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lunedì 2 luglio 2012

grillo 10 vs grillo 09 di Barraco. desenzani vs fracchia


Grillo 2010, Barraco di Niccolò Desenzani.
Ricordo che nel 2010 conobbi NinoBarraco a LaTerraTrema. Credo avesse i bianchi 2008.
Il grillo fu per me una parziale delusione, perché era inesorabilmente dolce.
Per il mio palato.
Altri lo amavano tanto.
Poi, devo ammettere i vini di Nino li ho frequentati solo occasionalmente.
A parte un memorabile catarratto di quel 2008, con cui festeggiai l’inizio della cena dell’ultimo dell’anno 2010,e di cui riuscii solo a dire che mi riportava la mente a un molo di un porticciolo con odori di nafta e salsedine.

Scrivo sotto l’effetto di questo grillo 2010 e quasi mi scordavo quello che volevo dire. E cioè che ai tempi, nel 2010, quando incontrai Nino, gli dissi della mia delusione dolce con il grillo.
E lui sapete come reagì? Disse con aria contenta, sì è vero,ma ho capito come gestire la cosa. Non usò queste parole, ma l’espressione era di chi ricerca e ha trovato qualcosa. Eureka!
Bene; a distanza di due anni apro questa bottiglia e il primo bicchiere è in parte una delusione in parte una promessa: Perché inizialmente prevalgono le note varietali e leggermente aromatiche che spingono verso gli zuccheri inesorabilmente. E invece poi avviene l’insperato. L’ossigeno si combina con il vino e gli toglie la patina più dolce per portarlo in movimento. Balsamico, pieno di rimandi a alle note essenziali degli zuccheri naturali, come il miele e il fruttosio. La nota idrocarburica non è statica, ma fa da base per un bel balletto acido e agile.
Mi dicono i cinguettii di twitter che anche la 2008 ha assorbito lo zucchero e vira verso terziari di vaniglia.
Comunque è anche la comprensione di questa uva che viene dal sorso di questo vino. Realizzare quanto lo zuccherino sia una delle caratteristiche che ossidano bene, più o meno lentamente e naturalmente.
Ma queste uve solo appena ossidate viceversa scalpitano alla ricerca di una stabilità e questa specie di lotta si gode nel bicchiere. 
Per dirla tutta, avendo ripetuto l’assaggio nei due giorni successivi, la beva forse non è alle stelle a causa dell’alcool piuttosto alto e di una certa calura in bocca.
C’è poi un’acidità un po’ troppo penetrante che si percepisce non appena il vino si scalda leggermente.
Tenete conto che non amo molto questa varietà; ma non ho dubbi che sia una bottiglia all’inizio di una lunghissima vita in ascesa qualitativa.

Versus


Grillo 2009, Barraco, di Luigi Fracchia.
Niccolò mi ha tweettato le sue impressioni positive sul Grillo di Barraco, anche se indicandomi come millesimo il 2009.
Sono sceso in cantina e ho rispolverato anch’io il vino in questione che al primo assaggio dieci mesi fa mi era sembrato dolce e forse un po’ statico nel suo corpaccione.
Raffreddo, stappo, verso.
Un ‘altro vino rispetto ai primi assaggi.
Lo zucchero è scomparso e le sensazioni di maturazioni spinte sono trasmutate completamente.
La mineralità e gli idrocarburi che mi pareva di intuire non ci sono più se non in tracce.
L’acidità esce fuori, l’alcool e il suo sbuffo sono regrediti e sembra di avere nel bicchiere un Jerez Fino.
Molto fresco e quasi rasposo al palato con salmastro e gigli di mare.
Trascinante nel sorso, devo dire, goloso nelle mie adorate ossidazioni.
Ossidazioni fresche e vitali e vegetali e saline supportate da una materia imponente.
Me lo aspettavo diverso da come presagivano i primi assaggi.
Per cui sono rimasto prima interdetto e poi affascinato.
A differenza di Niccolò a me per il giorno dopo è rimasta solo la bottiglia vuota.
Penso (con beneficio d’inventario) possa crescere ancora e spumare salsedine e sole.

Visto che avevamo bevuto due millesimi diversi ho deciso di pubblicare entrambe le recensioni insieme, per apprezzare in un unico colpo d’occhio due annate, degustate da due persone diverse, un po’ come in uno slalom parallelo.


5 commenti:

  1. Interessante la doppia "recensione". Un po' come per London Calling dei Clash. Il tempo per Strummer(R.I.P.) e soci ha fatto giustizia. Del Barraco direte.

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  2. Alla prossima edizione della Terra Trema chiedete a Nino la verticale del Grillo (o anche del cataratto). Sarà il vignaiolo più felice del mondo!

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    1. Sono convinto che i vini di Nino siano da vedere in prospettiva. So anche quanto per un produttore poi sia difficile aspettare a commercializzare. Quindi non ci resta che lo strumento della verticale, che in questo caso è quasi più una retrospettiva.
      Poterlo fare con il suo Catarratto penso che sarebbe, per il mio gusto personale, una retrospettiva da lacrime agli occhi.
      Se viene a Milano a dicembre provo a proporglielo.
      (tra prentesi il tuo F36P27 del 2008, continua il suo stato di grazia e alla cieca penso che direi Carema o Gattinara, ma solo perché bevo più spesso quelli dei Cirò se no potremmo invertire le parti ;-) e rileggendo il mio primo post(ico) qui su gliamici sottoscriverei tutto compreso quel piccolo rimando ai nebbiolo del nord Piemonte).
      Tu vieni a Milano a dicembre?
      Ancora non sono riuscito a bere la tua riserva 2008 :-(

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    2. Ci vediamo a Milano. con la riserva naturalmente!

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