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lunedì 19 agosto 2013

Terrazze Retiche di Sondrio Il Pettirosso 1999, Ar.Pe.Pe. di Niccolò


L'altro giorno mio fratello mi dice: "mi accompagni stasera a Chiavenna, che così vedi la casa e do una controllata; poi ci mangiamo qualcosa al Crotto al Prato e torniamo giù a Milano?"
Ormai nel turbine della quiete agostana non potevo che accettare.
E che splendida serata!
Una casa antica rimessa a posto col minimo intervento in una cittadina che non ricordavo così affascinante, un crotto con tavoli di pietra e un oste col pallino per i vini di Ar.Pe.Pe.
E cosa vedo in carta?
Il Pettirosso 99. Forse è finito... no, è l'ultima bottiglia. Ma proprio l'ultima, ché non lo fanno più.
Memore del recente post di Daniele, esigo una glacette.
Et les jeux sont faits!
Bottiglia succosa ed elegante sul pizzocchero bianco e le carni alla piòta.
Memorabile sigillo per una memorabile serata.

Il crotto
Dal ponte

12 commenti:

  1. Rossi valtellinesi sempre interessanti e di grande valore. A volte trovo siano leggermente sovraprezzati, spesso però ci sono grandi bottiglie. Ho bevuto in questi giorni il Vigneto Fracia di Negri (e ne ho scritto qui http://emozionialcoliche.blogspot.it/2013/08/valtellina-superiore-ai-suoi-massimi.html).
    Un grande vino a mio avviso. Che ne pensi?
    ciao

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    1. Non ho mai assaggiato il Fracia di Nino Negri. Il nebbiolo di quelle parti è un riferimento nel panorama del vitigno e in generale del vino italiano. Non facile trovare avanguardie naturiste da quelle parti, ma per fortuna c'è tanta tradizione. Tradizione cui appartiene sicuramente la cantina Negri. Cui appartiene anche la cantina dei Pelizzatti Perego, che, anzi le si sono attaccati così pervicacemente da scegliere di mantenere i vini per anni in grandi botti, per lasciare che il tempo smussi le asperità del vitigno in quei terreni e climi.
      Io auspico comunque che si sperimentino anche qui coltivazioni e vinificazioni più naturiste per dare forse un maggiore slancio ancora a questi vini che non di rado sono un po' rigidi. Comunque se ti capitano i vini di Ar.Pe.Pe. non lasciarteli sfuggire. E se vai nelle valli i prezzi sono decisamente più umani! Grazie del consiglio e per aver indugiato sul nostro blog in questo agosto.

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    2. Il Pettirosso 24 euro al Crotto, con servizio impeccabile!

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    3. Più di qualche produttore di quella zona ritiene che in Valtellina non sia possibile lavorare in naturale e neppure in biologico.

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    4. Nic metti il dito nella piaga! Ma prima o poi qualcuno ce la farà. Se non altro storicamente, visto che il vino in Valtellina si fa da secoli, ci furono delle epoche in cui era possibile.

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    5. io penso -da contadino praticante e pagante di muto- che i contadini i loro ragionamenti sul tipo di agricoltura da fare li avranno fatti e sicuramente inquineranno quanto meno possibile e lavoreranno la terra il miglior modo possibile.Perchè sicuramente-io la penso così- la vorranno passare ai figli e via dicendo...e poi ci lavorano loro stessi in vigna...se non è NATURALE e amore per la propria terra questo? tutto il resto è chiacchere.scusate il commento da burbero quale non sono.ciao e con stima Gian Paolo podere il saliceto

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    6. Gian Paolo, grazie del tuo intervento. Il tuo discorso è cristallino. Infatti io ho espresso stima per Ar.Pe.Pe. e ho fatto notare che sono dei custodi della tradizione, che alla lettera vuol proprio dire farsi da tramite. E già gli attuali Pelizzatti hanno fatto un gran lavoro per portare avanti il lavoro di Arturo e di certo amano la loro terra al di sopra di ogni altra cosa materiale.
      Tuttavia penso che ci possa essere, e possa portare qualcosa di interessante, anche la via che soppianta del tutto l'uso dei prodotti più velenosi, il cui utilizzo a volte è percepito come necessario, ma non è detto che lo sia.
      In più tante volte le conseguenze dell'utilizzo di certi prodotti non sono visibili nell'immediato o magari non si conoscono e questo limita un po', secondo me, la capacità di giudizio del produttore su cosa possa mettere a repentaglio la salute sua e dei suoi figli.
      A parte poi 'sto polpettone, ho parlato di vini naturisti, non naturali, pensando a vinificazioni molto poco invasive sia dal punto di vista dei prodotti sia dei processi.
      E' una via che vale la pena di essere almeno considerata, coi suoi pro e i suoi contro. E poi non è che uno debba mettere a repentaglio l'intero lavoro di una stagione. Può anche iniziare con una vigna e vedere come va. O no?

