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martedì 4 febbraio 2014

METHOD MAN

di Eugenio Bucci
L'Uomo Metodo Vs Method Man
Siamo in Umbria.
Ci guardiamo attorno e diciamo 'Cazzo, che bella l'Umbria' e intanto penso che sia bella bella in modo assurdo (cit.), nonostante al momento la si ammiri saltellando sulle buche della E45 che di notte pare sia stata bombardata a casaccio, a pensarci bene più che bombardata pare essere stata riempita di miccette a caso lungo l'asfalto in una subdola guerra di nervi tra ANAS e un commando No-E45.
La Fiat Panda a GPL contiene me e un mio amico e circa 24 bottiglie che avremmo poi rivenduto ad una cifra assolutamente di tutto rispetto (non immorale, di tutto rispetto) ad un enotecario/esportatore/uomodimondo col quale, negli anni, abbiamo mantenuto i rapporti nonostante tutto. Nonostante la distanza. Nonostante la crisi. Nonostante le bottiglie che vuole lui (supertuscans, superpiedmontes, supercottarellas, etc e nota 1) noi se ne abbia sempre meno.
E nonostante la ragione principale per cui ci si conobbe la prima volta sia ora motivo di imbarazzo: Luca Maroni
Method Man. L'Uomo Metodo.
Mentre tagliamo in due l'Umbria con quel coltello di strada, io e il mio amico iniziamo a pensarci. A Luca Maroni. Al vino/frutto. Alle vecchie guide. La 1997, la 1998. I vini che premiava. Granato. Montepulciano di Valentini. I Barolo di Sandrone. Impavido di Paolo Francesconi (no, dico, un biodinamico romagnolo). Le prime enoteche che cominciavano a seguire le sue idee, a provare i vini che premiava. Quelle enoteche che sono rimaste fedeli o no, che sono evolute e sono ancora un riferimento. Il successivo degrado. Gli ultimi Annuari che sembrano venire da un universo parallelo pieno di turbonasi e glicerinose suadenze e vini/fruttino
E poi, io e il mio amico, pensiamo al suo Metodo. A cos'era, cos'è e cosa sarà. Ai 3 parametri, Consistenza Equilibrio Integrità, a quell'insieme di assiomi e logismi che alla lontana sembrano scritti da Pico De Paperis, ma che all'epoca erano qualcosa. Erano (appunto) un Metodo. Un modo per spiegare come giudicava un vino. Quando nessuno lo faceva, non così chiaramente. Cioè, nessuno lo fa ancora, non in quel modo. Il Metodo era una spiegazione verso il lettore: Ecco, io faccio così, questi sono i miei parametri e attraverso questi numeri (e una descrizione meta-futurista) tu, lettore, puoi capire com'è questo vino e se rientra nei tuoi gusti. 
E funzionava. All'inizio funzionava. 
Poi sempre meno. 
E qualcuno più tardi ci avrebbe spiegato perché. 
Ora siamo scesi dalla Panda e stiamo scaricando le bottiglie nel magazzino dell'enotecario/esportatore/uomodimondo (da adesso EEUdM) che si trova in una zona industriale di paese che, in effetti, è uguale a 100, 1000 zone industriali. E l'Umbria è bella pure da lì, tra tutti quei capannoni e attorno colline affogate di alberi, sembra una grossa spugna verde e noi al centro. 
