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venerdì 13 giugno 2014

VINO PER DEFICIENTI 1

di Eugenio Bucci


Ehi tu, lettore, 
no, non tu che sei capitato qui per caso da una ricerca errata su Google mentre digitavi vino+deficienti (cosa stessi cercando non lo voglio neanche sapere). Non mi rivolgo a te. Cioè, puoi restare tranquillamente. In fondo quello che sto per scrivere potrebbe servirti e se leggi alla velocità media di lettura sul web (che è moooolto veloce, appena dentro la soglia di percezione del testo), ci metteresti solo 2 minuti a finire tutto. Lo so che è il tuo tempo massimo di concentrazione. Non ti sto accusando. Anch'io faccio così. E' che nell'aria c'è un vago senso di solitudine. Perché sospetto che tu non ci sia già più. Te l'ho detto, fai come vuoi.
No, io parlo con te, lettore non occasionale. Che sei qui per tua precisa volontà. Perché su questo blog ci capiti spesso. Lo conosci. Lo ami, lo odi, ti lascia indifferente. Tutte e 3 le cose shakerate e servite fredde. O tiepide. O molto calde. Tu che leggi e intanto pensi "Vai al punto, cazzo, AL PUNTO!" Va bene. Sarò breve. Buffo detto alla riga 17.
Tu probabilmente bevi vino. Se stai ancora leggendo non c'è altra spiegazione. Oppure hai quella "pruderie" del tipo "Vediamo dove va a parare". Purtroppo andrò a parare sul vino. Niente porno o gossip. La cosa dispiace anche a me. Ma di vino parliamo. In pubblico. 
Comunque. Se bevi vino e frequenti questo posto, significa che sei un appassionato. Il tuo livello di passione sono fatti tuoi. Puoi essere un cane da tartufo o una spugna fradicia. Per me è ok. Questa cosa ti può interessare comunque. La cosa è che se bevi ("degusti" se preferisci), è assai probabile che non lo fai da solo. Non voglio neanche pensarci. Lo fai in compagnia. Con gli amici. Coi conoscenti. Con la tua donna. Col tuo uomo. E, magari, stai iniziando a condividere la tua passione. Fai le fotine delle etichette con lo smartphone, le piazzi su FB o Twitter o Instagram. Magari anche tu sei del "porno food&wine". Spii quelle degli altri. E commenti e vieni commentato.
Ora. Mettiamo che tu sia anche curioso e/o appassionato dei vini naturali. Massì, chiamiamoli così, siamo tra amici. Lo so, tu bevi tutto e non hai paletti mentali. A te piacciono i vini "buoni". Puro e semplice. Però facciamo finta che sei molto "dentro" il naturale. Vai alle fiere, sai mettere nella stessa frase corno e letame e dargli un senso compiuto. Non solo. Lo acquisti pure. Di tua spontanea volontà. E una cosa ti sarà capitata. Puoi essere mediamente o altamente o bassamente social. Ma almeno una volta sarà successa. Ci giurerei. Qualcuno ti avrà riso in faccia. Ti avrà detto qualcosa del tipo che cazzo bevi, quei vini puzzano, quei vignaioli ti fregano e "sanno" di fregarti, quei vini sono aceto neanche tanto buono, quei viticoltori sono adoratori di Steiner e Chtulhu e Barbanera, quei vini sono im-be-vi-bi-li. E avrà messo una  per stemperare la tensione. Ma non devi prendertela. Non è personale. Anche se sei vis-à-vis con un tuo (caro) amico e vedi una vena sul suo collo diventare grossa come un pollice. No. Quello (l'amico o conoscente o sconosciuto internauta) non ce l'ha con te. Ce l'ha con un'idea generale. Con una categoria di vini. Con una categoria di persone. Ad un certo punto, in un dato momento, deve aver incrociato un qualche vino naturale e deve aver sentito qualcuno parlarne e deve essersi sentito preso per i fondelli. O per il culo, se preferisci. Qualcuno o qualcosa deve avergli pestato un metaforico callo. Il vino puzzava come una fogna a cielo aperto. Il tipo parlava di cicli celesti e forze cosmiche strabuzzando gli occhi. Qualcosa del genere, non lo so. E si è sentito perculato. Ha pensato che lo stavano prendendo per deficiente mentre, in effetti i deficienti erano "loro". E così si ritrova a generalizzare. Generalizzare è brutto, siamo tutti d'accordo. Alle elementari se generalizzavi ti arrivavano dei tozzoni. Almeno dalle mie parti. Scuola staineriana. Generalizzare=cacca. Lo so io, lo sai tu, lo sa anche lui.  Bisogna distinguere. 
