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martedì 12 giugno 2012

Perda Rubia rosso classico 2002





Canonau in purezza ottenuto da vigneti a piede franco nella regione dell’Ogliastra.
In realtà il piede franco in Sardegna non è una rarità e permangono moltissime vigne prefillosseriche.
Solo che per gli impianti nuovi, i vignaioli non si fidano e utilizzano barbatelle innestate.
Invece nell’azienda Perda Rubia, visti i trascorsi da vivaisti, continuano a propagare le loro piante facendo selezione massale dai vigneti di proprietà e ostinatamente le piantano senza piede americano.

Premettendo che non sono né agronomo né ampelografo e che quindi la mia non è una analisi scientifica ma solamente pensieri in libertà.

Ebbene, teoricamente, il piede franco dovrebbe riportare le uve e poi il vino alla espressione originaria della vite europea liberata dai problemi di compatibilità vascolare con il portainnesto e ripristina il naturale rapporto fra apparato radicale e fogliare.
Solitamente sono viti più longeve, con minor vigoria, meno produttive, forse meglio integrate con il terreno.
L’apparato radicale europeo, ad esempio, è basofilo e ha buona compatibilità con il calcare anche attivo che si trova solitamente nei terreni della maggior parte dei vigneti europei (con alcune inevitabili eccezioni di terreni a reazione sub acida).

Nel caso di Perda Rubia, l’integrità fisica e la propagazione in situ delle piante ha negli anni, per effetto combinato del consorzio microbico e delle condizioni climatiche locali, determinato dei fenotipi di Canonau unici e fortemente territorializzati.
Inoltre l’allevamento ad alberello dei vigneti, simulando la condizione selvatica, amplifica la “naturalità” della pianta e la porta ad una completa fusione col pedo-clima.

Dagli anni cinquanta le uve sono vinificate in cemento con un procedimento di fermentazione frazionata e poi affinano in botti grandi di quercia per tre anni.
E producono un vino di  terroir perché il terroir è uno spazio geografico delimitato dove una comunità umana ha costruito, nel corso della storia, un sapere intellettuale collettivo di produzione, fondato su un sistema d’interazioni tra un ambiente fisico e biologico ed un insieme di fattori umani, dentro al quale gli itinerari socio-tecnici messi in gioco rivelano un’originalità, conferiscono una tipicità e generano una reputazione, per un prodotto originario di questo terroir.

Il vino vi chiederete, dopo tutte queste parole, com’è?
E’, come deve essere il Canonau, scarico di colore e tendente all’aranciato.
E’ vino di estrema eleganza e potenza controllata.
Terziario e fumè, con la macchia mediterranea che spinge come un ciclista gregario in fuga.
Qualche ricordo di mora matura.
Su un corpo che, malgrado i quindici volumi alcolici, è piacevolmente fluido e scorrevole.
Consigliato.
Bonne degustation

Luigi

3 commenti:

  1. Confermo, se ce ne fosse bisogno, la bontà di questo vino, campione come pochi altri del Cannonau.

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  2. Come diceva Beppe Rinaldi in merito al piede franco: "se si ha una protesi al posto delle gambe si può vivere, certo, ma resta da vedere se si vive bene".

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