Barla è
barbera di Costigliole d’Asti.
Da un
vecchio vigneto
Alcune
piante sono a piede franco
Sono
allevate ad alberello modificato
Tra i filari
non passano trattori da più di trenta anni
Da più di
trenta anni passeggia tra quei filari Lorenzo Corino
Che si
ripete e ci ripete che il male peggiore per la vite è il viticoltore e la sua
ansia di fare, intervenire, modificare
Derive di
onnipotenza agricola
E l’erba tra
i filari è più alta di un uomo ed è la cosa più vicina possibile all’effetto
foresta che si possa ottenere in un vigneto
Lorenzo è la
persona culturalmente più stimolante che abbia trovato nell’enomondo
Starei ad
ascoltarlo per ore a parlare di viticoltura e di buon senso agricolo
Studia e
conosce per “non fare” o quantomeno fare il meno possibile
Una crasi fra
Fukuoka e Giovanni Haussmann
La fortuna
ha voluto che potessi assaggiare una verticale del suo Barla
Il suo vino
non è barbera
È “Barla”
Terreno
mutato in uva e poi accompagnato verso una forma quasi stabile di bevanda
idroalcolica
Il 2009 e il
2007 (ripescato dalla memoria)
In gioventù
il Barla è un vino complicato, potente, scontroso, diviso fra eccessi di
suadenti dolcezze e sferzate di acidità e impennate di smalti e sensazioni
organolettiche di vini perduti nelle memorie di noi frequentatori in gioventù
(oramai lontana) di vecchie cantine
Il 1999 è
annata di grazia per queste zone
Il vino è
disteso, ha assorbito gli eccessi, si fa nettare complesso e terroso, elegante
di amarene, dal sorso potente e trascinante
Materico,
pulsante
Il 1997
È snello ed
elegante, polveroso, caleidoscopico, generoso, la componente terrosa è
palpabile e la deglutizione del fondo torbido è una esperienza lisergica e
primigenia
I vini di
Lorenzo, a mio avviso, sono tra i più territoriali che abbia incontrato,
nessuna o poche concessioni al varietale, grande profondità “ctonica” e
minerale
Abbiamo terminato
gli assaggi con un sakè artigianale di un produttore di Tokyo, la cui famiglia
è in attività dal 1200 d.c. che ha fatto sobbalzare tutti sulla
sedia.
Giornate come
questa non si dimenticano.
Kempè*
Luigi
*La presenza
di un folto gruppo di giapponesi ha dato un significato reale a questa parola
Luigi, non mi riesce nessun pensiero giusto. Una volontà di trovarci tra persone 'belle ed affettuose ",abbiamo bisogno di questo , anche dopo un'annata 'difficile' occorre pensare che è realtà.
RispondiEliminaLe emozioni simpatiche aiutano sempre : siamo nati "ammalati" ed io questo lo sento meglio , ora, ed è ancora di più forte l'emozione ! Ciao.
Ricordo bene il primo assaggio di Barla, eravamo alla #ddb di Terroirvino e l'annata la 2007.
RispondiEliminaFu un fulmine a ciel sereno, amore al primo assaggio.
Per me un vino del cuore.
La lettura verticale del Barla durante un lungo pranzo tradizionalissimo, l'affetto diffuso e tante chiacchiere hanno permesso un tale rapporto intimo e disimpegnato con quel vino, da assurgere a paradigma della degustazione. Lontano da qualunque concetto tecnico e seriale di degustazione, la celebrazione del vino come artefatto che simboleggia un senso della vita.
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