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    7. ciao Nicolò ,grazie ate della risposta..spero di nn rompere però c'è qualcosa che mi piacerebbe aagiungere.i fitofarmaci o agrofarmaci sono controllati da enti che ne certificano o meno la loro "velonosità",se ti piace il termine.Anche il rame è una sostanza altamente tossica-provata iahme sulle mie braccia tante volte-però viene usata e si userà ancora.tutto può essere giusto o sbagliato è la cognizione con cui la si usa che fa la differenza. Un contadino,io altri come me ..non gli industriali che gliè venuto il flippo del vino comprano l'aziendina al figlio....prima di fare un trattamento ci pensano 300-1000 volte .prima di tutto x soldi tempo utilità(se torna a piovere sono rovinato) perchè trattare è necessario se voglio portare a casa qualcosa.per cui rispetto è necessario averlo a priori come dicevi tu.Si stava parlando di persone che lavorano su terreni..mamma mia ,per cui se fanno dico io un diserbo l'anno per evitare di passare settimane intere con il decespugliatore e pulire "sulla fila..CHI SE NE FREGA.la vigna va difesa a più non posso.sopratutto in annate come queste dove peronospera oidio flavescenza dorata -e anche 2 grandinate per me- la stanno facendo da padrone.
      Io sono nato come contadino in un'azienda molto naturale però ho sempre cercato di capire i vari modi di concepire il nostro lavoro.
      La c osa che non mi piace appunto è il volere il naturale a tutti i costi.Se tutti i contadini del mondo fanno biologico o biodinamico risolviamo il problema dell'inquinamento globale?Secondo me (e a guardare certe macchine di alcuni miei illustri colleghi naturali) no.
      Detto questo Nicolò massimo rispetto per le tue idee e come swcrivo già da un po' di tempo spero un giorno di avervi miei ospiti qui a Campogalliano.Magari vi avveleno con un mio vino :):)
      Ciao GP
      P.S: quando vieni ti faccio vedere la analisi dei vini prima di berli :) e poi non sono cattivo !

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    8. Per me è chiaro quello che dici e non sono integralista. Non vorrei entrare in una disquisizione di agronomia perché certo non sono competente in materia, però ho sentito con le mie orecchie produttori "convenzionali", che trattano con fitofarmaci solo se costretti dalle autorità (e magari in dosi molto ridotte), rimpiangere il tempo in cui oltre alle vigne avevano la stalla. Che col trattore scassano il terreno cercando di riprodurre quello che si faceva con gli aratri trainati dagli animali. Hanno abbandonato queste "tecnologie" più arcaiche, perché la burocrazia e le leggi hanno reso loro insostenibile quel tipo di struttura aziendale. Di certo se tutti fanno biologico non si risolvono i problemi del mondo. Però forse se le aziende che fanno vino avessero dei cicli più articolati, magari quasi chiusi, questo sì che, applicato su larga scala, farebbe una differenza abissale in termini ecologici (penso io, ma ripeto non sono preparato). Però non voglio dire che chi produce vino debba fare quella scelta. Invece, per esperienza e per gusto, mi sono accorto negli anni che apprezzo di più i vini fatti in maniera arcaica, senza o quasi aiuti tecnologici e chimici, né in vigna né in cantina. Che non subiscono trattamenti, raffinamenti e stabilizzazioni forzate. Ma anche qui, è un'opinione totalmente personale basata sulla mia ridotta esperienza. Quindi per tornare al discorso iniziale, se penso al nebbiolo di Valtellina, uva stupenda, mi piacerebbe vederla trattata il meno possibile. Ma so che le condizioni di quei luoghi sono molto rischiose e capisco che sia difficile non intervenire per ridurre i rischi. Quindi un esperimento come quello fatto da NONDOS con l'aiuto di Carussin http://gliamicidelbar.blogspot.it/2012/10/felice-10-vino-rosso-di-n-desenzani.html mi piacerebbe vederlo applicato in Valtellina. Spero anch'io di conoscerti presto, e godermi i tuoi vini!

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  2. Grazie a te della risposta, dovessi consultare il mio semplice blog ne sarei felice, siete già inseriti nei link favoriti.
    A breve scriverò di un serio biodinamico a nome Pierre Frick, un vero riferimento in Alsazia, da visitare assolutamente se in quelle zone.

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    1. chetticredi ho già letto molti post :-)
      Aspetto Frick ;-)
      Buona serata.

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  3. Sono contento che il post sia stato utile, ma da quelle parti spesso non ce n'è bisogno.
    In città invece è indispensabile.
    Grandi vini quelli di ArPePe, finezza aristocratica.

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