Una premessa è d’obbligo. Ammetto di avere un pusher di Barolo vecchi a prezzi abbordabili. Ne ha pochi rimasti e non è facile riuscire a comprarglieli. Ma non desisto e continuerò finché ce ne saranno. Perché quando scopri i vini vecchi sei fottuto. La mente fa cortocircuito. Si apre una straziante angoscia dettata dal bisogno e dall’eccezionalità di quelle bevute da un lato e la reperibilità e i prezzi dall’altra, che quasi sempre non si abbordano. Tenetevi lontani da “sta roba”: genera troppa ansia e rischia di rovinarvi. Cerco dunque di recuperare un po’ della serenità perduta scrivendone: il miglior placebo contro i mali della mente.
Barolo 1967, Giuseppe Mascarello
Il ‘67 in langa dev'esser stata annata calda. Il Barolo di G. Mascarello esibisce ancor oggi una dotazione muscolare impressionante. Lontani dai sussurri di essenze e quint'essenza fruttata del ‘61 ci troviamo di fronte a tanto alcool, terziari che riportano all'affumicatura, tannini coriacei che non si sono smossi di una virgola da ciò che probabilmente doveva essere il vino trenta o più anni fa. In compenso si è mantenuto un nucleo giovanilissimo e il tempo ha lavorato di cesello tutto intorno senza cambiare di molto il blocco originario.
Epperò la profondità e l'eleganza non mancano e si assiste attoniti a tanta entropia negativa messa
in bottiglia, e il tempo pare esser trattato come un ospite simpatico e brillante, ma non così influente. Oggi giudicheremmo tanta roba sicuramente oltre i 90. Forse pure di più. Ma non siamo di fronte a un ‘61 per il quale la scala non era sufficiente.
L'impressione è di bersi un quasi modernista che ha scoperto qualche segreto. Comunque al naso sono le note empireumatiche a dominare con la loro scurezza, con tracce si canfora. In bocca è potente, austero come una parata marziale, un po’ forse legnoso. Di grande acidità e tannini imponenti. Retronasale super balsamica. Occhio a non bruciarsi! Amarognolo. Lascia dietro di sè un paesaggio arso di uva antica sì, ma alcuna leggiadria. Impressionante!
in bottiglia, e il tempo pare esser trattato come un ospite simpatico e brillante, ma non così influente. Oggi giudicheremmo tanta roba sicuramente oltre i 90. Forse pure di più. Ma non siamo di fronte a un ‘61 per il quale la scala non era sufficiente.
L'impressione è di bersi un quasi modernista che ha scoperto qualche segreto. Comunque al naso sono le note empireumatiche a dominare con la loro scurezza, con tracce si canfora. In bocca è potente, austero come una parata marziale, un po’ forse legnoso. Di grande acidità e tannini imponenti. Retronasale super balsamica. Occhio a non bruciarsi! Amarognolo. Lascia dietro di sè un paesaggio arso di uva antica sì, ma alcuna leggiadria. Impressionante!
Giuseppe II "Gepin"
Da una ricerca sul web ho scoperto che il ’67 è la prima annata gestita interamente dall’allora giovane Mauro, figlio di Giuseppe II “Gepin”, figlio di Maurizio “Morissio”, figlio di Giuseppe che iniziò l’attività nel 1881. E dunque Mauro inaugura una serie di annate in cui sperimenta nuove modalità di vinificazione. Forse questo fatto spiega la mia sensazione di modernismo, avvertita in questo Barolo. Come in un classico caso di corsi e ricorsi, nelle infinite storie di vino e vinificazioni.
Spero presto di sacrificarmi ancora per voi, con ulteriori assaggi del passato.
Foto presa dal sito www.mascarello1881.com
Bel post, #vinivecchi potrebbe essere un ottimo hashtang e un buona raccolta per il blog.
RispondiEliminaE che voglia di averne quattro sorsi hic et nunc, 'chè il vino buono è davvero senza tempo, nel senso dell'ora e del clima. Riscriviamo il proverbio: "Agosto, vino buono ti conosco!"
RispondiEliminaPer correttezza bisognerà scrivere anche delle delusioni... per ora su Mascarello anni '50-'60 sono al 50%!
RispondiEliminaIl piacere aumenta condividendo e le delusioni meglio si sopportano in compagnia. Ah, e le spese si riducono!
