Grillo
2010, Barraco di Niccolò Desenzani.
Ricordo
che nel 2010 conobbi NinoBarraco a LaTerraTrema. Credo avesse i bianchi 2008.
Il
grillo fu per me una parziale delusione, perché era inesorabilmente dolce.
Per
il mio palato.
Altri
lo amavano tanto.
Poi,
devo ammettere i vini di Nino li ho frequentati solo occasionalmente.
A
parte un memorabile catarratto di quel 2008, con cui festeggiai l’inizio della
cena dell’ultimo dell’anno 2010,e di cui riuscii solo a dire che mi riportava
la mente a un molo di un porticciolo con odori di nafta e salsedine.
Scrivo
sotto l’effetto di questo grillo 2010 e quasi mi scordavo quello che volevo
dire. E cioè che ai tempi, nel 2010, quando incontrai Nino, gli dissi della mia
delusione dolce con il grillo.
E
lui sapete come reagì? Disse con aria contenta, sì è vero,ma ho capito come
gestire la cosa. Non usò queste parole, ma l’espressione era di chi ricerca e
ha trovato qualcosa. Eureka!
Bene;
a distanza di due anni apro questa bottiglia e il primo bicchiere è in parte
una delusione in parte una promessa: Perché inizialmente prevalgono le note
varietali e leggermente aromatiche che spingono verso gli zuccheri
inesorabilmente. E invece poi avviene l’insperato. L’ossigeno si combina con il
vino e gli toglie la patina più dolce per portarlo in movimento. Balsamico,
pieno di rimandi a alle note essenziali degli zuccheri naturali, come il miele
e il fruttosio. La nota idrocarburica non è statica, ma fa da base per un bel
balletto acido e agile.
Mi
dicono i cinguettii di twitter che anche la 2008 ha assorbito lo zucchero e
vira verso terziari di vaniglia.
Comunque
è anche la comprensione di questa uva che viene dal sorso di questo vino.
Realizzare quanto lo zuccherino sia una delle caratteristiche che ossidano
bene, più o meno lentamente e naturalmente.
Ma
queste uve solo appena ossidate viceversa scalpitano alla ricerca di una
stabilità e questa specie di lotta si gode nel bicchiere.
Per
dirla tutta, avendo ripetuto l’assaggio nei due giorni successivi, la beva
forse non è alle stelle a causa dell’alcool piuttosto alto e di una certa
calura in bocca.
C’è
poi un’acidità un po’ troppo penetrante che si percepisce non appena il vino si
scalda leggermente.
Tenete
conto che non amo molto questa varietà; ma non ho dubbi che sia una bottiglia
all’inizio di una lunghissima vita in ascesa qualitativa.
Versus
Grillo
2009, Barraco, di Luigi Fracchia.
Niccolò
mi ha tweettato le sue impressioni positive sul Grillo di Barraco, anche se
indicandomi come millesimo il 2009.
Sono
sceso in cantina e ho rispolverato anch’io il vino in questione che al primo
assaggio dieci mesi fa mi era sembrato dolce e forse un po’ statico nel suo
corpaccione.
Raffreddo,
stappo, verso.
Un
‘altro vino rispetto ai primi assaggi.
Lo
zucchero è scomparso e le sensazioni di maturazioni spinte sono trasmutate
completamente.
La
mineralità e gli idrocarburi che mi pareva di intuire non ci sono più se non in
tracce.
L’acidità
esce fuori, l’alcool e il suo sbuffo sono regrediti e sembra di avere nel
bicchiere un Jerez Fino.
Molto
fresco e quasi rasposo al palato con salmastro e gigli di mare.
Trascinante
nel sorso, devo dire, goloso nelle mie adorate ossidazioni.
Ossidazioni
fresche e vitali e vegetali e saline supportate da una materia imponente.
Me
lo aspettavo diverso da come presagivano i primi assaggi.
Per
cui sono rimasto prima interdetto e poi affascinato.
A
differenza di Niccolò a me per il giorno dopo è rimasta solo la bottiglia vuota.
Penso
(con beneficio d’inventario) possa crescere ancora e spumare salsedine e sole.
Visto
che avevamo bevuto due millesimi diversi ho deciso di pubblicare entrambe le recensioni
insieme, per apprezzare in un unico colpo d’occhio due annate, degustate da due
persone diverse, un po’ come in uno slalom parallelo.
Interessante la doppia "recensione". Un po' come per London Calling dei Clash. Il tempo per Strummer(R.I.P.) e soci ha fatto giustizia. Del Barraco direte.
RispondiEliminaAzz, a saperlo stappavo il 2008! :-)
RispondiEliminaAlla prossima edizione della Terra Trema chiedete a Nino la verticale del Grillo (o anche del cataratto). Sarà il vignaiolo più felice del mondo!
RispondiEliminaSono convinto che i vini di Nino siano da vedere in prospettiva. So anche quanto per un produttore poi sia difficile aspettare a commercializzare. Quindi non ci resta che lo strumento della verticale, che in questo caso è quasi più una retrospettiva.
EliminaPoterlo fare con il suo Catarratto penso che sarebbe, per il mio gusto personale, una retrospettiva da lacrime agli occhi.
Se viene a Milano a dicembre provo a proporglielo.
(tra prentesi il tuo F36P27 del 2008, continua il suo stato di grazia e alla cieca penso che direi Carema o Gattinara, ma solo perché bevo più spesso quelli dei Cirò se no potremmo invertire le parti ;-) e rileggendo il mio primo post(ico) qui su gliamici sottoscriverei tutto compreso quel piccolo rimando ai nebbiolo del nord Piemonte).
Tu vieni a Milano a dicembre?
Ancora non sono riuscito a bere la tua riserva 2008 :-(
Ci vediamo a Milano. con la riserva naturalmente!
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