di Daniele Tincati
Anche quest’anno sono andato a Piacenza al Mercato dei Vini della Fivi, come le due altre edizioni del resto.
Anche quest’anno sono andato a Piacenza al Mercato dei Vini della Fivi, come le due altre edizioni del resto.
E mi sa che ci tornerò anche il prossimo anno.
Il posto è azzeccato, non coreografico, ma funzionale.
Parcheggio comodo, banchi di discrete dimensioni, spazio nelle corsie.
C’è anche la navetta dalla stazione per chi arriva in treno.
Ampia scelta di produttori da tutte le parti d’Italia, con qualche chicca d’eccellenza.
Livello medio di qualità elevato.
E poi si può anche comprare qualche bottiglia, ma qui ci sarebbe da rivedere qualcosa, cosi come per il biglietto d’ingresso.
Se uno va ad una mostra mercato si presuppone che vada per comprare, quindi il costo del biglietto dovrebbe essere contenuto.
Parlando di prezzi c’è pure il problema di quelli delle bottiglie.
Alcuni produttori hanno applicato esattamente il prezzo di vendita diretta in cantina, correttamente.
Altri, invece, hanno ritoccato i prezzi, portandoli ai livelli dell’enoteca e, se non li hanno ritoccati, sono già comunque alti per non fare concorrenza ai rivenditori.
Questo non mi sembra il massimo, per una situazione più promozionale che altro.
Come al solito mi ero fatto un programma di massima che non è stato, come al solito, rispettato.
Alcuni assaggi non si potevano evitare, ma molto è stato lasciato al caso e alla situazione.
Cosi ho scoperto vini sorprendenti, come i Pinot Bianco di Patrick Uccelli.
Un 2011 bello nervoso e agrumato, e un 2010 con struttura possente, entrambi di grande stoffa.
Non potevo saltare il banco di Jean Paul Chapagnon, vigneron vecchia scuola di Fleurie.
Non potevo saltare il banco di Jean Paul Chapagnon, vigneron vecchia scuola di Fleurie.
I suoi Gamay hanno uno stile impeccabile, nel segno della tradizione.
Top il suo “Morieres” 2010, ma molto azzeccato “L’Autentique” 2010, che sovente paga lo scotto di eccessiva rusticità.
Un’altra scoperta interessante è stato il Domaine Tenon.
Un paio di rossi da uvaggio classico del sud meritavano l’acquisto, fosse stato solo per il prezzo commovente.
D’obbligo l’abbraccio con l’amico Fabio D’Uffizi, saltato dall’altra parte del banco con i vini delle Tenute Dettori.
Assaggi sempre entusiasmanti, con la costante della variabilità dell’annata e una crescita qualitativa esponenziale.
Assaggi sempre entusiasmanti, con la costante della variabilità dell’annata e una crescita qualitativa esponenziale.
Il Renosu Rosso quest’anno è azzeccatissimo, cosi come un grande Dettori Rosso 2010 che, nonostante il solito cospicuo bagaglio alcolico, ha una beva incredibile.
Quest’anno ho prestato parecchia attenzione ai Prosecco, soprattutto nella versione rifermentata in bottiglia.
In quello dei fratelli Collavo, ottimo, ho ritrovato alcuni profumi primari del mosto, ma quello di Bele Casel è ancora il mio preferito.
Altra bella scoperta sono state le bottiglie di una produttrice di Gambellara, Cristiana Meggiolaro.
Garganega secca in due versioni e un passito fantastico dagli aromi di frutta secca, più una Durella rifermentata in bottiglia, non ancora in commercio, molto gourmand.
Ottima manifestazione quindi, che non può che crescere e migliorare, nella speranza che si possa avvicinare, in qualità, a quelle organizzate dai cugini transalpini.
Solo qualche piccola miglioria potrebbe essere fatta nell’elenco cartaceo dei produttori, e nel facilitare l’orientamento dei visitatori, e magari sui bicchieri, molto belli e coreografici ma, a mio avviso, troppo grandi per la degustazione.
Arrivederci quindi al prossimo anno.
Ringrazio l'amico Cristian Quarantelli per la gentile concessione di alcune foto pubblicate.
Ringrazio l'amico Cristian Quarantelli per la gentile concessione di alcune foto pubblicate.
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