E’ nato un piccolo dibattito
fra gli amici del bar, dalla domanda: “quando andate in vacanza, vi portate il
vino?”.
Niccolò sostiene che sarebbe
buona cosa mescere il vino locale, anche se poi si porta il vino nel suo eremo
estivo. Andrea si pente di non essersene portato. Mauro carica la macchina di
bottiglie sino al tettuccio. Riccardo va in vacanza dai vignaioli per cui non
ne porta…molto ma qualche bottiglia di rifermentati sì! Vittorio il più etico
di tutti che viaggia libero da pesi fisici e mentali, nel pieno stile Goano
facendo autostop e usando treni e autobus ovviamente non porta nulla di
pesante, Daniele viaggia leggero anche lui, manca all’appello Eugenio che
secondo me si porta sempre dietro qualcosa, non si sa mai cosa possa succedere!
Di solito io non portavo
nulla, neanche una bottiglia, demandavo al territorio in cui mi trasferivo
durante le mie vacanze, la fornitura di vino.
Quest’anno invece mi sono
caricato alcune bottiglie, non avevo intenzione di muovermi molto, niente macchina,
spostamenti ridotti all’osso, solo riposo.
Fra questi vini ho preso un
paio di rifermentati che mi sono subito goduto molto con i prodotti del
territorio modicano (compreso il mare) gli abbinamenti sono stati molto
convincenti al punto che mi sono posto la domanda su quanto gioverebbero, alla
cucina siciliana, i vini rifermentati bianchi e perché no! Anche rossi.
C’è una cronica mancanza
siciliana di vini bianchi leggeri e frizzosi che dissetino senza alcol e
glicerina soverchianti, da abbinare alla pletora di street food e al pesce,
infatti, spesso, gli autoctoni bevono in estate birra che si addice di più a
cibi leggeri ed estivi.
Certo è che abbinare una
scaccia ad un ortrugo frizzante potrebbe generare una sindrome di Stendhal.
Comunque sia, questo piccolo
dibattito ha portato alla luce la capacità e la vocazione del vino a viaggiare
sia fisicamente ma soprattutto gastronomicamente e come sappia esaltare sapori
lontani dalla tradizione che lo ha generato, il vino è glocal ed è sempre stato
così, i nobili hanno sempre consumato vini provenienti da luoghi molto lontani
e le tanto adorate barrique sono nate proprio per esigenze di trasporto
piuttosto che per l’affinamento.
Niccolò dice:
“C'è poi anche la componente di bere in contesti diversi.
Tipo sentire un rifermentato dopo una giornata di mare!”.
“Ieri
roncaie (Menti, Roncaie sui lieviti 2012) sui lieviti con affettati corsi e
crose hermitage (Dard e Ribò) su tajin di agnello fatta da una magrebina del posto,
abbinamenti super azzeccati. Crozes pardon”.
Io
gli ho risposto:
“il
sauvignon di Marco (Crocizia Sol e Steli 2012) con i gamberi freschi e il
profumo di salsedine è stata una esperienza nuova, elettrizzante così come
sbocconcellare una provola fresca e bere del Ripa Sopravento di Graziano al
punto che ho pensato: "alla cucina siciliana mancano vini così che la
esaltino"”
Adesso preparate una cassettina di vini da disimpegno da
portarvi in spiaggia.
Kempè
Luigi
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