Canonau in purezza ottenuto da vigneti a piede franco nella regione dell’Ogliastra.
In realtà il piede franco in Sardegna non è una rarità e permangono moltissime vigne prefillosseriche.
Solo che per gli impianti nuovi, i vignaioli non si fidano e utilizzano barbatelle innestate.
Invece nell’azienda Perda Rubia, visti i trascorsi da vivaisti, continuano a propagare le loro piante facendo selezione massale dai vigneti di proprietà e ostinatamente le piantano senza piede americano.
Premettendo che non sono né agronomo né ampelografo e che quindi la mia non è una analisi scientifica ma solamente pensieri in libertà.
Ebbene, teoricamente, il piede franco dovrebbe riportare le uve e poi il vino alla espressione originaria della vite europea liberata dai problemi di compatibilità vascolare con il portainnesto e ripristina il naturale rapporto fra apparato radicale e fogliare.
Solitamente sono viti più longeve, con minor vigoria, meno produttive, forse meglio integrate con il terreno.
L’apparato radicale europeo, ad esempio, è basofilo e ha buona compatibilità con il calcare anche attivo che si trova solitamente nei terreni della maggior parte dei vigneti europei (con alcune inevitabili eccezioni di terreni a reazione sub acida).
Nel caso di Perda Rubia, l’integrità fisica e la propagazione in situ delle piante ha negli anni, per effetto combinato del consorzio microbico e delle condizioni climatiche locali, determinato dei fenotipi di Canonau unici e fortemente territorializzati.
Inoltre l’allevamento ad alberello dei vigneti, simulando la condizione selvatica, amplifica la “naturalità” della pianta e la porta ad una completa fusione col pedo-clima.
Dagli anni cinquanta le uve sono vinificate in cemento con un procedimento di fermentazione frazionata e poi affinano in botti grandi di quercia per tre anni.
E producono un vino di terroir perché il terroir è uno spazio geografico delimitato dove una comunità umana ha costruito, nel corso della storia, un sapere intellettuale collettivo di produzione, fondato su un sistema d’interazioni tra un ambiente fisico e biologico ed un insieme di fattori umani, dentro al quale gli itinerari socio-tecnici messi in gioco rivelano un’originalità, conferiscono una tipicità e generano una reputazione, per un prodotto originario di questo terroir.
Il vino vi chiederete, dopo tutte queste parole, com’è?
E’, come deve essere il Canonau, scarico di colore e tendente all’aranciato.
E’ vino di estrema eleganza e potenza controllata.
Terziario e fumè, con la macchia mediterranea che spinge come un ciclista gregario in fuga.
Qualche ricordo di mora matura.
Su un corpo che, malgrado i quindici volumi alcolici, è piacevolmente fluido e scorrevole.
Consigliato.
Bonne degustation
Luigi
Confermo, se ce ne fosse bisogno, la bontà di questo vino, campione come pochi altri del Cannonau.
RispondiEliminaConfermo la conferma di Sancho Vitt. F.to Ronzinante
EliminaCome diceva Beppe Rinaldi in merito al piede franco: "se si ha una protesi al posto delle gambe si può vivere, certo, ma resta da vedere se si vive bene".
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