Il tempo è denaro.
L’occhio è vigile, si butta in qui e in lì tra
le bancarelle del mercato, continui passaggi prima di andare al lavoro la
mattina, per diverse settimane (che sommate sono diventate mesi), e alla fine
li ho trovati: i miei jeans, quelli che mi piacciono e mi stanno decenti. Il
tempo è denaro: 8 euro. A volerli subito: solo in un negozio e a un prezzo più
alto. In sintesi: chi cerca trova, e risparmia; ma per cercare occorre tempo.
Il tempo è denaro. Anche nel senso che
vale.
Il tempo è la mia vera ricchezza perché è
tutto quello che ho. In realtà è tutto quello che ho sempre avuto, ma prima
pensavo di avere altro (soldi ad esempio).
Il tempo alimenta la mia identità e il mio
umore. Una bella responsabilità decidere come viverlo e con cosa riempirlo! E
siccome non so smettere di essere io (ma c’è qualcuno che può? si può davvero
andare in stand by?) anche mentre lavoro ci metto quello che sono io, e la
qualità del cosa faccio, del come, dell’incontro, della relazione che vivo in
quelle ore per me sono importanti.
I am spending my time dicono gli inglesi. I
soldi ben spesi si chiamano investimento; e anche il tempo, se lo usi bene,
acquista più valore.
Il tempo è prezioso.
“Quanto mi costi all’ora?”
“Ma che domanda mi fai? All’ora? E che ne so
io? Nella nostra economia il valore di un oggetto ha come variabile la quantità
disponibile. Ora, vorrei evitare di angosciarmi con certi pensieri ma è
evidente che se c’è una cosa di cui nessuno sa quanto dispone è il tempo.
Quindi: è escluso che io possa monetizzarti il tempo”.
Alle elementari mi avevano insegnato che
si sommano le mele con le mele e le pere con le pere. In effetti, in questo
periodo scambio tempo con tempo. Dò tempo quando faccio la babysitter a figli
di amici, o disegno un bancone per un’amica che apre un’attività (sono
architetto e di locali ne ho fatti diversi), e ricevo tempo, come quando la mia
amica mi porta i suoi crumble, che ha fatto mettendoci tempo, e tutta se stessa
e la sua cura. Ma la gente mangia tutti i giorni mentre non ha bisogno tutti
giorni di banconi, quindi chiaramente un sistema di quantificazione e un medium
come il denaro possono tornare utili.
Ma si potrà ben trovare un modo non basato sul
tempo! Un modo per calcolare compensi che rispondano davvero al
contributo che si porta al datore di lavoro, e anche alla società, attraverso
un lavoro non da automa ma fatto con identità e presenza.
Ma torniamo al tema.
Il tempo.
O anche, i surgelati: emblema
di un inganno.
Ore 6,00: sveglia
dar da mangiare al gatto: fatto
preparare caffè: fatto
innaffiare le piante: fatto
stendere il bucato: fatto
preparare due cose da mettere nel bagarino
per il pranzo: fatto
Ore 7,00
Cyclette: fatto
doccia, vestirsi, uscire: fatto.
Ore 8: fermata del pullman
Sali, scendi, metro ufficio: fatto.
“Ma che c’ha sta linea oggi? A voi internet
funziona? È lentissimo!” “Rispondi! Rispondi! - dove lo tiene il cellulare
questo?”
Ore 18,00: uscita.
“No! Ho dimenticato di spedire una mail!”
Rientra, accendi il computer, spegni il computer, ri-esci, metro, pullman,
prendi l’auto, nuoto: fatto.
Ore 20,30 casa
Togli il cappotto, prepara cena
Surgelati! Coi surgelati si fa prima. Ma
siamo sicuri? E soprattutto: prima per fare poi cosa? Niente.
Vita in apnea. Gli impegni sono elenchi di
faccende da espletare, non tempo da vivere. Diciamo che vogliamo un tempo per
noi; ma quindi il resto di chi è e per chi è? Vita schiava, in cui il tempo
nostro finisce per essere quello in cui non si fa niente, stesi e stremati
davanti alla TV.
W i surgelati! Simbolo di un bleuf di
alienazione perpetrata.
Invece il tempo è tutto quello che ho. Vivo
da quando mi sveglio a quando mi risveglio, sonno, sogni e lavoro compresi. Non
è questione di andare più lenti, né di fare le cose con calma, o di fare solo
le cose che mi piacciono.
Semplicemente respiro. Faccio, cercando di
esserci mentre faccio, rendendomi conto di quello che faccio. Godendomi quello
che si può, esplorandolo almeno il resto.
In sintesi: vivendo.
E ho scoperto che in questo modo faccio molto
di più e vado molto più veloce. È strano, ma funziona così.
E mi sveglio alle 6,00, e dò da mangiare al
gatto e dico piantala di miagolare, non vedi che te lo sto dando? Ma rido anche
di quel musetto che sembra non mangi da secoli. E mentre innaffio le piante,
passando di vaso in vaso mi investe il profumo del gelsomino e capisco perché
ho deciso di tenere le piante. E mentre stendo il bucato litigo con lo
srotolamento delle mutande da uomo, ma percepisco le mie mani e la mia pelle al
contatto con i panni umidi. E mentre preparo il pranzo da portarmi via mi
chiedo se ho voglia di cous cous o altro; e decido che niente cyclette ma che
corro fino al mercato così mi prendo anche l’uva per colazione. E mentre mi
faccio la doccia: che culo avere l’acqua calda! E al pullman: quanta gente da
osservare. E in ufficio mail, telefonate, riunioni, ma forse si potrebbe, e
invento soluzioni e penso che ci metto del mio. E poi nuoto: tuffarsi è
un’agonia che teme il freddo, ma poi quanto mi piace stare immersa.
E quando sono a casa mi preparo cena. E poi
mi metto anche sul divano, stesa e stremata davanti alla TV. Ma schiava non lo
sono stata mai.
NON HO TEMPO?
IL TEMPO È TUTTO CIÒ CHE HO
Cristina Sertorio
chapeau!
RispondiEliminaBenvenuta Cristina al bar egli amici!
RispondiEliminaQuando ho letto la prima volta questo scritto ho subito pensato al bar come luogo ideale per l'inizio di un dialogo che affrontasse temi finora qui solo sfiorati o appena accennati.
Questo scritto mette in scena la possibilità per l'essere umano di uno stato di coscienza più consapevole della realtà che lo circonda e della sua piena appartenenza a questa realtà.
Avere consapevolezza di questo aiuta a non disperdere energie e a non sprecare la risorsa più preziosa che abbiamo, il tempo.
Grazie