Vittorio Rusinà mi stupisce ogni volta con la sua inarrestabile curiosità e dinamismo
eclettico.
Ma
questa volta ancora di più.
Eravamo
al Bandini a Portacomaro (AT) con Niccolò Desenzani per un pranzo leggero, l’onere
onore della scelta del vino è ricaduta su Niccolò e Vittorio (io mi astenevo di
fronte a cotanta sapienza).
Scelta
di territorio, un vino chilometri zero (non ricordo cosa fosse).
L’oste
ascolta.
Poi
curioso e indomito, Vittorio rilegge la carta dei vini (molto stuzzicante nelle
scelte anche se non immensa).
Si
illumina e punta il dito su una referenza, per altro segnata come finita, e
chiede se è rimasta una bottiglia di Barranco Oscuro.
“Sì
una c’è ma, si schernisce l’oste, è un vino che io amo ma che mi mandano
invariabilmente indietro. La volatile un po’ alta, molto acido” insomma ci
spiega che non incontra con il gusto dell’avventore astigiano.
Vittorio
è irremovibile, ha fiutato come un setter la preda, non molla e la fa portare.
L’oste
stappa e versa sempre schernendosi e avvertendoci di presunte particolarità/anomalie
del vino.
Noi
ricominciamo a parlare solo dopo aver scolato senza ritegno, come assetati, il primo
bicchiere.
Le
parole uscivano a stento, Vittorio ondeggiava sulla sedia, roteava le mani
senza emettere suoni, Niccolò era in viaggio lisergico senza ritorno, io che
sono un “cacadubbi” me ne riversavo un secondo.
Sindrome
di Stendhal.
Analisi
organolettica:
Buonissimo.
Anzi
buono buono buono.
Perfetto
sugli agnolotti monferrini e funghi fritti.
Lunghi
momenti di silenzio e piccoli muggiti di soddisfazione.
Vittorio
a mezzo di Barranco Oscuro mi ha insegnato che il vino è cibo e socialità e
condivisione e divertimento e “a culo tutto il resto!”
Poscritto
Perché
la mia indole tassonomica non mi permette di non riassumervi un paio di info su
Barranco Oscuro.
E’
una cantina votata al naturale in Spagna in quel della Sierra de la Contraviesa
(Sierra Nevada) non lontano da Granada a milleduecentosessantotto metri sopra
il livello del mare con vigneti sino a milletrecentosessanta metri di quota.
Il
Brut Nature è ottenuto da un ettaro di Vigirieda (uva locale) vinificato con
lieviti indigeni senza solforosa aggiunta, il tiraggio è innescato con mosto
delle stesse uve e dura minimo quindici mesi.
Solforosa
libera 0
Solforosa
totale 2 mg/l
Acidità
totale 8,1 g/l
Alcool
11,5 %vol
ma certo, banchettate pure liberamente, non pensate mai agli amici, ma certo ...
RispondiEliminaOrmai sono diventati il trio Lescano
EliminaDovrei rispondervi? Al nostro desco c'è sempre posto per i viandanti affamati.
EliminaNella narrazione è passato in secondo piano l'oste del Bandini, Antonello Bera al quale invece devo molto dal giorno in cui mi ha reso partecipe dei vini di Francesco Brezza alias Migliavacca e per la gentile disponibilità e professionalità e sicurezza con cui gestisce il ponte di comando di questa astronave gastronomica atterrata nella profonda periferia astigiana.
RispondiEliminaE che dire di Massimo Rivetti il cuoco, persona schiva, timida ma che in cucina non ne sbaglia una.
Senza loro non sarebbe stato il pranzo che è stato.
Antonello Bera è un grande esperto e bevitore di vini, l'ho incontrato tanti anni fa su un treno diretto ad un evento esoterico (ma questa è un'altra storia), dicendo "è molto acido, ha una certa volatile" voleva "metterci alla prova", il fatto che certi vini e certe etichette siano sulla sua piccola carta dei vini (in pieno Monferrato, non dimentichiamo, non a Milano)indica che lui il problema dell'acidità e della volatile lo ha superato da molto tempo.
EliminaPosso solo commentare che quando Vittorio ha fatto quella scelta il mio stomaco per un attimo ha imprecato di terrore; e che poi invece sono caduto in uno stato di godimento tale che la scelta delle parole "viaggio lisergico" non poteva essere più appropriata. E mi fa piacere che si vedesse da fuori.
RispondiEliminasenza volerlo l'ho fatto apposta :)
EliminaSolo quelli che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile. MC Escher
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