Comunque. Questo tipo che vi ha riso in faccia (metaforicamente o meno), ha sicuramente le sue ragioni. E, diciamo, ora come ora fatica ad approcciarsi ad una certa categoria di vini. E' capace di elencarti in ordine alfabetico i 100 difetti principali di certi vini. Tutte cose vere. E tu, magari, cerchi di ribattergli con i 100 e 1 pregi di certi vini. Per ogni difetto, ci metti un pregio. Più 1. Ma così diventa una guerra dei numeri. Che assomiglia a una guerra dei bottoni. Diventiamo tutto-chiacchiere-e-distintivo. E così mi è venuto in mente di fare una cosa. Una cosa più pratica. Più concreta. Forse. E' come se fossimo seduti di fronte. Io e te. E ti volessi offrire da bere. E so che sei uno difficile, che non vuoi roba "strana". E ho capito (forse) cosa intendi per "strana". E così punto sul sicuro. Non ti voglio mostrare i muscoli. Non ti voglio impressionare. Ti voglio bene e voglio che ti rassereni e voglio incuriosirti. Punto su una bottiglia che ti "deve" piacere. Che è piaciuta al 99% della gente a cui l'ho fatta bere. Alla casalinga di Voghera e al Master Of Wine.
Così ti verso questo vino e te lo presento. Questo è un "Vino Per Deficienti". Mi sto prendendo dei rischi, lo so. Cioè, non sul vino, quello è buono, giuro. Dei rischi con le parole. Deficiente nel senso di "deficere", mancare in qualcosa. E' chiaro. L'equivalente del "dummy" inglese. Che suona meglio. Che forse equivale a "tonto". Che forse si poteva dire "a prova di cretino". Ma deficiente mi piaceva di più, ha quel nonsoche di "mancanza da colmare". Noi della scuola staineriana non abbiamo paura delle parole. Ci siamo sentiti chiamare deficienti 100 volte. E siamo cresciuti.
Un Vino Per Deficienti è prima di tutto un vino buono. Buono nel maggior numero possibile di parametri. Pulito, equilibrato, consistente. Non un vino "cerchiobottista". Non un borghese piccolo piccolo. Non è un vino "bravo ragazzo", pulitino e un po' sciapo. No. E mai splatter, non "gioventù cannibale", un vino che non usa gli effettacci. Un vino che nella sua chiarezza e comprensibilità, nella sua grammatica ineccepibile e nella sua sintassi classica, riesce ad aprirti squarci inediti. Lavora sottopelle. Ha un sottotesto che suona davvero forte. Quasi impossibile non sentirlo. Un sottotesto selvaggiamente ancestrale, contadino e "naturale". Come facciano certi vini ad essere così non lo so. Mica li produco io. Però ci riescono. 
Un Vino Per Deficienti vorrebbe, dovrebbe essere anche una testa d'ariete. Scardina le difese, abbatte le barriere della diffidenza e apre nuovi scenari. Verso una idea di gusto e qualità diversi. Ti cambia e tu non te ne accorgi. Un vino tarlo. E ti ritrovi dal VPD al macerato 360 giorni, alla barbera puzzona ma così affascinante. Forse è troppo. Ma almeno instillare il dubbio. Questo sarebbe già tanto. Oppure uno può bersi il VPD e apprezzarlo e fare spallucce e tornare ad altro. Fate vobis. Peace & Love.
Il bello è che il mondo è pieno di VPD. E ci sarebbe da fare una guida. Tipo uno di quei libretti che vanno tanto adesso. "Wine For Dummies". Magari diventerà una rubrica. Magari no. Non ci allarghiamo.
Comunque, caro lettore esausto, ecco il primo Vino Per Deficienti.

