di Niccolò Desenzani
Seconda bottiglia a distanza di poche
settimane. La prima mi ha lasciato un po’ perplesso, quasi fosse ovattata e
spenta e il potenziale rimasto tale.
Questa seconda è decisamente un’altra storia.Memore della prima esperienza decido di girare la bottiglia e lasciare che le varie masse presenti si mischino. Con la prima avevo fatto il contrario e me ne ero pentito.
Il naso dentro, ho la percezione di un estratto della parte più sottile del primitivo. E che questo vino giochi un campionato OVNI, nella categoria rosati, torbidi.
Costruisce un senso attorno all'anfora, fatto di sentori calcarei, remoti richiami al frutto, pompelmo rosa, finezza eterea, speziature sottilissime. Un naso infine che potrebbe ricordare un vecchio nebbiolo. Per finezza soprattutto, ma è in divenire.
In bocca è pompelmo rosa e sale. Grande freschezza a tratti in perfetto equilibrio, con una vitale carbonica che arriva a notevole distanza dall'apertura, complice la scelta di degustare in abbassamento di temperatura. Mi sono accorto che spesso partendo dal vino quasi fresco per arrivare a quasi freddo si verifica più facilmente questo fenomeno.
Questa seconda bottiglia, sballottata tragicamente, in un andirivieni fra lo scaffale di casa, il frigo al mare e di nuovo verso il frigo di casa, ma aperta prima che si fosse nuovamente raffreddata, si scompone e ricompone nel bicchiere con piglio autorevole.
A tratti un vino enorme, a tratti decomposto.
Infine la grazia prevale e si fa largo la morbidezza in mezzo alla struttura finissima ed esplode in bocca in freschezza.
Ancor meglio il giorno successivo. In perfetto equilibrio corpo e sottigliezza, freschezza e sapore. Fantastici sentori di legno (ovviamente endogeni); naso come di miele e agrumi e di finissimo brodo e iodio e calcare. In bocca è pienezza e acidità fresca, leggera polverosità e un cenno di butano, presagito già al naso.
Funambolico.
Posso fare una domanda cattiva? Quando era di moda la barrique (all'apice della virulenza epidemica) ricordate forse vini dai nomi quali "quercia", "legno", "rovere", "225" o roba del genere?
RispondiEliminaMa no, dai, la dizione invecchiato/affinato in botte/barrique si trova relativamente spesso (laddove poi non sia già inglobata nella dizione superiore/riserva o disciplinare dello stesso vino). Raramente ho visto nomi tipo cemento/beton o acciaio, su questo ti seguo!
EliminaComunque la connotazione dell'anfora è indubbiamente forte.
E però non sempre positiva, benché, e qui mi accodo alla tua vena sarcastica, sembra che mettere quel sostantivo faccia aumentare i prezzi in maniera esagerata!
Sono un rosato addiccted (come te Niccolò giusto ?) questo me la segno di sicuro.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i vini in anfora mi incuriosiscono anche se un test su un vino affinato sia in anfora sia in legno mi ha dato piacevolezze inaspettate, ossia che il primo si presentava piu' pronto, rotondo (troppo?) ma la tempo stesso piu' corto, mentre il secondo progrediva alla distanza vincendo per distacco. Era una barbera.
in questo caso devi sperare che il funambolo non cada ;-)
EliminaEra forse la barbera di Crealto?
EliminaI suppose.
Eliminaphilippe petit docet ; )
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