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venerdì 27 luglio 2012

Piemonte Grignolino 2010, Olek Bondonio



Quando le piante fotografano il luogo.
Il luogo, a differenza dello spazio euclideo, è una parte della superficie terrestre che non equivale a nessun altra, che non può essere scambiata con nessun altra senza che tutto cambi.
Nulla è equipollente dalla terra ai microbi, dalle giaciture ai lieviti di cantina, alle tecniche, alla luce, all’aria.
I vegetali hanno una certa capacità di spostamento che li porta a doversi ambientare (sia per cause naturali, sia per opera dell’uomo) ad ambienti diversi, simili magari a quelli originari ma mai uguali (con buona pace dei tecnoriduzionisti).
Le più o meno sottili variazioni del genius loci incidono sui loro organismi che mutano e si adattano e si contaminano con l’ambiente.
E l’ambiente ne rimane contaminato in un processo di influenza bilaterale, sottile e dinamica.
Dimostrazione ne è, se ce ne fosse bisogno, questo vino.
Ottenuto da piante,  sicuramente non conosciute per il loro carattere “internazionale”, nate ed evolutesi in altri luoghi su terreni però non così dissimili e qui la mera analisi geologica segna il passo.
Ebbene il vino che si ottiene da queste turiste vegetali è parecchio differente dall’archetipo di grignolino che abbiamo nella nostra memoria olfattiva.
L’ambiente anzi meglio il terroir gli da una nuova connotazione anomala per gli amanti del varietale.
Poche spezie e tannini meno vegetali più fluidi, rotondi, frutti in secondo piano, acidità più contenuta, molta setosità e refoli di goudron e liquirizia e terziari quasi fumè.
Un  vino godibile e liscio come un ciottolo di fiume.
Forse non riconoscibile come Grignolino.
Oppure riconoscibilissimo come grignolino di Barbaresco.
L’ecosistema prende forma nel liquido idroalcolico.
E noi l’abbiamo bevuto con godimento e leggera perplessità di fronte ai misteri sottili che permeano la vita.
Bonne degustation.


Luigi

Compagni di merenda Fabrizio Gallino che ci ha fatto conoscere questo vino e DavideMarone infaticabili ricercatori di anomalie.


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