Solobianco 2013- Tenuta Terraviva (Trebbiano, Malvasia, Chardonnay)

A me sono sempre piaciuti questi nomi. Solobianco. Semplicemente Uva. UvaeBasta. Nientepopodimenocheuva. Acchiappano. Se fossi il loro copywriter, mi bacerei in bocca (i copywriter tendono all'amore unidirezionale e impossibile). Sono nomi che trasmettono un'idea di semplicità, naturalezza. Zero trucchi e zero inganni. Il gesto antico di un prodotto della terra, pigiato, lasciato riposare e imbottigliato e portato sulle nostre tavole felici in un pranzo di primavera tra bambini che corrono e coppie che si amano. Un idillio alla Mulino Bianco. Difatti, un idillio solitamente industriale/consumistico/borghese/matusa. Però mi piacciono.  Cioè, fanno il loro sporco lavoro, mi piacciono a livello subliminale, li leggo e Bum!, sono acchiappato. Copywriter, mi freghi e mi fregherai sempre.
Ma il nome non è tutto. Chiaro. E' un contenitore (più o meno) bello da riempire. Il Solobianco 2013 te lo riempie tutto fino all'orlo. Nomen omen. E Tenuta Terraviva una di noi. Scomponiamolo in due parti. Non che il vino sia scomposto. Anzi, ogni componente rema dalla stessa parte. Ma noi scomponiamolo. Parte a) o dell'equilibrio: come si diceva, Solobianco fa della semplicità d'approccio la sua macro-arma, quella che impatta immediatamente chi lo assaggia. L'effetto Wow! del primo impatto. Semplicità derivata da un equilibrio virtuoso tra componenti dure e morbide. Il che significa impatto al naso senza sbavature che siano pungenze o mollezze. Primariamente intenso e fruttoso senza effetto caramella. Intenso e pulito dove la mano enologica sembra intervenuta solo per pulire l'acino e passartelo da mordere. In bocca. Dove ritrovi tutto il naso e qualcosa di più. La dolcezza, una composta acidità, perfino un qualcosa che è un ricordo di tannino, una componente rugoso che innerva il sorso.
Parte b) o e-adesso-qualcosa-di-completamente-diverso: dove l'effetto Wow! non svanisce ma, anzi, raddoppia. Perché in mezzo a tutto questo equilibrio/immediatezza, a questa beva da pilota automatico, a questo Trangugia-E-Divora,  ad un certo punto scatta la 5a marcia. O il 6° senso. Col passare dei minuti, col vino che si arieggia e si scalda, tutto diventa più complesso. Parte un sottofondo, il sottotesto di cui si diceva prima. Una nota speziata e terrosa. Che non è ossidazione. Il vino rimane saldo e dritto. Un rimando alla lontana a certi macerati non estremi. Quel richiamo a una fragranza bucciosa che non copre niente ma accompagna e innalza. Uno strato che si sovrappone all'altro. Vuoi della dolcezza? Dai un morso a questa pesca matura. Vuoi un tocco di asprezza per ripulirti la bocca? Beccati 'sto alkekengi. Vuoi pure l'esotico? Un pizzico di cannella e chiodo di garofano. 
E così ci ritroviamo un vino a buccia di cipolla. Multistrato. Multitasking. Il mio e tuo drink vigoroso. Un vino per deficienti. Un vino per me e per te.

3 commenti:

  1. Deficiente 1 presente!

    Sempre in splendida forma Eugenio...!!

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  2. Deficiente 2 presente!
    Ti odio io non bevevo VPD!!!
    Ciao Ivano

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  3. Presente!! Deficiente 3 al cubo!!! non bevo altrooooooooooooooo
    Marco Palantrani

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