Come se dice da noi sto post, capita a ciccio io non ho pusher, ma una vecchina e neanche tanto che conserva in modo egregio delle bottiglie di tutte le speci, ma aimè niente Barolo ho trovato del Dolcetto di Dogliani Briccolero del 87 un Contessa di Radda stessa annata e poi qualcosa di Lucera anche un Donnafugata insomma tante cose son circa 35 bt anche una Cotes dù Rhone del 89.
RispondiEliminaMa il Vino che mi ha più impressionato e non gli davo un soldo di fiducia è stato un Lungarotti del 87 Torre di Giano perciò si parla di un bianco.
Pietra focaia,ginestra,una nota di idrocarburi,ancora una verve acida e tanta voglia di beva.
Alla seconda visita della vecchina prese le altre due bottiglie rimaste, ci sono tante bottiglie una latra sorpresa è stato Cuveè Imperiale Berlucchi del 93 ma questa è un altra storia.
Saluti Manilo
Bel post Nicolò. Capisco bene il tuo problema, il mio "maestro", mi ha avviato molto presto a questa insana pratica, anche se devo ammettere che raramente sono arrivato a bottiglie così vecchie.
RispondiEliminaConcordo sulla creazione di una rubrica #vinivecchi.
Hai fortuna Manilo con la vecchina! Credo che le migliori occasioni arrivino dalle cantine private di appassionati che avevano l'abitudine di metter via le bottiglie. Poi il tempo passa e se gli eredi non ne capiscono, passa qualcuno che per pochi spiccioli raccoglie questi patrimoni e li rivende. Quindi l'unico modo esistente per non svenarsi e bere vecchie bottiglie è (oltre a trovare la vecchina di turno) trovare intermediari che non vogliano fare il colpaccio a tutti i costi, ma soltanto fare poche decine di euro da bottiglie che magari loro hanno preso per poche unità di euro.
RispondiEliminaPoi c'è il problema della conservazione, che è sempre un'incognita. Qualche trucco per diminuire il rischio di bidoni esiste, ma bisogna comunque rassegnarsi a trovare vini ben oltre il culmine della loro parabola.
E cercare di apprezzare anche i vini ormai troppo evoluti.
Comunque l'ebbrezza di bere cose di 40 e più anni rischia di creare dipendenza... ma so che per fortuna l'intermediario che ho trovato non ha un mondo di bottiglie e non è comodissimo da raggiungere. E quindi spero di uscire dal tunnel della dipendenza abbastanza in fretta.
Se doveste accorgervi che ciò non accade, venite a salvarmi!
Fortunatamente la vecchina si accontenta di merce del mio orto,che cedo volentieri, mi è rimasta un ultima visita,doveva togliere un pò di cose che sono davanti le bottiglie.
EliminaLa cosa curiosa che la figlia lavora presso un enoteca ed è astemia, e non capisce un acca di vino.
Comunque queste bottiglie mi piace condividerle con gli amici beoni.
Mi è capitato solo una volta di bere il 1967, ricordo una grandissima emozione. Conservo in cantina ancora il 65/67/68 non cerco soldi ma metto volentieri a disposizione queste bottiglie per una bella cena dove il vino, la cucina e perchè nò anche un pò di buona musica possano essere protagonisti...una data...
RispondiElimina@Audio di vino, bello il tuo/vostro blog (http://audiodivino.myblog.it/). Dove ti trovi geograficamente? Sono dei G. Mascarello quelli che hai?
RispondiEliminaGrazie del commento. A presto.
Grazie per le belle parole, il blog oramai sono diversi mesi che è fermo, ci muoviamo principalmente su facebook per comodità, siamo di Imola (BO) e qualche anno fa abbiamo fondato questa associazione culturale che prende il nome di AUDIO DI VINO, cerchiamo di promuovere con eventi dedicati tutto ciò che di meglio si può trovare nel mondo enogastronomico, noi abbiamo aggiunto la musica con impianti valvolari autocostruiti da quì il nome AUDIO DI VINO. Ti ho fatto un breve riassunto della nostra associazione, tornando a Mascarello ti confermo che le bottiglie che ho sono M.G. e ti confermo pure che sarei ben felice di organizzare una pranzo/cena per poterle finalmente aprire
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