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lunedì 30 luglio 2012

Ode al Vermentino, di N. Desenzani

Quasi tutti i Vermentino vermentineggiano.
Però intorno a un risultato tipico del vitigno, si giocano le differenze, le scelte stilistiche.
E diversi i gusti di chi si affilia a questo mediterraneo, ormai tirrenico, vitigno. Luoghi di elezione appunto le sponde tirreniche financo ai lati occidentali delle due grandi isole che fanno i confini fra Italia e Francia in mare.
A chi piace affilato e acido a chi sontuoso al limite del dolce decadente, a chi ligure di ponente a chi di levante, a chi tosco. A chi gallurese a chi sudcorso, a chi di Patrimonio e su su fino alla punta del dito dove domina il Capo.
Bello questo suo esser aromatico senza troppa convinzione.
Io per mia parte lo amo bilanciato beverino e marino di base giustamente acido, ma senza sferzate, con una certa grassezza, ma che non ecceda, profumato, ma non troppo fruttato, semplice e dissetante. Ma che se ti concentri c'è sempre qualcosa che sfugge.
È il profumo dei limoni quando è morbido e va fondersi con la crema in uno degli sposalizi più azzardati e più azzeccati dell'umana scienza culinaria. È banale, è scontato, e va giù più in fretta di quanto ci metti a capirlo e interpretarlo. È versatile infine, vivo e mutevole.
Così amo il Vermentino.
E vi prego non filtrate che poi un filo di nobile gas carbonico farebbe comodo anche a voi, produttori, ché beva sale alle stelle, impicci di conservazione via vanno e un afflato vitale spinge il vostro succo in una danza di piacere.
Ecco poi ce n'è col legno piccolo, e con quello più grande, con l'acciaio e col cemento.
Poi c'è chi lo macera sulle bucce, ma questa è un'altra storia.  
Ma se gioca sul filo di tutti i possibili equilibri instabili sarà per me un grande vino.
Di beva così piacevole che pochi gli staranno dietro.
Rispettatelo, non violentatelo, non filtratelo, non mettete i lieviti banali.
Vi ripagherà bene. Io ne sono certo!

Una postilla
Io che scrivo di Vermentino non sono credibile e pecco di superbia. La mia assoluzione si può ricercare soltanto nella spensieratezza dalla quale è scaturito questo claudicante gioco di parole.
Se cercate qualcuno che il Vermentino lo conosce per vocazione è facile indirizzarvi verso Fabio “Duff” D’Uffizi. E troverete anche penna di altro (decisamente superiore) stampo. Anche la foto è rubata a lui.

10 commenti:

  1. Mi associo a questa ode al vermentino, uno dei più grandi vini che io conosca quando ben vinificato.

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  2. A me il Vermentino piace quando mantiene la sua tipica componente semi-aromatica.
    Per esempio ieri sera ne ho assaggiato uno del 2010 che l'aveva persa completamente. Forse per l'eccessiva macerazione, forse per l'eccessivo passaggio in legno, non saprei. So però che era appiattito, senza quel carattere "incazzosetto" che tanto mi piace.
    Inoltre c'è da dire che i Vermentino toscani sono diversissimi tra loro.
    La parte toscana dei Colli di Luni e la zona più settentrionale del Candia danno vini ben diversi da quelli del Candia meridionale (zona Massa-Montignoso) e dell'alta Versilia (zona Strettoia-Pietrasanta), che tra loro sono più simili e che a loro volta danno vini diversissimi dai Vermentini dell'interno e della Maremma.
    Ogni zona da un vino diverso dalle altre.
    E questo è motivo di estrema goduria!
    prosit!

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  3. Sì infatti, mentre scrivevo i luoghi del Vermentino, realizzavo che nominarli voleva dire omettere gli altri! Anche la Corsica è sfaccettatissima per terreni e climi da Vermentino! Non ho citato la Costa Verde sulla costa orientale dove i vitigni stanno fra monti e stagni d'acqua salata in uno dei paesaggi più lussureggianti dell'isola con terreni che nello stesso clos possono andare dalle arene granitiche nella parte alta, alle agille calcaree nella parte bassa.
    Che si mantenga il suo carattere è anche secondo me fondamentale. Però è vero che i Vermentino macerati, sebbene siano un altra tipologia di vino, possono essere molto buoni e interessanti.
    Per esempio Dettori ha percorso anche quella strada e ha fatto dei vini molto curiosi, poi ora mi pare sia tornato a vinificare in bianco con un 2010 eccezionale.

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  4. Sulla macerazione sono d'accordissimo, tant'è che se avessi più produzione vorrei sperimentarla!

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    1. Andrea Kilghren se non erro fa un vermentino sulle bucce, che al primo assaggio mi ha lasciato senza parole (ne nel bene ne nel male) ma dopo un pò ripensandoci, direi che merita un approfondimento.
      Ovviamente le macerazioni mortificano un poco l'aromaticità tipica del vitigno però direi che possono esaltare la componente mineral salina che è tipica sia del vitigno sia dei terreni.

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  5. Andrea è favorevole ad entrambe le vinificazioni, in bianco e sulle bucce, infatti produce un Vermentino in bianco ed il Poggi Alti, macerato circa 12 giorni. A febbraio ho assaggiato di entrambi il millesimo 2010 e ne sono rimasto favorevolmente colpito per le reciproche caratteristiche.
    Sono d'accordo anch'io che la tecnica macerativa meriti un approfondimento, nonostante abbia zero esperienza della vinificazione macerata per i bianchi.

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    1. Si li produce entrambi, quello macerato lo fà "perchè qui si faceva da sempre"cit, al che non avevo più parole per ribattere.
      Il problema è che Andrea fa troppo poco vino per placare la nostra sete!

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  6. dovreste assaggiare anche quello di Stefano Legnani ... se riuscite a trovarlo :)
    vinificazione in bianco!

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  7. @alessandro: quindi Legnani ha abbandonato la macerazione?

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