StefanoBellotti divide un po’ i consumatori perché i suoi vini sono “semplicemente
complicati”.
Nella
definizione del suo concetto di terroir il peso della mano del cantiniere
rovescia il rapporto col pedoclima a favore del primo.
Ovviamente
non è interventismo tecnico, sarebbe un grave insulto al lavoro di Bellotti.
Ma
è il tentativo di portare avanti il progetto di un vino senza additivi, nemmeno
la solforosa.
Sia
giusto o sbagliato nessuno può dirlo, anche se in molti si scalmanano parecchio
sulla questione degli interventi enotecnici, comunque Bellotti non vuole aggiungere
nulla e devo dire che a me piacciono le persone coerenti che perseguono la
coerenza ben oltre la ragionevolezza.
Sono
stufo di un mondo ragionevole che sta ragionevolmente schiantandosi contro un
muro.
I
vini di Bellotti dividevano anche me, poi un giorno ho assaggiato una insalata fatta
con i suoi finocchi grossi come palloni, bianchi, teneri e profumatissimi.
Mi
sono detto che se quest’uomo fa delle verdure di questo genere è da seguire perché ortolani
non ci si inventa (vignaioli sì e il mondo viticolo è li a confermare questa
tesi) sotto ci deve essere spessore, capacità, umiltà, intelligenza e pazienza.
I
suoi vini sono duri e diretti e compensano la mancanza di solforosa con una
ragionata ossidazione.
L’ossidazione
controllata, gestita di una materia prima di qualità è uno strumento importante
per stabilizzare i vini (anche su questo argomento gli enotecnici si
scalmanano, vogliono un mondo tutto limone e pompelmo) e non lo inventa
Bellotti, si è sempre fatto.
Comunque
Nella
mia ricerca mi sono scontrato con il Mounbè.
E
fatale mi fu questo incontro.
E’
una Barbera della tradizione tortonese, ossia un blend di barbera
85%, dolcetto 10%, ancellotta 5%.
E’
un vino cupo e potente con profumi ferrosi, scorza d’arancia, rosmarino, menta,
ciliegie sotto spirito..
In
realtà un calembour di variazioni sul tema dalla terra, alla frutta, alla
corteccia.
Il
tannino del dolcetto si sente e amplifica l’acidità viva e succosa della
barbera (d’altronde lo mettono proprio per questo).
In
questa bottiglia è esemplificato, come fosse un campione didattico, lo scontro-incontro
infernale e godurioso della acidità con la dolcezza della barbera.
Che
è dolcezza e non morbidezza (qua sta il problema delle barbera moderniste e legnose),
non è glicerità e avvolgenza ma lotta cruda e affilata fra acido e zucchero nel
mezzo di un mare di profumi.
Kampai
Luigi
Mounbè 2005 la barbera delle vigne di Montebello by Stefano Belotti di Cascina degli Ulivi, una lezione magistrale sulle virtù della barbera, densa, terrosa, argillosa, un equilibrio alcolico di acidità e dolcezza, una concentrazione di frutti profonda, alchemica
Mi inchino a questa grande barbera
Vittorio
Incredibile che non ci sia alcun commento! Sono passati 2 anni e oggi bevendo lo stesso vino (non so l'annata perché non la può più esibire) sento le stesse cose. Curioso!
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