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lunedì 28 gennaio 2013

Pinot Nero “Nino” 2008, Iuli di N.Desenzani


Si potrebbe aprire un interminabile capitolo sul Pinot Nero in Italia.
Per la verità io sono estremamente ignorante su questo vitigno, per bieche ragioni di costo.
Se vuoi berlo a buon mercato devi andare in Oltrepo o al limite in VdA. Qualcosa trovi dal Nord Est, se no vai di Trentino e soprattutto di Alto Adige, ma sono vini che non conosco e nel mio immaginario fanno capo a sé stessi. Una volta ho bevuto un PN del Mugello, che ricordava la Francia, ma solo per il sapore di quercia, senza dubbio proveniente da qualche bosco d’oltralpe (adesso esagero)!
Comunque non ho mai trovato vini che assomigliassero all’idea approssimativa di Pinot Nero che mi son fatto attraverso qualche assaggio dalla Francia (non solo dalla Borgogna).
Conclusione, in questi anni di enopassione, solo pochi assaggi qua e là o quando avevo un’occasione speciale.
Ricordo con gran piacere un PN base 2008 di Pierre Morey portato da un amico a cena, e con ancora salivazione al solo pensiero, il PN “LN012” 2005 di Schueller, tracannato qualche mese fa, ricevuto direttamente da Parigi tramite un caro amico che, sbagliando etichetta, mi ha impoverito di un po’, ma mi ha fatto scoprire un fuoriclasse.
Tutto per dire che quando ho visto il Pinot Nero di Iuli in offerta, l’ho colta al volo. Ogni tanto si deve pur rischiare. In realtà da quel che so delle persone che stanno dietro a quel vino, c’è conoscenza profonda del vitigno e grande passione per decidere di coltivarlo in Monferrato in Val Cerrina, in una vigna che guarda verso la Francia, con gli inevitabili rimandi immaginifici.
Vado dritto al dunque.
Il “Nino” 2008 di Iuli mi è piaciuto un casino. Non solo e non tanto per averci ritrovato quello che cerco dal vitigno, ma per la netta impressione di bere un vino che sembra quasi autoctono. Quello che voglio dire è che è come se arrivasse dalla tradizione del luogo. Non imita. E’ come una Barbera in quelle terre. Nel bicchiere il territorio e lo stile arrivano benissimo, attraverso questo Pinot Nero, in modo naturale, con le note belle di cipria, grande freschezza e una beva eccezionale.
E allora, se piantare quella vigna potè sembrare un azzardo, una sfida, un capriccio o un colto divertissement, non ci resta che constatare che ciò che ne è sortito è un bel vino, che guarda verso le Alpi, a occidente, con fiero sguardo di chi ha trovato la propria casa.

2 commenti:

  1. Bella boccia, Niccolò. E complimenti a Fabrizio che porta in alto il Monferrato.

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  2. Questo lo hai già letto Niccolò (su vinix) ma lo riporto per condividere quanto di bello hai scritto "..Ben consci delle difficoltà di lavorare un’uva capricciosa, camaleontica e sensibile a qual si voglia variazione, e ben lungi dal voler competere con il vitigno nobile per eccellenza che trova la sua massima espressione nei terroir di Borgogna e Champagne, sicuramente il Pinot Nero qui in Toscana ha trovato una sua dimensione che vuol essere di più facile beva e immediatezza, naturalmente di buona qualità, anche se un po’ a discapito dell’eleganza che lo contraddistingue ... Vini con marcata personalità che ben esprimono il proprio territorio." Alessandro

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