Un gioco più che altro, sul filo labile delle sensazioni.
Nato
dall’assaggio di due Pinot Nero.
Due
annate differenti (e questo non gioca a favore delle mie elucubrazioni!).
Duemilasette
duemiladieci
Alsazia
e Borgogna
Schueller
e Derain
Husseren-les-Chateau
Vs
Gevrey
Chambertin (mica robetta)
Così
ad impatto considerando come attenuante la gioventù del Gevrey Chambertin ha
vinto l’Alsazia con il Pinot Noir LN012
2007.
Vino
elegante e affilato, tipicamente pinoteggiante e terroso, con grande
affumicatura, pepatura e incenso.
Una
lieve rusticità lo rende bevibilissimo.
Ah!
Molto mobile e ondivago nel bicchiere.
Gevrey
Chambertin recolte 2010
Troppo
giovane, lo so!
Nello
slalom parallelo con l’Alsaziano si percepisce netta una grassezza e una
morbidezza di maturità fruttose di buccia d’arancia e fruttini assortiti,
pepatura in secondo piano.
Destinato
a crescere di sicuro, si è fatto bere con minor piacevolezza.
In
realtà i Pinot Nero assaggiati sono stati tre, i due Francesi contemporaneamente
e il terzo italico il giorno dopo.
Senza
dubbio, anche se con un po’ di pudore, posso dire che se non avessi saputo che
era monferrino un posto nel micro olimpo made in France lo avrebbe meritato
senza dubbio.
Nino
2010.
“La vigna
al tramonto vede il Monte Rosa tingersi del suo stesso nome e saluta i cugini
d’oltralpe” (Dan Lerner).
Lo avrei messo al secondo posto nella mia
personalissima classifica di piacevolezza.
Affilato e pepato, dritto e di gran piacevolezza.
Fabrizio Iuli, come gli hanno consigliato in Borgogna,
mette anche i grappolini immaturi che le piante producono.
Una iniezione acido malica che fa un gran bene.
Bonne degustation
Luigi
Poscritto
Mi
sono accorto dopo aver scritto il post che Niccolò aveva già recensito il Pinot
Noir LN012 anche se del 2005 qui.
Ho
poi letto che il pinot nero adesso è molto à la page per la sua estrema
rarefazione da vino magro.
Lo
scrivono coloro che in passato hanno sopravvalutato e elevato a modello i vini
obesi.
Così
va la vita.
Forse
bisognerebbe avere il coraggio di ammettere i propri errori e ammettere che i
gusti cambiano, anche i proprii e piantarla
di comportarsi come maestrini con il complesso di inferiorità.
Il mio incontro con il Pinot Noir è stata una bottiglia di Philippe Pacalet, la sua meno cara o d'ingresso come la si voglia chiamare, in una cena indimenticabile di qualche anno fa all'Osteria La Torre di Cherasco, la bevvi quasi tutta da solo talmente era buono il nettare di vino, un vino prepontentemente glu-glu.
RispondiEliminaPer mia esperienza i francesi sono i veri maestri del Pinot Noir per questa loro capacità di ricavarne vini gluglu, non solo ma anche...