Insisto
con il Petit Arvine.
Intanto
perché sono affetto da sindromi ossessivo compulsive.
E
poi perchè mi è parso di aver messo mano ad un vino ad alto potenziale e grande
personalità.
E
poi perché mi diverte berli nel sud est della Sicilia, piu o meno alla massima
distanza possibile dal luogo di origine rimanendo in Italia.
Così, in un gioco di isotropismi spaziali e ricorsività mentali.
FabrizioGallino mi dice che li sto assaggiando troppo giovani, eppure già così hanno
molte frecce nel loro arco.
Intanto,
malgrado siano vini di montagna, hanno spalle larghe e non rifilano solo
taglienze di roccia e di acido malico.
Ci
sono, annidate in una trama complessa, delle fruttosità di platicarpa e di mieli
di montagna, tenute su da una mineralità fungina e idrocarburosa e sapida (non ancora
pienamente espressa in questa giovin bottiglia).
Questa bottiglia, malgrado una freschezza e mineralità superiore rispetto a questa, mi ha confermato che il Petit Arvine ha una naturale tendenza ad essere opulento e foriero di maturazioni dolci e
materiche e lascia intravvedere lunghi e positivi tempi di evoluzione.
Armiamoci
di pazienza per aspettare che il bruco diventi farfalla.
Bonne
degustation.
Luigi
Anni fai assaggiai, sotto banco, perchè ne produce pochissimo,il Petit Arvine del Valois di Domaine de Beudon e rimasi folgorato dall'estrema bontà e originalità di quest'uva che non conoscevo.
RispondiEliminaNegli anni l'amicizia con Fabrizio Gallino, aka Enofaber, mi ha aiutato a comprendere la potenzialità dei Petite Arvine valdostani che quando posso bevo con grande piacere.
Sono d'accordo con te Luigi, bisogna insistere con il Petite Arvine e magari organizzare un #petitearvine1
Ne ho una bottiglia in casa.
RispondiEliminaA Piacenza lo scorso anno mi piacque molto.
Lo lascierò stagionare un'altro poco.
Saluti.
Tirebouchon ha proposto una disfida fra P.A. Svizzero e Valdostano, mi sembra un'ottima idea.
EliminaSi tienilo li ancora per un po'.