto micro immagino) a catturare il momento della penetrazione in una foglia di vite
(è possibile vedere il video qui ).

stoma su foglia di vite
Le spore del fungo penetrano passivamente all'interno delle foglie dagli stomi, quelle aperture che le piante utilizzano per gli scambi gassosi con l'esterno. La spora cade sulla foglia, germina e per chemiotassi (ovvero "annusando" particolari metaboliti che fuoriescono dagli stomi stessi) riescono a raggiungere l'apertura stomatica (in genere una spora dopo la germinazione per arrivare allo stoma ed aderire al substrato impiega circa 10 minuti.)

spora caduta in prossimità dello stoma che ha aderito al substrato


Una volta arrivata sullo stoma la spora emette un tubo germinativo che si protende all'interno dell'apertura dove avverrà, a contatto con le cellule dell'ospite, il colloquio molecolare tra pianta e patogeno. Attraverso questo "tubicino" il fungo trasferisce il suo citoplasma all'interno della pianta e lì si formeranno le varie ife che colonizzeranno l'ospite. Dall'ingresso fino al totale trasferimento del citoplasma trascorrono circa 3-4 gg.

altre due spore con tubo germinativo
già inserito all'interno dell'apertura stomatica


Una volta trasferito tutto il citoplasma la spora si "sgonfia".

spore ormai degradate


Successivamente, quando il patogeno non troverà più nutrimento in quella zona fogliare, si avrà la fuoriuscita dagli stessi stomi dei rami conidiofori portanti all'apice i conidi, spore agamiche (asessuate) responsabili degli inoculi secondari, che alla vista appariranno come una sottile muffetta bianca. Attraverso pioggia e vento i conidi si staccheranno dai rami e, posandosi su altre foglie, daranno origine ad una nuova infezione.

ifa che fuoriesce dallo stoma pronta a formare i rami conidiofori
rami conidiofori con all'apice strutture ovali (i conidi)

Diversa la situazione quando l'oomicete cade su vite selvatica.
Il patogeno germina, trova lo stoma ma non riesce ad entrare. Le cellule della piante riescono in qualche modo a bloccarlo ed impedire l'infezione. Per cui il "fungo" continua a svilupparsi all'esterno della pianta, sulla pagina fogliare, forma i rami conidiofori che però saranno sterili, senza conidi, perché per riuscire a formare queste strutture di disseminazione necessita di metaboliti che trova solo all'interno dell'ospite.
In questo caso quindi la pianta non subisce danno alcuno.

spore germinate, dirette in direzione degli stomi dove vengono poi bloccate
rami conidiofori sterili sviluppatisi sulla pagina fogliare
è evidente l'assenza dei conidi all'apice delle ramificazioni


12 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie a te di essere sempre presente al bar! ;)

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    2. si ma dove?? se non si trova il riferimento della locazione su FB o è un bar-club ??

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    3. il bar è qui! ;)
      E' un "blog-bar" dell'era 2.0.

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  2. Scusate se mi ripeto ma mi hanno sempre molto incuriosito le teorie e le pratiche di Giusto Giovannetti, il quale sostiene che se la nicchia ecologica della Peronospora e si può estendere a tutte le infezioni fungine, è occupata da altri funghi/microbi difficilmente si possono avere infezioni gravi e diffuse. Lo stesso Giovannetti ha sviluppato dei consorzi microbici che aumentano la biodiversità microbica presente sulle piante che limitano in maniera naturale la propagazione delle infezioni. Uno sbilancio della ricchezza di microbi sarebbe la causa primaria delle patologie. Va da sè che la lotta con sistemi che riducano il consorzio microbico (rame o prodotti di sintesi) alla fine siano deleteri sia perchè inducono resistenze sia perchè limitano, sterilizzando i vegetali, la difesa naturale degli stessi.

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    1. E' vero ciò che dici Luigi. Stanno facendo esperimenti con Trichoderma per combattere Peronospora e Mal dell'Esca, e pare che qualche risultato lo stia dando.
      Così come l'A. Quisqualis (in questo caso si tratta di un antagonista) contro l'oidio.
      Questi trattamenti biologici a volte però hanno proprio il limite...di essere biologici, per cui oltre certi range di temperatura risultano poco efficaci.
      E poi, purtroppo, è sempre troppo facile e "sicuro" l'uso di prodotti di sintesi.

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  3. A. Quisqualis in periodi di forte pressione ha un efficacia limitata, come limitata è la resistenza al dilavamento, 5/6mm di pioggia bastano a portarlo via, ciò non toglie che se ben usato (soprattutto ad inizio e fine stagione) può essere un valido aiuto a ridurre l'utilizzo dello zolfo!

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  4. Ciao Andrea, mi piacerebbe utilizzare queste foto nella mia tesi. Sai se, le foto sono pubblicate in un giornale? È stato Prof. Peter Nick all'Università di Karlshrue che ha fatto la ricerca, giusto?

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    1. Ciao Melissa, si penso sia lui il prof. ma non so se siano state pubblicate. Io ho preso le immagini e aggiunto le descrizioni in italiano dal video (che è in tedesco) che ho linkato ad inizio post.

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    2. Grazie Andrea. Ho contatto lui. Le foto sono stupende!

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    3. Grazie a te! Anche per il tuo contributo con il link qui sotto.

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  5. Per quelli interessati, si trova l'articolo qui: http://www.botanik.kit.edu/botzell/151.php
    Il titolo è: Jürges G, Kassemeyer HH, Dürrenberger M, Düggelin M, Nick P (2009) The mode of interaction between Vitis and Plasmopara viticola Berk. & Curt. Ex de Bary depends on the host species. Plant Biol 11, 886-898 - pdf

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