Il mio rapporto con i vini toscani non è sempre stato idilliaco, anzi.
Tanti, troppi assaggi sbagliati mi hanno un po’ bruciato e fatto nascere in me rigetti pregiudizievoli. Legno a volontà, alcol in eccesso e tanta pesantezza nella beva hanno creato nel mio immaginario mentale una sorta di stereotipo errato. Per questo prima di ogni evento enoico, durante la scelta sulla carta dei papabili futuri assaggi, guardo sempre la Toscana con una certa riluttanza, con distacco, precludendomi così la possibilità di sfatare i miei tabù.
Poi un giorno, durante l’ultimo Fornovo, incontro l’amico Mauro Cecchi che mi incita a provare i vini di Fabbrica San Martino, azienda agricola in lucchesia.
E finalmente si apre una breccia nel muro di difesa che mi ero costruito e inizia a filtrare un raggio di luce.
Anche questo 2009 è un dono di Mauro (che vivamente ringrazio).
Il bicchiere sprigiona un turbinio di profumi variegati che si alternano, si abbracciano. Ricordi di prugne secche, funghi, olive e, sul finale, un accenno di grafite.
E' un sorso caldo, materico, quasi masticabile, una sostanza che ricorda la polposità dell'uva. Il tannino levigato non fa paura, conferisce una certa rotondità (ma non vera morbidezza) e un leggero ritorno amarognolo finale. Acidità non imponente che comunque non esclude una beva snella e scorrevole.
E dopo questo assaggio un riavvicinamento ai vini di questa terra è quanto mai doveroso.
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