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venerdì 16 gennaio 2015

Prosecco Col fondo 2013, Ca' dei Zago

di Niccolò Desenzani



Un debito ce l’avevo da un po’ con questo Prosecco sui lieviti. Perché di certo ha allietato molte serate già a partire dalla tarda primavera, e ancor oggi, quando c’è bisogno di una referenza certa per bere bolle a buon mercato, è fra le prime scelte.
Di più: Ca’ dei Zago è spesso citato fra i “Colfondo”, ma forse più di molti vini in questa tipologia, rappresenta una sorta di grado zero.
In bottiglia e poi nel bicchiere si ritrova un’interpretazione pura. Non ravviso alcuna intenzione di rendere appena più ricercati gli aromi e i sapori; al contrario qui c’è la ricerca della schietta dissetanza. Il naso tutto in freschezza, per dirlo alla francese, senza nascondere quella nota un po’ vinosa del Prosecco, con quell’acuto al momento in cui ancor la spuma fine si sta acquietando; poi in bocca la perfetta acidità e quella sottile sensazione tattile che porta alla salivazione; infine la grattatina in gola.
Amen.
E quindi il sorso successivo.
Un sorso tuffo senza spruzzi. Che scompare rinfrescando.

Dicevo altre volte come io ricerchi spesso nel vino più la sostanza che i sapori, le consistenze, nei casi in cui ovviamente non sia la complessitá la parte portante del piacere. Il Prosecco Ca’ dei Zago è l’esemplificazione di questo concetto.



7 commenti:

  1. L'etichetta più brutta che abbia mai visto!
    Bisogna porci rimedio al più presto.

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    1. Sulle etichette siamo puntualmente in disaccordo! A me piace. :-)

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    2. Ma dai! E' impresentabile, sembrano le vecchie bottiglie dei "Gattinara" anni 50, con la finta pergamena rotta e arricciata sui bordi, neanche mia figlia di sei anni farebbe una cosa così!
      Bisognerebbe che i produttori curassero un po' di più la grafica, io ormai ne sento un bisogno fisico, non sopporto più le etichette sciatte e finto pauperiste di sinistra

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    3. La mia impressione è che la pergamena sia parte integrante dell'etichetta "storica".Comunque scopro or ora che al colfondo hanno aggiunto un dosaggio zero, sboccato dopo 22 mesi, che ha un'etichetta molto più sobria. Direi inappuntabile http://www.studiocru.com/wp/wp-content/uploads/2012/10/DSC_0211.jpg

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    4. Sento del sarcasmo nella tua risposta ;)

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  2. Concordo col direttore, l'etichetta non si può vedere.
    Il vino non lo conosco e me lo segno da provare.
    Ma già immagino come può essere, e mi piace....

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  3. Direttore, sulle etichette orrende si potrebbe aprire una rubrica settimanale, il materiale non manca

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