di Andrea Della Casa
L’unico
precedente con i vini di Robinot fu per me qualche anno fa durante VinNatur a
Villa Favorita. Assaggio che colpì e
rimase impresso.
Ora,
a qualche tempo di distanza, un nuovo incontro.
Nella
fattispecie con uno Chenin Blanc dagli angoli smussati, meno tagliente rispetto
a quanto questo vitigno mi ha spesso abituato. L’affinamento di 24 mesi in
barriques usate ha probabilmente adempiuto alla sua missione.
Morbido
e pieno, ben percepibile tanta materia in bottiglia che si sollazza sotto note
agrumate, speziate e una sottilissima tostatura. Bella fresca acidità avvolta
da una sensazione ammandorlata.
Le
ultime mescite rivelano la mancata filtrazione che propone un lato ancora
sconosciuto ed austero di questo vino. Il sorso riacquista “gli angoli” e
propone una insolita tannicità che allerta il palato. Pur mantenendo la
piacevolezza della beva.
Vino
ottimo davvero, anche se il mio gusto predilige Chenin più affilati.
La mia vita è cambiata da quando ho bevuto qualche giorno fa, grazie all'amico Cristian, un vino di Jean Pierre Robinot (Robin Hood cit.), una sua interpretazione di Pineau d'Aunis, il Concerto d'Oniss 2006, ah che vino. D'ora in poi mai più senza qualche bottiglia di Robinot in cantina.
RispondiEliminala mia vita è cambiata pure a causa di robinot e dei suoi vini, al punto che ci ho costruito intorno un'azienda :-) Iris 2008 fantastico, ultima bottiglia bevuta in barca un paio di mesi fa, ritrovata da rimasuglio delle scorse vacanze....
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