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giovedì 8 maggio 2014

Barbera d'Asti Ronco Malo 2010, Bera Vittorio e figli

di Niccolò Desenzani




Disclaimer: i giudizi espressi in queste note potrebbero essere pesantemente condizionati dall’invito ricevuto (purtroppo ancora inevaso da gliamicidelbar) di passare una giornata dai Bera a strafogarsi di bagna cauda “talebagna”.


Una barbera con una speziatura così dolce è rarissima. La ciliegia e la fragola suadenti e morbide, il tabacco e l'alcol, la moca e la caramella, la scorza di arancia.


I profumi sono un viaggio verso la terra che manda in tilt i riferimenti a tratti persino suggerendo qualcosa di chiantigiano.


La bocca è ricca e succosa, glicerica e scivolosa, con quel tocco quasi dolce che prende la lingua e poi la stringe, la solletica di acidità e strane astringenze, neppure tanniche, ma come di fumo di tabacchi.


Un frutto ancora carnoso e sensuale*, ma ti mette in riga.

Quel leggero verde barberico che riporta all'erba umida e lascia la bocca di campo di campagna, di terriccio, forse firma di quel territorio e di questo produttore.


Si beve e non ci si crede: tante e tante barbera banali e dimenticabili e poi queste epifanie, queste espressioni, che poi dirsi barberisti è inevitabile, perché sai che hai scoperto la segreta, vera, natura del vitigno.

*che mi ha ricordato i “fianchi un po’ molli” della “vecchia signora” gucciniana

2 commenti:

  1. Ronco Malo, a mio avviso, è il sangue dolce e speziato della Barbera d'Asti quasi che queste terre bianche di Canelli, luogo d'elezione del moscato, infondano anche alla barbera un quid di aromaticità.
    Niccolò in chiusura parla di barbera banali e dimenticabili, ebbene nel percorso di ricerca sulla barbera abbiamo toccato con mano l'incredibile potenziale di un vitigno distrutto prima dagli eccessi produttivi e poi dagli accanimenti "modernisti" ma che ha potenzialità inespresse e sconosciute ai più.

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    1. Quando bevo alcune Barbera, come questa o come quella di Ratti, mi vien da pensare che stiano in un altro mondo. Che ci sia ancora tanto da scoprire e che forse vada esplorata meglio l'interazione del vitigno con il territorio. Fatto sta che sono vini travolgenti.
      Poi di Barbera più rispondenti al cliché ce ne sono anche di buonissime, ma è davvero raro che si stacchino da una certa prevedibilità aromatica e nella progressione.

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