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martedì 29 luglio 2014

Progetto Maliosa


di Andrea Della Casa
la vigna vecchia
grappoli di trebbiano sulla vigna vecchia
Quando Antonella Manuli acquistò i primi terreni della Maliosa nel 2005 si impose la salvaguardia della sostenibilità ambientale e della bellezza del territorio. E ad oggi ha mantenuto i suoi intenti. 
L’Azienda Agricola Fattoria La Maliosa è situata nel cuore della Maremma Grossetana è produce olio, vino e miele seguendo i dettami di agricoltura biodinamica e biologica.
I terreni dell’azienda dal punto di vista geologico derivano da fondali marini e nell’arco di pochi metri abbiano differenze notevoli.
La vigna più vecchia di circa 1 ettaro ha 50-60 anni e ospita vitigni bianchi e rossi: procanico, trebbiano, sangiovese, ciliegiolo....

Dal 2012 i lavori in vigna ed in cantina si avvalgono di una mano esperta come quella di Lorenzo Corino, agronomo e vignaiolo che a Costigliole d’Asti coltiva i suoi vigneti con agricoltura biologica da decenni, da quando in Italia ancora non si conosceva nemmeno il significato di questa parola ora abusata e svuotata.



le nuove barbatelle



I vigneti alla Maliosa (che a termine dei nuovi impianti dovrebbero l’estensione massima di 6 ha) sono pacciamati con paglia (da agricoltura biodinamica), vengono trattati solamente con rame e zolfo, e si sta lavorando per abbandonare totalmente l’utilizzo dei macchinari in vigna avvalendosi poi unicamente dell’aiuto dei cavalli.


pacciamatura
Per Corino la pacciamatura è fondamentale “…è una premessa per la sostanza organica e trattiene l’acqua…”, e soprattutto sul Monte Cavallo, la zona più alta dell’azienda dove si sta impiantando il nuovo vigneto (che probabilmente sarà ad alberello), ricca di ghiaie, sassi, ciottoli, e completamento priva di argille, la presenza di sostanza organica data dalla pacciamatura diviene ancora più importante.Niente concimazioni, nemmeno organiche, perché come afferma lo stesso Corino “…la vite non vuole letame perché ha un effetto immediato che però si esaurisce in fretta…”. Nemmeno il sovescio (letame vegetale) viene praticato, che è utile ma costoso.


il Monte Cavallo visto dalla vecchia vigna

Il
Bianco 2013, che ha già riscosso ampi consensi allo scorso ViViT, deriva principalmente da uve procanico, vitigno tipico della zona e ormai quasi dimenticato dalla moderna viticoltura. Subisce una macerazione di circa 3 settimane sulle bucce che gli conferisce nerbo e sostanza.
Il Rosso 2013 è da uve ciliegiolo maggiormente (le annate precedente era invece il sangiovese a farla da padrone nell'uvaggio) e verrà imbottigliato prima della prossima vendemmia. L'assaggio da botte rivela un vino ancora di vivace e intraprendente giovinezza  già decisamente affabile, suadente e fruttato.

Il progetto che si sta portando avanti là in Maremma è decisamente interessante e da seguire con attenzione, e in Maliosa si respira un'aria di grande determinazione e tenacia nel seguire e perseguire un percorso tracciato dalla sostenibilità ambientale, senza scorciatoia alcuna. Anzi.

1 commento:

  1. Lode a Antonella Manuli per la scelta di affidare le sue vigne a Lorenzo Corino!

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