Ora stiamo prendendo un caffè con EEUdM. Parla di mercati, di spostamenti di capitale, di tendenze a Taiwan e Singapore. Ovviamente noi non sappiamo che cazzo dire. Parla di Francia e della loro ossessione all'acidificazione (cioè, se non acidifichi non sei nessuno) e delle balle che raccontano e delle bottiglie straordinarie che riescono a fare, 'sti bastardi. Poi, finalmente, parla di Luca. LM è suo amico e lo chiama Luca. E' suo amico (o conoscente), mica il suo personal-santone. E quindi ne prende le distanze. Dal Luca attuale. Meglio, dal lavoro critico esposto nelle sue ultime guide. Percepisce (e lo percepiamo anche io e il mio amico) come uno scollegamento dalla realtà, un'incapacità di codificare certe produzioni naturiste, certi prodotti che hanno sballato in qualche modo i parametri, produzioni magari marginali agli occhioni del Mercato, ma innegabilmente importanti agli occhietti dei degustatori e criticheria varia. Eppure, sostiene EEUdM, LM è un convinto sostenitore della biodinamica in vigna purché supportata da una grande attenzione in cantina. Io e il mio amico gli crediamo. 
EEUdM, io e il mio amico così prendiamo le distanze da LM e poi EEUdM prende il suo Annuario Dei Migliori Vini Italiani 2014 in mano e mi rendo conto che era tanto tempo che non vedevo qualcuno con l'Annuario in mano. Ci parla di certi 99/100 che gli fanno fare faccine strane tipo ☹. Di come apprezzi sempre di più i vini base di certe aziende e, insomma, ci si sia stancati di consistenze massicce ed effetti speciali e bottiglie freak da Fiera Dei Muscoli. Ci siamo stancati noi, meno a Taiwan. 
Poi EEUdM si gratta la testa e apre l'Annuario alla pagina 5, proprio quella dove si descrive il Metodo e legge le sbiricude e gli antanisupercazzole, così, per farci due risate, e poi torniamo seri perché al Metodo, ad un Metodo noi crediamo, a quello di LM abbiamo creduto perché tentava di fornire degli strumenti analitici comprensibili a chi li usa e chi li legge, ad un Metodo che puntasse diretto alla descrizione non casuale e fumosa della qualità pur sapendo che la qualità è un concetto liquido e dinamico e instabile e forse sopravvalutato o sottovalutato o ignorato.
E così ci siamo messi a ragionare e giocare e smontare il Metodo per farne una specie di remix, una attualizzazione che chiameremo LM Method Revisited (vol. 1, nella sempre aperta eventualità di un vol. 2, vol. 3 etc).
La Consistenza: i 33 punti del primo parametro organolettico fondamentale. L'estratto secco, la materia, la ciccia, chiamatela come volete. Sono stati centrali, il parametro forse primario in una certa fase. Un'enologia giovane come quella italiana di 30 anni fa doveva dimostrare delle cose. Abbiamo 'o sole, abbiamo le uve, abbiamo le capacità: tiriamo fuori i muscoli e le palle. Quindi, maturità massima dell'uva ed estratti secco da 40 g/l e tattilità assimilabili al latte. Con l'idea che maggiore sarà la materia, maggiori saranno le sensazioni. Il che, alla fine, è vero. E, come scrive l'Uomo Metodo, "...è un pregio raro perché costoso". Perché significa riduzione drastica delle rese, spesso densità di piante per ettaro da #occupylaterra. E via di conseguenza. E qui la cosa si complica. Sembrava troppo facile. Perché piano piano si sono capite tante cose. C'è una litania che si sente ripetere sempre più spesso dai vignaioli. Una litania che ci rimanda direttamente al punto 2. Ma prima, per riassumere, la Consistenza è ancora importante e vale tanto, fino all'ultimo dei 33/99 di una valutazione. Però è un tanto che non deve diventare troppo sennò ci giochiamo il punto 2 

