Sul
percorso lastricato di insidie e di scoperte che sta portando Vittorio, Niccolò
e lo scrivente verso #barbera3 e una successiva degustazione, ancora
rigorosamente segreta, ci siamo imbattuti in una versione complessa e terrosa e
nobile della Barbera della rive droite del Tanaro.
Come
plastilina il vitigno si piega alle intenzioni del vinificatore che estrae dai
succhi dell’uva una visione, delle migliaia possibili, dei luoghi in cui le
piante affondano le radici.
Meglio
se queste radici hanno più di ottanta
anni.
Più
complesso sarà il loro racconto.
Come
quello della Vigna del Noce, un crù o forse una vieille vigne o entrambe?
Perché
certe volte la differenza fra le due cose non è ben chiara e non si capisce se
il vino è buono per questioni pedoclimatiche o perché in questo pedoclima si
sono coevolute le piante che, ormai vecchie, sono in simbiosi con l’ambiente e
il consorzio microbico e ne estraggono il genius loci.
Barbera
sontuosa questa che fa sussultare sulla sedia.
Densa
ma vibrante, terrosa e affumicata, mentolata e ciliegiosa con venature di
arancia rossa.
Nobile
direi.
Kampai
Luigi
Ps
Nel
caso di Trinchero “estrarre dai succhi dell’uva una visione” è quanto mai
letterale, questo vino è stato macerato per trentatre giorni sulle bucce, non
proprio uno scherzetto per la barbera.
Aggiungo solo una cosa, questa barbera è buonissima, e dovrebbe essere presa come esempio di quali altezze la barbera può raggiungere. Ok costicchia, siamo sui 21 euro se non erro, ma ne vale la pena, se pensate sia troppo cara, sappiate che si può bere con altrettanta gran soddisfazione la Barbera Superiore 2006 che viene via con 11 euro in enoteca.
RispondiEliminaStima e applausi al vignaiolo Ezio Trinchero!