Quanto durerà l’umanità a questi livelli di
intossicazione cronica?
Leggendo il libro di M.M. Robin mi sono chiesto perché,
ad un certo punto della storia umana, si è deciso che per far crescere piante e
animali si dovesse fare un uso abbondante di sostanze chimiche di sintesi
spesso già palesemente tossiche prima del loro impiego in agricoltura, oppure
nate proprio per essere armi chimiche.
Proprio mi sfugge la logica del ragionamento che
sottostà a questo modello, come è possibile, coscientemente, irrorare di
benzene, atrazina, ftalati, ddt, cadmio, agente arancio, neonicotinoidi i
campi.
Perchè uccidere ogni forma di vita, al fine di creare vita (i vegetali) e con
essa sostentare vita (noi umani e gli animali da carne)!
E’ un ossimoro con
risvolti tragici.
E poi giù a parlare di quanto ddt* al dì possiamo
mangiare e parte il balletto delle opinioni “scientifiche” 30mg/kgpesocorporeo,
no! 10mg/kg, no! 100mg/kg, no! 5mg/kg (quantità inventate dal redattore, sottile ironia!).
Il problema diventa quanto pesticida possiamo
mangiare noi e i nostri figli al giorno (naturalmente non si fanno studi per
vedere che effetti hanno le sommatorie di principi attivi) e non quello molto
più importante che verte sul fatto che con il fior fiore di “scienziati” che
abbiamo potremmo affrontare l’agricoltura con meno piglio da guerra chimica,
con meno riduzionismo, con un approccio positivo, vitale invece che mortifero e
distruttivo.
L’agricoltura non è da considerarsi una guerra
(vi ricordo che è parere condiviso degli esperti che solamente lo 0,3% del
prodotto chimico va effettivamente a contatto col bersaglio sia esso insetto,
fungo; il 97% si disperde nell’ambiente) perché se no, ne usciamo sicuramente
perdenti.
Storicamente, si fa nascere l’agrochimica ad alta dipendenza
energetica (senza il grande impiego di energia non rinnovabile non si potrebbero
produrre le quantità impressionanti di pesticidi e fertilizzanti oggi
utilizzati) nei primi anni del novecento in concomitanza con lo sviluppo
dell’industria chimica legata alla guerra ed è innegabile che questo approccio
è di concezione militare, il parassita è visto come un invasore da distruggere.
Un’agricoltura a basso impatto energetico che
integri i parassiti nel suo processo, che lavori sulla vitalità invece
che sulla mortalità!
E’ questo quello che ci vuole.
Oggi come oggi la “Green Revolution” serve
solamente a mantenere alti i guadagni
delle multinazionali dell’agrochimica, le quali cercano con ossessione e derive
criminali solamente gli utili e si guardano bene dal verificare con la dovuta
sicurezza, la presunta innocuità dei prodotti chimici che sono di volta in
volta messi in vendita, la storia degli ultimi due secoli è lastricata di
disastri ecologici (ddt, diossina, mercurio, distilbene, atrazina).
Perché
immettere nel mercato prodotti poco e/o male testati?
Solo per accrescere i
guadagni?
Perché mantenere sul mercato questi stessi prodotti con escamotage
anche quando sono stati dichiarati pericolosi?
Perché esternalizzare i danni e
i costi (sanitari e ecologici) delle proprie condotte criminali con la
collusione dei governi, delle istituzioni preposte al controllo?
Oggi i nostri corpi sono colonizzati da alcune
decine di molecole, alcune come i ftalati, il Bpa, sono molto stabili e altamente
liposolubili e ci intossicano cronicamente con cessioni multiple di principi
attivi la cui interazione nel nostro corpo è completamente sconosciuta.
Ormai l’”effetto cocktail” e l’azione endocrina
dei “perturbatori endocrini” sono la nuova frontiera della ricerca
tossicologica che però, suo malgrado è sempre in ritardo sulla commercializzazione delle
nuove molecole il cui iter per poter essere utilizzate è sempre troppo semplice
e non verifica mai con sufficiente sicurezza l’impatto sanitario dei prodotti.
Siamo ormai una popolazione di cavie sottoposte a
intossicazioni continue e deliberate senza che ne abbiamo un qualsivoglia
giovamento.
*il ddt ora è illegale (ma non da tutte le parti
del mondo se ne è cessato l’uso), aveva anche lui probabilmente una Dose
Giornaliera Ammessa (ossia una dose la cui assunzione non dava alcun sintomo di
tossicità), dopo un po’ si è scoperto che il ddt si accumulava nel grasso
corporeo e la molecola è praticamente eterna, per cui nel grasso dei predatori
e degli uomini, le concentrazioni erano (sono?) altissime e stabili e danno
luogo a gravi forme di intossicamento cronico (pochissimo studiate dai
tossicologi).
Oggi altre molecole (il cui utilizzo è permesso
dalle normative) hanno un po’ le caratteristiche del ddt, anzi sono ancora più
subdole perché non sono tossiche come un veleno, per loro è assurdo parlare di
Dga in quanto interagiscono col sistema endocrino e lo fanno a dosaggi
bassissimi (alcune parti per milione per kg di peso) e sono molto pericolose
soprattutto nelle fasi di crescita embrionale e arrecano danni soprattutto alle
generazioni future con modalità spietate quanto poco conosciute ancora adesso:
Bisfenolo a, Alacloro, Atrazina (illegale in EU, ancora in uso in molte parti
del mondo) e altre ancora, ahimè!
Mi è piaciuto parecchio, questo post, toni pacati e fermi.
RispondiEliminaUna cosa che sfugge spesso, quando si parla di inquinamento e di chimica agricola: la quantità ammissibile di veleni dovrebbe essere Zero.
Ben scritto
"Il veleno nel piatto" (Notre poison quotidien) è anche il titolo di un film-documentario di Marie-Monique Robin realizzato nel 2010, qui di seguito il link https://www.youtube.com/watch?v=9PMvTxFSCOQ
RispondiEliminala mia riflessione è sulle colpose mancate bonifiche, sul sapere colpevole di reti idriche di grandi città avvelenate, di territori agricoli e urbani contaminati e dall'assoluta perpetua mancanza di interventi dei preposti
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