Mi
è sempre piaciuto avere delle posizioni iconoclaste e ho sempre guardato più ai
cattivi maestri che agli insegnanti.
Per
cui la pomposità dell’approccio “colto” al vino mi irrita, ne leggo una volontà
di erigere barriere fra savant e non savant, con tutto il corredo di linguaggio
tecnico e spocchia. I corridoi veronesi del Vinitaly sono la casa preferita dai
soloni paludati in giacca e cravatta regimental che si aggirano come papi
etilici seguiti da codazzi di groopies e lacchè e da produttori e distributori
che ne baciano la mano.
Dispensatori
di sapere, scrigni di conoscenza, difesi da spocchia e alterigia.
Comunque
sia, qualche giorno fa in attesa di Patrick al Banco vini e alimenti ho organizzato un piccolo viaggio in Francia.
Nel
bicchiere naturalmente!
Una
degustazione da strada.
Molto
rilassante.
Molto
stimolante.
Ne
prendo un bicchiere e annuso, due parole al banco con Christian Bucci
(l’importatore di cotanto vino) e poi a degustare “scientificamente” nel dehor
per godere del primo caldo e delle bellezze a passeggio (spettacolo discreto ma
nulla da paragonare al defilè di modelle che ci ha riservato la visita a Milano
da Vinoir!).
L’Insolite
2013 di Domaine des Roches-Neuves, Saumur è una lama affilata, lo Chenin che mi
piace, zero ossidazioni, freschezza citrico balsamica, sale e residuale
florealità (è giovanissimo!).
Mi
seggo nel dehors e assaggio, pesco due nocciole incrostate di spezie piccanti, mi
alzo e annuso, faccio due passi e roteo il bicchiere che esplode in un
luccichio colpito da un raggio di sole (Patrick è in ritardo!).
Mi
distraggo al passaggio di…
Ci
mettiamo a tavola e ordino il secondo passo in Loira il Petit Buisson 2012 di
Thierry Puzelat, Clos du Tuè Boeuf, un sauvignon della Touraine.
Curioso,
atipico, bei profumi quasi resinoso-mentolati ma cade un po’ in bocca, manca di
freschezza di scatto e la sapidità è un po’ imbrigliata da ossidazioni
zuccherose. Intanto parliamo e mangiamo e anche questo secondo vino sparisce
insieme ad un polpo alla gallega (ah! I vini galleghi di Muradela).
Non
pago voglio fare ancora un giro in Francia, intanto la discussione langue e lo
struscio pure, decido per un salto in Borgogna, a Chabis dai coniugi De Moor con
l’Aligotè plantation, che assaggiai la prima volta da “Rino” a Parigi ma ormai
Giovanni Passerini ha chiuso e il Plantation mi ha un filino deluso così come
il Petit Buisson d’altronde.
Seduti
nel dehor ce la scialiamo al sole, con un venticello fresco che ci accarezza ma
è ora di tornare a lavorare, un caffè* e via!
Kempè
Luigi
*ottima
arabica di Lady Caffè, qui al Banco si beve uno dei migliori caffè di Torino.
Banco vini e
alimenti.
Via dei Mercanti 13/f
10122 Torino
http://www.bancoviniealimenti.it/
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