Questo è il primo post
ispiratomi dalla mia breve carriera di spacciatore di vini, forse non è neanche
il primo che tenta una fenomenologia della clientela ma avevo voglia di
esorcizzare i miei dubbi e le mie ansie.
Nota bene:
Se vi riconoscete in qualche
categoria non abbiatevene a male, i miei sono pensieri liberi senza alcuna
volontà di giudicare, il primo degli “psicotici” è lo scrivente.
Gli adoratori
dell’inconsueto (che non sono necessariamente rubricabili in una sottocategoria
degli “entusiasti”)
Coloro che aborrono
l’inconsueto (e perseguono la normalizzazione)
Sottocategorie: ricercatori
dei difetti
I sospettosi cronici (se non
assaggiano non comprano e raramente sono entusiasti di più di un vino su dieci
assaggiati)
Sottocategoria: neofiti che non
si credono più tali
I depressi cronici (il
lavoro non gira, il vino non si vende, un tempo invece etc etc, dopo questi incontri di solito
mi faccio una “Vecchia” nel bar a fianco al locale, buttata giù come
fosse acqua di fonte e prenoto una seduta dallo psicologo)
I sèri cronici (chi non sa
ridere non è una persona seria, disse un po’ di anni fa Chopin)
Quelli che se un vino non lo
scoprono loro (o glielo segnalano le persone facenti parte di una loro
ristrettissima cerchia di “illuminati”) non merita neanche di essere assaggiato
(e comunque l’assaggio sarà drammaticamente viziato dal “pregiudizio”)
I lettori del lato destro
del listino (i prezzi)
Quelli che “non ne conosco
nessuno, quindi se non li conosco io, perché devo prenderli!” (non ditegli che
informarsi serve per crescere e migliorare la propria professionalità, essi
credono di aver raggiunto le massime vette del loro lavoro)
Gli entusiasti
Sottocategorie: dei curiosi entusiasti consapevoli e informati, degli entusiasti tout court (esco da questi incontri
con un ego ipertrofico e la mente serena, grazie!)
Gli umili fiduciosi
Sottocategorie: fiduciosi
incondizionati, fiduciosi neofiti che sfruttano i consigli per imparare e
crescere (di solito si cresce insieme ed è bello e da soddisfazioni)
Gli scaltri commercianti (Uè
capo! Mi chiedono dei vini senza solfiti, io in ‘sta belinata non ci credo,
così come alle menate sul bio però me li chiedono, tu li hai?)
I bio talebani (solo km0,
solo bio certificato meglio se biodinamico, poi scopri che comprano il bio
leggendo si la provenienza ma sopratutto il lato destro del listino)
Quelli che non hanno ancora
capito che se il telefono suona è buona cosa rispondere (almeno una volta all’anno)
Gli sciorinatori di
grancrueannateeproduttorieterritorielaborgognaèsempreilmeglio, e chiedono in
continuazione: conosci? (di solito non ne conosco nemmeno uno e mi deprimo)
E poi l’ultima strofa
mutuata da Vinicio Capossela, All’una e trentacinque circa
…
E per ultima la strofa piu'
dolente
quella ahime' sull'esercente
dietro il banco o nell'ufficio
intellettuale o ben vestito
lui guadagna sempre poco
tasse Iva e forniture
mamma mia quante paure
con gli incassi son dolori
per pagare i suonatori (fornitori ndr)
per pagare i suonatori (fornitori ndr)
quella ahime' sull'esercente
dietro il banco o nell'ufficio
intellettuale o ben vestito
lui guadagna sempre poco
tasse Iva e forniture
mamma mia quante paure
con gli incassi son dolori
per pagare i suonatori (fornitori ndr)
per pagare i suonatori (fornitori ndr)
…
Ridiamoci su! che “risus
abundat in ore stultorum” ed io mi sento sempre stolto ma almeno ne rido
Alla fine, è solo questione di ricerca dell'oblio. Di posporre attraverso piacevolezze il momento del distacco dalla vita terrena. Secondo qualità, miglior prezzo, consenso sociale. Magari, qualche volta, un buon vino - ma proprio buono, indiscutibilmente, e non per la capacità sofistiche dell'ermeneuta tanninico. La risposta debole alla precarietà, siamo tutti intenditori in assenza di maestri (nè fidi, nè sostituti), il palato, in fondo di chi è ?.
RispondiEliminaentusiasta umile fiducioso, sia come bevitore che come produttore :-)
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