di Niccolò Desenzani
Davvero bello bere Nebbiolo di montagna da terra camuna, in annata equilibrata, fermentato spontaneamente, lavorato al 100% in acciaio. Dove la mano in vigna, come pure in cantina, è quella di un giovane vigneron dotato di muscoli, determinazione e umiltà.
Bello perchè sono condizioni da laboratorio dei sogni.
Intendo dire che si può avere subito un'idea di ciò che può venirne fuori, partendo da ingredienti tutti di primissima scelta.
Resta quindi al bicchiere il compito di parlare del luogo e di come si comporti col vitigno.
Forse non sarei qui a scrivere se non fossi rimasto stupefatto dal livello di vocazione che si desume dal risultato. I tannini del nebbiolo vengono fuori quasi morbidi ancor più che setosi. L'intensità del vino è fuori dal comune e se è vero che, al primo giorno di apertura, c'è quasi un iperconcentrazione che spinge verso il lucido da scarpe, verso la china, la sera dopo sono basito dalla pienezza del sorso, con quel tocco di salato che fa percepire una quasi dolcezza che ben integra la parte floreale del vitigno.
Viene fuori l'uva, ben matura, e il profumo, quello, è proprio nebbiolesco!
Una declinazione del vitigno diversa, ma per nulla minore.
Un bel Nebbiolo di montagna.
Forse uno zic di acidità in più avrebbe suggellato.
La 2012 riposa in botte e non vedo l’ora di sentire come va avanti il sogno sperimentale.
PS Sono un po' l'ultimo arrivato sui vini di Enrico Togni. Luigi è da anni che ne è perdutamente innamorato e già aveva raccontato l'annata 2007 (allora con un saldo di barbera). Nel rileggere le sue note mi sono ritrovato molto per queste particolari morbidezze che non si conoscono altrove nei vini da uve nebbiolo, più facilmente austero. La qualità del tannino mi ha stupito moltissimo. E nemmeno trovo grandi somiglianze con il Nebbiolo di Mario Pasolini in quel di Mompiano (BS).
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