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mercoledì 25 settembre 2013

Pigato 2010, Riviera Ligure di Ponente DOC, Le Rocche del Gatto. Di Daniele


A volte mi chiedo perché ci sono vini eccellenti che non hanno ancora trovato la fama che meriterebbero.
Questo è uno di quelli.
E pensare che i vini di Fausto de Andreis hanno spesso dei problemi durante le assegnazioni delle DOC per caratteristiche non conformi al disciplinare.
Per me sono stronzate.
E’ la riprova che, spesso, ci sono interessi nascosti sotto alle commissioni di degustazione, altrimenti non si spiegherebbe.
Questo Pigato ha una stoffa e uno spessore tali da sbaragliare qualsiasi concorrente.
Ma va ascoltato.
Appena aperto è ritroso e si nasconde ad un orecchio (naso) non attento.
Come mi è già capitato di verificare, molti grandi vini hanno variazioni di colore dopo l’apertura.
Lui è inizialmente paglierino, bello luminoso, ma poi si fa più profondo, arrivando a sfiorare una tonalità oro-verde brillante.
Il naso, subito riottoso di balsamicità di erbe aromatiche e mineralità di roccia, si apre su pesca gialla, cedro e soffi floreali di ginestra, con salmastricità marine sullo sfondo.
In bocca è meno cangiante, mantenendo una bella stabilità, fatta di glicerina e sale.
Ingresso rotondo, morbido, ma riprende tensione e trova equilibrio sugli spigoli salati.
Una struttura tutta sostanza, dove l’alcool resta in secondo piano, rendendo la beva molto invitante.
Bello lungo, con ritorni di macchia mediterranea spruzzata dal mare.
Il giorno dopo, rieslingheggia, con gli idrocarburi appena accennati e il cedro.
Doveroso e spettacolare l’abbinamento con le trenette al pesto tradizionali, cioè con fagiolini e patate.
Ma vogliamo parlare del polpo al pesto con patate?

6 commenti:

  1. Fausto.
    Un Maestro.
    E non serve aggiungere altro.

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  2. Ho avuto il piacere di fare qualche chiacchera con Fausto de Andreis all'ultima, freddissima edizione di Gustonudo a Bologna, i suoi vini già li conoscevo per merito di amici che ogni tanto vanno a trovarlo in quel di Salea.
    Che dire, non sono vini per tutti, questo penso sia indiscutibile, li preferisco con qualche annetto di bottiglia in più, pigato 2006 e spigau 2005 le ultime bevute, evoluzione nel calice impressionante con sentori terziari ben evidenti ed equilibrati, insomma dei gran vini.
    C'è un però, nelle varie volte che ho avuto a che fare con i vini di rocche del gatto mi sono sempre trovato davanti a vini "diversi", diversi perchè risultati di un lavoro straordinario rispetto a tanti altri produttori italiani, ma anche diversi tra loro, spesso con grandi caratteristiche ma quasi mai con un filo conduttore comune, probabilmente questo "estremismo" di produzione porta a dei vini sempre un po' diversi tra di loro, non che questo sia un male intendiamoci, ma credo che questo aspetto possa essere uno dei motivo perchè i vini di Fausto non abbiano ancora raggiunto la notorietà che meritano.

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    Risposte
    1. Io ho in casa un Pigato 2006 e qualche Spigau, sempre datati, ma devo ancora provarli, a parte gli assaggi delle fiere.
      Non ho capito bene dove trovi la diversità.
      Intendi tra una bottiglia e l'altra, oppure tra un'annata e l'altra ?
      Io non l'ho trovato così estremo, il suo estremismo sta forse nel differire nei profumi dagli altri vini presenti sul mercato.
      La mineralità potrebbe essere un'estremismo, ma io amo i vini di montagna e quelli di mare, e quindi l'ho trovato splendido.
      Si discuteva i giorni scorsi di vini tecnici, o di quelli che portano lo stampo dell'enologo.
      Questi probabilmente non lo hanno, ma io non ho un'esperienza paragonabile alla tua sui suoi vini.
      Grazie del contributo.

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    2. Mi sono spiegato male, la diversità che mi sento di segnalare stà nel fatto del mantenere una certa "integrità" produttiva senza correggere un poco il tiro durante la vinificazione, e non parlo assolutamente di correzioni chimiche di alcun tipo, questo secondo me porta ad una linearità poco marcata.
      Esempio: i vini di rocche del gatto in una degustazione alla cieca, per quelli bravi ovviamente, sarebbero facilmenti individuabili come i vini di Fausto, ma prenderci con le annate e le tipologie la vedrei molto più complesso.
      Non credere abbia un'esperienza cosi ampia, ogni tanto salta fuori una sua bottiglia tra amici appassionati.

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    3. Grazie del chiarimento.
      Penso comunque che riconoscere anche le annate di un produttore sia impresa ardua anche per gli espertissimi.
      Per me è improponibile, molto spesso fatico a riconoscere un vitigno.
      Sarei curioso però di mescolare qualche sua bottiglia con una degustazione alla cieca di vini importanti, per vedere cosa ne esce.
      Io, dal canto mio, cercherò di "studiare" a casa con quello che ho a disposizione, ma mi sa che entro la primavera un giro a trovarlo lo farò.
      Grazie.

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    4. Non parlare di degustazioni alla cieca a me, sono scarsissimo, ma ho visto persone, ovviamente gente del mestiere, indovinare annate, tipologie e produttore con facilità disarmante.

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