Per
un Torinese o un Piemontese è impossibile non avere un parente che abbia
lavorato in una delle innumerevoli Fabbriche di Vermut.
Questa
densità produttiva mi ha sempre incuriosito anche perché la genesi dei vini
aromatizzati è affascinante e ha origine nelle profondità della dietetica e
della medicina del bacino mediterraneo con incursioni nei paesi arabi, almeno
dal trecento a.c. più o meno.
Da
Ippocrate a Galeno a Hunayn ibn Ishaq,
da Isacco il Giudeo a Abu ‘Alì ibn Sina (Avicenna), dalla Scuola Medica di Salerno a Bartolomeo Anglico.
La
distillazione dell’al kohl si deve
agli alchimisti arabi in particolare ad Al
Kindi nel VIII° sec d.c. e giunge in Europa intorno al XII° sec d.c.
Corteccia di China Calissaia |
“A
volte si mettono delle spezie o delle erbe aromatiche nel vino per dargli dei
sapori e dei profumi artificiali. Si ottiene così il saugé (vino alla salvia),
o il rosé (vino alla rosa), o il giroflè (vino ai chiodi di garofano), o il
claré o anche l’ypocras. Tali vini sono eccellenti da bere come farmaci perché
le erbe e le spezie conferiscono loro una grande virtù e gli impediscono di
guastarsi. Essi sono gradevoli al gusto e allo stomaco, puliscono il sangue e
purificano le membra e le vene.” De proprietatibus rerum, Bartolomeo Anglico,
1483.
Ingombranti
retaggi di una cultura medica antica, multidisciplinare, olistica con derive
magico-alchemiche, i vini aromatizzati hanno infilzato le epoche, sfruttando ampiamente
le spezie provenienti dal nuovo mondo e
sono arrivati sino ad oggi (persino la coca cola nasce da un vino bordolese
aromatizzato alla coca, ahimè), sia pure banalizzati e relegati al consumo
distratto e quantitativo.
Mauro Vergano |
MauroVergano in quel di Asti, con laurea in chimica, un master in enologia alla
stazione sperimentale di Asti e una parentela pesante (è nipote di Cocchi) ha
sempre vissuto la passione per gli aromatizzati e i profumi di China Calissaia
hanno segnato il suo dna (quello non ricombinante).
Per
cui ormai in pensione nel 2003 ha deciso, dopo anni di esperienze amatoriali,
di impegnarsi nella produzione artigianale di chinati e aromatizzati.
Ha
recuperato, unico a farlo, il blend originario del Vermut bianco, composto da
moscato secco e vino bianco non aromatico.
Ha
fatto un’ulteriore step (consentitemi l’anglismo) verso l’eccellenza e i due
vini utilizzati sono di grande qualità, il moscato è quello di Gianluigi Bera
(fatto fermentare sino a secco) e il bianco è il cortese di Cascina degli Ulivi
e nell’Americano (la ricetta originale è di Giulio Cocchi) lo ottiene invece
che da vino bianco, dal Grignolino e utilizza quello di Nadia Verrua e talvolta
quello di Durando e i risultati sono lì nel bicchiere che vi aspettano.
Estratto per il Nebbiolo Chinato |
Abbiamo
parlato per ore di spezie e delle loro sfumature organolettiche per cui in ogni
vino la miscellanea è piuttosto complessa e ricca:
usa
la China che dalla Contessa de Chinchon è stata importata nel 19° secolo in Europa
dal Sud America, Cinchona Calisaya (china calissaia), Cinchona Succirubra
(china rossa), Cinchona Ledgeriana (china gialla).
L’Assenzio
(Artemisia Absinthium) maggiore, gentile e pantico.
I
fiori di Genzianella, le radici di Genziana, l’Achillea montana, l’Origano di
Creta, l’Origano Officinalis, il Timo Serpillo, la Santoreggia.
Le
scorze di Arancia dolce e amara, le scorze di Chinotto.
Abbiamo
discettato di Alcool e della differenza organolettica fra quello di grano e
quello di melassa di barbabietola.
Sull’Alcool
si è aperto un lungo discorso di accise (8,001 euro al litro) e di infiniti
balzelli burocratici e formalità da espletare e di controlli da parte dell’ufficio
accise. Alla fine ne è venuto fuori che l’imposizione sui Vermut è di 0,651
euro/litro ma poiché la quantità utilizzata è del 5% per litro di prodotto l’accisa
finale è pari a 13,20 euro per ogni litro di alcool utilizzato.
Dalle
spezie in quantità e assemblaggi variabili per ogni tipologia ottiene degli
estratti alcolici (venti giorni di macerazione) che poi diluisce con i vini e
zucchera (glucosio e fruttosio) sino ad un grado alcool di 16% in volume.
La
sua produzione che definire artigianale suona come un eufemismo è di settemila
bottiglie annue per lo più vendute all’estero.
Da
quando l’ho scoperto non riesco ad iniziare un pasto senza il Vermut o l’Americano
e non riesco a mangiare i formaggi erborinati senza il Lulì (moscato chinato).
Il
Vermut bianco aromatico e officinale
di timo e origano e assenzio.
L’Americano leggermente tannico, agrumato,
officinale e amarostico
Il
Lulì è un moscato chinato dai
profumi travolgenti, agrumato e un amarostico sublime.
Il
Nebbiolo chinato un classico.
L’Elisir China l’unico infuso in
produzione.
Bonne
degustation
Luigi
Molto interessante! Come sempre! Per caso ho bevuto barolo chinato di vajra questo weekend:) complimenti luigi sempre x articoli interessantissimi
RispondiEliminaprodotti di un artigianato di eccellenza, da riscoprire e diffondere everywhere in thwe world
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