Pagine

venerdì 14 marzo 2014

Barrosu Rosato Lotto 05/07/2012, Giovanni Montisci

Di Niccolò Desenzani



Poi capita che una sera con amici a cena io decida di cucinare dei filetti di merluzzo con verdure in una preparazione delicata e molto bagnata, in modo da sposarsi con un basmati pilaf.
Siamo abituati a porci la domanda “rosso o bianco?” per prima e solo qualche volta arriva l’illuminazione di considerare il tertium non datur, il rosato.
Poi se c’è un pesce come questo, che comunque soupporta bene anche un vino di una certa struttura, ecco che il rosato sembra essere la scelta giusta. Così come un rosso leggero ma intenso (che so un Passetoutgrains (per fare il figo)) o un bianco-sicurezza tipo un Trebbiano di Pepe. Alla fine metto in frigo due bottiglie: il Trebbiano 2011 di Pepe e il Barrosu Rosato di Montisci. Come dire il classico e il freak.
E poi faccio scegliere all’ospite.
Il Barrosu devo dire che un po’ mi inqueta; è un vino tanto, a volte tendente al dolcino, insomma un grosso rischio. Epperò campeggia quel "N° 572 di 700 bottiglie" che mi attiva praticamente mezza corteccia cerebrale.
L’ospite sull’etichetta non ha dubbi, Pepe vince senza partita. Ma le mie due parole per metterlo in guardia dal freak e la sua conoscenza della parola sarda alla fine hanno la meglio.
È deciso e stappo.
Cardiopalma nel versare, shock: frizza, frizza il freak!
Per me è un’epifania, la soluzione totale. Il colore nel bicchiere è stupendo, rosso slavato fino al limite del rosa, il contorno di bolle ravviva ancor più e il profumo inebria. Il sorso è in perfetto disequilibrio, in movimento per aggiustarsi con l’aria e trovare la stabilità.
Cosa che farà nell’arco della sera, smagrendo il leggero abboccato e esplodendo in una quintessenza di cannonau, che ha quella caratteristica di nascondere un cuore leggiadro dietro a un corpo imponente.
Perfetto col cibo e ammaliante. Scrutavo i miei ospiti, non particolarmente appassionati di vino, e vedevo la ricerca del bicchiere. Il naso che tirava su.
Uno dei vini più emozionanti da tanto tempo.
E pensare che un paio di settimane fa ero rimasto molto perplesso dal Barrosu Riserva 2010.

Quando incontri un vino del genere ecco che i milioni di parole che si sprecano sul “naturale” vengono spazzate via da un sorso. Un vino così vitale da scegliere la propria strada in bottiglia, con un risultato così sorprendente, credo che non potrà mai provenire da una vinificazione “convenzionale”. 

2 commenti:

  1. rosso slavato fino al limite del rosa QUESTA SINCERA E RUDE DICITURA mi piace poteva essere un rosso allungato o un rosso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho usato "rosso slavato" perché rende il fatto che non è un rosato dal colore caldo, ma più tipo un tenue sciroppo di amarena. E sicuramente non è un rosato chiaro, se non non sarei partito dal rosso per descriverlo ;-)

      Elimina