L'Equilibrio: come si diceva, un mantra che risuona tra vigne e cantine, tra fiere e degustazioni. La terra deve essere in equilibrio, le vigne in equilibrio, le uve, il vino. Il vignaiolo. Il degustatore. Un fattore, l'Equilibrio, sempre più determinante. Forse il vero parametro che porta alla beva. L'X Factor del vino. Le vigne sane, con la giusta età, raggiungono un auto-equilibrio: lo dicono in tanti, sempre di più (e non sono scuse per buttare giù meno uva). Non serve stressare e martoriare le piante (cioè, serve fino a un certo punto). Serve che stiano bene, che vivano in un ambiente sano e vitale. E quando la sensibilità e l'abilità del vignaiolo vanno di conseguenza, allora anche il vino raggiungerà l'equilibrio. Che non è una roba circense. Ma per metterla giù alla LM:


Eq= Sostanze a Gusto Dolce = Sostanze a Gusto Acido + Sostanze a Gusto Amaro 
ovvero 
Eq = SGD = SGAc + SGAm

Che sarà un metterla giù poco sfumato. Ma è chiaro. Come è chiaro che certi vini affidano alle componenti più dure (acidità, tannino) un equilibrio che è altro. Un equilibrio in divenire. Una cosa che diventa dinamica, che innesca processi nel bere e spingono verso la piacevolezza, verso il gusto. Che titilla la papilla. Un'acidità elevata, ad es, può allungare il sorso, può integrare e allargare le sensazioni e portare (in metafora) altra ciccia sul fuoco o sgrassare la ciccia. Può dare Dinamica. In due sensi: come mutazione del vino con l'aria, l'ossigeno che è il soffio vitale che risveglia e muta; come scambio di sensazioni nel sorso integrate tra loro.
E così la Dinamica diventa un sottoparametro della voce Equilibrio. Un concetto ben chiaro se rapportato alla statuaria sedentarietà di certi vini. E di molto legato alla beva.
Ecco. Se, quindi, la Consistenza attribuisce 33/99, l'Equilibrio/Dinamica forse arrivano a 40/99. Anche perché, notate bene, col tempo Consistenza e Integrità decrementano. Ma l'Equilibrio rimane sostanzialmente immutato (nota 2).
E qui, per sistemare la matematica, arriviamo a
 
Integrità: ovvero, dove si entrò in un campo vinato minato e la roba si fece interessante e complessa. 

"Il gusto di un vino è integro quando il sapore del frutto costitutivo è avvertito nella sua pulizia e nella sua novità."

E poi ci spiega cos'è la pulizia e cos'è la novità. Diciamolo, il parametro meno importante. Da sempre. Il meno incidente sul giudizio. Anche quello meno bianco/nero ma su sfumature di grigio. Cioè, fondamentalmente per LM il vino deve essere pulito e nuovo. Niente puzza e zero ossidazioni. Cristo santo: ora come la mettiamo con la rampante nouvelle vague naturista? Come diavolo faccio a dare uno straccio di punto a quei vini in cui un filo di volatile dona vibrazione e allungo? Quei Jura-ssici coi loro vin de voile? Li bastono? 0/33? 
La matassa si ingarbuglia. Il pasticcio si impasticcia. Qui, dice EEUdM, si entra in un'area che potremmo definire Tolleranza. Quanto fastidio possono provocare al singolo degustatore elementi come la volatile, il sulfureo, il legnoso, l'ossidazione; fino a che punto uno è disposto a tollerare certi elementi. E sconfiniamo e ci intrecciamo con l'Equilibrio/Dinamica. Una sgrammaticatura enologica (voluta o meno) può condurre ad una summa gustativa equilibrata e dinamica? Se il quadro complessivo di un vino ci rimanda all'eccellenza, gli elementi poco puliti e nuovi concorrono a quella eccellenza o saranno sempre fonte di penalizzazione? La grammatica che ci hanno insegnato è da riformulare in certi aspetti fondamentali (nota 3)? 
Insomma. Il parametro Integrità è una bella gatta da pelare. Verrebbe voglia di ignorarlo. Di emarginarlo ad un 10/99, di lasciarlo ad onor di firma. Ma così sarebbe troppo semplice. Noi vogliamo, io e il mio amico e EEUdM vogliamo un modo semplice per giudicare un vino attraverso una esposizione di parametri chiari. Vogliamo capire e farci capire. Arrivare a codificare questi parametri, però, non è semplice.
"Aò, quante seghe che ce famo", dice EEUdM e fa intendere che si è fatta una certa ora e tira fuori il portafoglio.
"Già" dico io e faccio il gesto 'Lascia stare che i caffè li pago io' e ci salutiamo e chiedo Quant'è? e la barista mi fa 2 euro e 40 il che significa 80 centesimi a caffè e penso Cazzo, che bella l'Umbria, e ci infiliamo sulla Panda e facciamo rotta su Collecapretta che è una cantina che ho già visitato e di cui adoro il trebbiano spoletino macerato sulle bucce Terra Dei Preti, che si, in effetti ha quel pizzico di volatile appena aperto ma poi cambia e diventa così buono che, cazzo, se fossi in grado di descrivertelo, amico, è un vero 33/33/33 o, meglio, 33/40/x e intanto inizio a raccontare della prima volta da Collecapretta e di quella cosa davvero buffa, da morire dal ridere...

