In mezzo a tante feste al ristorante, ai meeting di blogger, alla cucina dei soliti chef stellati, ai
proclami delle aziende sponsor, alle pagine culinarie dei grandi giornali, alla ipocrisia di finte amicizie culinarie, il pranzo della domenica fa fatica a emergere, eppure è sempre stato lì che uno alla fine ritorna, ai ricordi dei nonni, ai sorrisi dei genitori e agli sguardi dei figli.
Il pranzo della domenica è una antica tovaglia bianca di lino "anche il nonno Vittorio la usava, ti ricordi Domenico quando venisti a pranzo la prima volta dai miei? era sempre il nonno che apparecchiava la tavola come se fosse festa, tutti i giorni anche quelli di lavoro"
L'insalata russa è quella con le uova bio e le verdure fresche cotte una ad una, le carote a forma di piccoli fiori, intagli vegetali in un trionfo di maionese, subito si erge una discussione sul poco limone e sul poco sale usati, il sale fa male, però deve essere in equilibrio ribatto a mia figlia che avendola preparata mi guarda corrucciata, ah potevo evitare cotanta pignoleria, penso negli anfratti del cuore, la adoro questa figlia in un abito leggero dai colori pastello, così brava in cucina.
Il salame crudo, comprato da Italì, così nonna Pinuccia chiama Eataly, è di quelli buoni, ricorda quelli del Monferrato, terra degli avi, e finisce in un battibaleno accompagnato dai croccanti grissini integrali fatti a mano.
Gli agnolotti di magro comprati nel famoso pastificio di via Villa della Regina, dove vanno anche i gran signori, sono in onore della mia sponda vegetariana "mi raccomando papà non mangia più la carne", il condimento è il burro di un alpeggio di Viù a cui affittiamo dei prati lassù sui monti e la salvia è appena raccolta nel giardino. Qui è usuale citare di nuovo il nonno Vittorio che preparava gli agnolotti con un ripieno di arrosto di coniglio e cardi, ah come li faceva lui più nessuno mai, dozzine di agnolotti fatti a mano, una gioia, le mitiche dozzine.
In un istante mia madre riporta in vita il bisnonno che arrivava dalle vigne attraversando gli orti con un cavagnin pieno di tartufi, arriva prima di lui buonanima il loro profumo.
Ecco le patate tagliate a piccoli pezzi e cotte al forno con il rosmarino, sono sempre un trionfo su ogni tavola, uno se ne mette nel piatto guardando quante se ne è messe il vicino, quasi contandole, preziosissime patate al forno, nulla cambia da quando ero piccino, l'avidità dei miei occhi è più grande del mio stomaco.
Gira il vino, è una bottiglia di Barbera di Giuseppe Ratti, una delle sue ultime, il 2010, etichetta scritta a mano, di una semplice bontà che la rende vera "mi ricorda quelle che la nonna Luisa teneva tanti anni fa in cantina" dice mia madre e questo per me è il più bel complimento che potessi ricevere, i miei bisnonni il vino se lo facevano ancora loro da piccole vigne sulle colline di Viarigi oltre il campo di tamburello.
Non può mancare il grillet con l'insalata comprata al mercato biologico di piazza Lamarmora in centro, "è un pochino dura" dice mia madre e in confronto a quella pronta-lavata delle buste effettivamente è più dura, ma forse è solo più vera.
Il trionfo del pranzo è la torta, di pan di spagna, difficilissimo da fare in casa, spiega mio figlio Andrea, il pasticciere di famiglia, crema chiboust e lamponi freschi "i lamponi hanno un gusto ben preciso e sono perfetti ad esaltare una torta" spiega a noi mortali ormai assuefatti dai dolci industriali e dai finti croissant da bar.
Chiude il caffè di torrefazione equosolidale, no multinazionali at my home, neanche quelle con cui ama convivere larga parte dei posti che frequento durante la settimana, la domenica no, la domenica c'è il pranzo della domenica.
Pranzo della domenica 22/09/2013 in quel di Cavoretto, Torino, il tempo era bello, il clima ancor caldo e si poté mangiare fuori in giardino, senza zanzare, come per miracolo.
Come dice Francesca Angeleri nella sua nuovissima rubrica su La Stampa, da seguire con attenzione, ogni #pranzodelladomenica è unico. Al Bar degli Amici dare risalto alla cucina di casa è la nuova parola d'ordine.
Bello. Molto bello.
RispondiEliminaIntenzione non solo apprezzabile ma da elevare a paradigma.
Mi sento sempre più a mio agio qui al Bar.
Buon fine settimana
:)
daniele
grazie Daniele, avevo tanta voglia di tornare a parlare della cucina di casa
RispondiEliminaC'è il rischio che si crei una lunghissima fila alla tua porta domani, e le prossime domeniche... ;D
RispondiEliminaCiò che più mi ha emozionata è la tua abilità nel tratteggiare le personalità dei tuoi commensali che hanno reso unico e speciale un pranzo.
Pranzo della domenica che si eleva a comunione di affetti, gioia e magnificazione delle tradizioni.
Standing Ovation
grazie! :)
EliminaMolto bello Vittorio, il pranzo della domenica è un momento importante e tu sei riuscito a trasmettermi le sensazioni che personalmente provo quando capita di riunirsi in famiglia per godere della compagnia delle persone che si amano.
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