Premessa:
Lorenzo Nodari amico enostrippato con derive
francofile mi ha contattato per avere del Sancerre di Chavignol di un
produttore praticamente introvabile (la degustazione completa dovrà scriverla
Lorenzo e noi gliela pubblicheremo qui, naturalmente, questa è una minaccia e
non una richiesta!), per cui alla ricerca di questo vino mi sono imbattuto in Dario
Pepino, importatore molto preparato e appassionato che mi ha lungamente parlato
dei Sancerre e delle loro sfaccettature per cui ho acquistato le due bottiglie
oggi recensite (solo la prima dal sig.Pepino), più quella del fantomatico
produttore consigliato da Lorenzo ma di quella ne scriverà lui.
Colore scarico quasi verde, trasparente malgrado
reciti in etichetta che non è filtrato (ma chiarificato?), questo aspetto “gelido”
lo farebbe rientrare nella farmacopea medievale come lenitivo per gli umori caldi.
Profumi intensi di cedro, con qualche accenno di
canditura, ananas che ha sempre una potente acidità che contrasta la dolcezza.
Mi colpiscono sempre i vini come questo, così “trasparenti”
ma che sfoderano profumi molto intensi e caleidoscopici, l’acidità e la mineralità
si intuiscono già al naso e si legano ai sentori di scorza d’agrumi amari.
In bocca è potente, pizzicante, amarognolo e
salino con ritorni di maturazioni molto piacevoli che attenuano l’impianto
acido.
Malgrado sia un vino “dritto” al limite del
tagliente è anche ricco e a suo modo opulento.
Penso che si possa dar ragione a Dario Pepino
quando mi disse che è un vino di territorio e Chavignol è un gran luogo per il
sauvignon (e anche per i crottin di capra a cui abbinerei ettolitri di questo
vino).
Sancerre Domaine Vacheron, Cher.
Colore un po’ più intenso, meno verdognolo del
precedente.
Profumi più classici e stereotipali del
sauvignon, vegetali ma un po’ fissi, quasi stentorei di ananas e altra frutta
tropicale, sbuffi di zuccherosità di caramelline.
In bocca poi conferma una unidimensionalità
imbarazzante, acidità forte ma scissa dal corpo, dolcezze e morbidezze che
vagolano in bocca come viandanti persi, il tutto per durate quasi infinitesime.
Mineralità e corpo non pervenuti.
Uno stereotipo del Sauvignon, didattico ma
veramente deludente.
Kempè
Luigi
Il Sancerre di Domaine Vacheron l'ho bevuto domenica scorsa e me lo hanno fatto pure pagare una follia... (meglio non dire quanto) questo perchè il ristorante (aperto da pochi mesi) non mi ha fornito la carta dei vini (notare che aveva circa una ventina di etichette di bianchi per lo più tutte da dimenticare.. questo era quanto si intravedeva dal frigo dei vini)! Veramente un vino deludente.... in tutti i sensi!
RispondiEliminaMolto interessante. Mai assaggiato Thomas Labaille. Del cru Les Monts Damnes ho bevuto Cotat e Boulay in varie annate e mi hanno sempre esaltato. Dovrò colmare questa pecca al più presto :D.
RispondiElimina"farmacopea medievale come lenitivo per gli umori caldi" non c'è niente altro da aggiungere :))
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