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giovedì 24 aprile 2014

ZANG TUMB TAFON

In girum imus nocte et consumimur igni vino


di Eugenio Bucci


non so se Stefano Legnani sia un neo avanguardista mosso da uno spiritello anarcoide e sospinto dallo spirito del tempo (o Zeitgeist), 
Zeitgeist che fa sembrare questo inizio 2014 ad un inizio '900 ma un po' più cupo e, facendo i dovuti scongiuri, cazzone e
fatto sta che Tafon 2012 è un vino dada con un pizzico di futurismo e una spolverata situazionista, nel senso che spiazza e crea cortocircuiti come un orinatoio capovolto e firmato, spiazza e crea un momento di vita concreto e deliberato e amplia la parte non-mediocre della vita, spiazza e distrugge e crea un nuovo/antico trebbiano (così come spiazzano, distruggono e creano nuove suggestioni su quest'uva nelle sue 100 diramazioni genetiche persone come Maule, Bragagni, Mattioli, etc), trebbiano che viene dalla bassa mantovana e (di)viene una deriva psicogeografica dove noi e la nostra psiche vaghiamo senza meta in un ambiente di architetture mentali che ghettizzano, inscatolano, catalogano vini e vitigni e aree e persone in terroir e scale di merito (o "qui non si può fare", "questa uva non va bene") e veniamo liberati, emendati, straniati perché 

TAFON/Schiaffo decostruisce la nostra Città Del Vino e ricostruisce e porta con sé la mutazione continua, la libertà della mobilità del pensiero e del sapore, 
Tafon 2012 ti strania e costringe a guardare in basso, in fondo al bicchiere, ad affogare in un bicchiere e (intra)vedere la terra e l'architettura naturale delle sue piante, ad annusare una nota sulfurea Diavolina e poi il verde linfatico e poi un frutto dolce/asprigno alkekengi e/o prugna verde e/o uva spina e antani e cippalippa e tutto il corredo rugoso della buccia che dà un nerbo, uno scheletro su cui costruire il suo divenire altro, miseria e nobiltà shakerate insieme coi suoi rimandi terrigni alle erbe povere di campo, alle spezie d'oriente e vagare in un suq 
e ad assaporare un liquido che confonde nella sua consistenza bassa, umile, e nel suo vertiginoso equilibrio dolce/amaro-acido e nella integrità (che vorrà dire ormai?) di frutto stile mordo-un-acino-e-chiudo-gli-occhi, a prendere la bottiglia e inclinarla e leggere la firma

Legnani Stefano, Sarzana 2012

e, chiaramente, Ceci N'est Pas Une Bouteille 


6 commenti:

  1. Vino scorbutico, scomposto, spigoloso, alcolico, dal finale decisamente ammandorlato, profumato di erba e sabbia, vino prorio per tutte queste imperfezioni "emozionante nella sua incompiutezza", non foss'altro per lo schiaffo che Legnani ha voluto dare a chi voleva espiantare quella vigna!!!

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  2. Purtroppo credo non verra' piu' prodotto,almeno da Legnani, perche' hanno venduto la vigna...a parte che i vini di Legnani non esistono,una chimera trovarli.

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    1. Ah, ecco, ci voleva una buona notizia in un lunedì d'aprile che sembra ottobre...
      Cmq Legnano è uno che andrò a trovare presto per farmi prendere a schiaffi dagli altri vini e vedere la sua produzione "carbonara".
      PS: di Tafon ho esaurito l'esigua scorta di un amico ristoratore che glieli aveva ordinati direttamente e quando gli sono arrivati ha detto: " Nun ce posso credere..."

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  3. Dopo una notte di pioggia l' ascolto del vostro sentire riporta il mio cuore affianco a chi non c' e' piu. Grazie

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    1. Signor Legnani (o Stefano, che il tu mi sembra quasi più avvezzo dopo che siamo stati virtualmente presentati dal tuo Tafon), la storia di questo vigneto del tuo amico è un elogio alla vita e all'amicizia e il vino stesso vibra di vita e terra, schiaffeggia e inneggia alla terra e al cielo.
      Per cui grazie a te, e grazie al Tafon e ai pensieri positivi che manda in circolo.

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