continua >>>


Nota 1: tengo a precisare che lui vuole quelle bottiglie non per suo gusto personale, ma perché, appunto, quelle bottiglie le esporta, per lui sono business, le impacchetta per bene e le spedisce nei mercati emergenti (?) tipo Taiwan, Corea, Singapore, Cina, a cifre (quelle si) probabilmente immorali.
Nota 2: prima di storcere il naso (perché anch'io ho storto il naso la prima volta che l'ho letto), per LM chimicamente è così, ossia gli elementi che determinano a definirla non subiscono sostanziali mutamenti. E nei miei colloqui coi vignaiolo ho avuti riscontri positivi nella maggior parte dei casi, mentre alcuni si sono limitati a dire: "Fammici pensare su."
Nota 3: E poi: funziona come in altri settori della cultura, se vuoi sgrammaticare o stonare e vuoi che queste sgrammaticature o stonature siano altro, siano un nuovo linguaggio o un nuovo suono (o un nuovo gusto) che cambia la percezione generale, allora devi prima destreggiare perfettamente la grammatica corrente?

10 commenti:

  1. Se esistesse il premio pulitzer per i wineblogghisti,proporrei questo post per il premio!
    Uno dei migliori post del blog per tema,stile,contenuti …
    Chapeau :-)
    Spanna

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    1. Grazie mille.
      E poi, sai, parlare di una "roba" come Luca Maroni che sta tra il Boulevard-Nostalgia e la pornografia non è mica facile. Io al limite mi propongo per il premio Pretzel (o, Un Biscottino Per La Causa, #salvateLMdasestesso) :-)

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  2. grande Eugenio! ben scritto, tagliente (come la e45), molto racconto! giorgio melandri

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    1. Grazie Giorgio,
      e grazie alla "nostra" E45, incubatrice di sogni e incubi, la nostra colonna sonora "Dalla E45 al West".
      E appena ti becco mi dovrai descrivere uno per uno tutti i 31 Montepulciano di Valentini della verticale, dal 1880 al 2006.. Per ungerti la bocca, offro io da bere. Un bel Malbo Gentile, che perfido, eh? :-)

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  3. Bellissimo articolo, intelligente ed anarchico… Profondo in cui la volatile grammaticale sfocia in pura poesia Beat… Le equazioni sembrano sparititi di Anthony Braxton, un free jazz intellettuale. Il filo conduttore della degustazione una spina dorsale d'acciaio come una trama "Hitchockhiana"… Pagherei per essere seduto al quel bar e sentire le tue e le vostre riflessioni dal vivo.
    Grazie mille
    fantastico.

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    1. Un grazie e un abbraccio.
      Non so se la mia dimensione "live" sia adeguata, di solito sfocia in un "free cazzeggio" :-)

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  4. Risposta alla nota 3: Si.
    Oppure sei Wallace, anche se non sapevi di esserlo.
    E quando te lo dicono ti pare prevalentemente una stronzata.

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    1. Per la nota 3, è che mi piace fare domande di cui so (o credo di sapere) la risposta (#furbacchione)
      Su Wallace ho questa immagine/sogno: un giorno, una mattina chiara e limpida e assolata e tiepida, sono seduto al pc e scrivo e improvvisamente mi fermo e rileggo una frase e per un istante, un istante magnifico e (magari fosse) infinito, mi pare che quella frase sia bella e intensa e profonda e divertente come una frase di Wallace, che anche solo per una frase sia riuscito ad essere bravo come Wallace, e poi o batto la testa o c'è una leggera fuga di gas nella stanza e cado in trance e appare Wallace che mi guarda e pacatamente mi dice: "E' una stronzata. Lo sai, VERO?" e poi ci mettiamo a ridere come matti insieme e lui si siede al pc e sistema la frase e ORA è veramente bella e intensa etc, e poi mi riprendo e c'è una schermata bianca e così inizio a giocare a Freecell e non ci penso più.

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