"Correva l’anno 1865
Centoquarantuno anni fa a Torino c’erano 114 birrerie ovvero posti dove la birra veniva prodotta e spillata. Il luogo simbolo in città era la «Boringhieri» - che sorgeva più o meno dove c’è piazza Adriano - e nei locali abbattuti nel 1961 nacque la moda di far servire la birra da avvenenti ragazze torinesi ma tutte rigorosamente bionde e, secondo la leggenda metropolitana dell’epoca, molto disponibili. Alla Boringhieri fu un successo e in città le chellerine divennero un esercito. Arrivarono a essere 670, avvenenti e prorompenti, roba da capogiro per i torinesi dell’epoca. Si racconta che le giovani provenissero soprattutto dal Borg del Fum o da Porta Pila e che più di un marito si sia preso una sbandata per loro. Per ogni colpo di testa maschile da qualche parte in città c’era una donna arrabbiata e alla fine in perfetto stile «Bocca di rosa» le signore si coalizzarono.
La gelosia di madame e madamine trovò una potente sponda nei giornali conservatori dell’epoca e partì una campagna contro quell’«armata di rovina-famiglie». Un movimento d’opinione che convinse la Camera Subalpina a porre fine a tutto. Un decreto stabilì la chiusura immediata delle birrerie che avevano al loro servizio personale femminile. Così ben 109 delle 114 birrerie torinesi chiusero i battenti. La prima sera dopo l’approvazione ne rimasero solo cinque, tutte rigorosamente con personale maschile, ma soprattutto semivuote. Era finita un’epoca."1
Come forse avrete saputo bazzicando in giro per il web, questa ricetta storica è stata ripresa in mano dai migliori birrai della città e reinterpretata da Riccardo Miscioscia (Birrificio La Piazza), Maurizio Griva e Graziano Migliasso (Birrificio San Paolo), Mauro Mascarello (Birrificio Torino) e Renzo Losi (Black Barrels). Quella di cui parliamo ora è la versione di Riccardo per La Piazza, nel bicchiere il colore è ambrato, lievemente opalescente, la schiuma si presenta cremosa e persistente. Al naso colpisce subito una nota biscottata e di tofee, accompagnato da un elegante presenza agrumata che vira verso il mandarino, si aggiungono poi la pesca ed una nota floreale (verbena). Con il passare del tempo emerge anche una leggera quanto piacevole nota balsamica che vira verso il mentolato, i luppoli utilizzati sono tutti continentali di nuova generazione e accompagnano con discrezione la base maltata , tocca sottolineare il bel lavoro di cesello operato dal birraio.
In bocca la Chellerina ha un corpo medio e media carbonazione, l'attacco è morbido e abboccato, al biscottato si accompagnano note di frutta a polpa gialla ed agrumi.
Il finale è persistente, caratterizzato da un amaro contenuto che vira sulla radice ed armonizza il tutto ottimamente. Birra semplice, elegante e dalla grande bevibilità, se è vero che la birra rispecchia il carattere del luogo da cui proviene, questa Chellerina rispecchia appieno il carattere elegante e leggero che si trova in alcune piazze della città.
1.Copyright "La Stampa"
114 birrerie a Torino è una storia meravigliosa, pensando che producevano e spillavano la loro birra, speriamo che presto quelle odierne in città aumentino di numero.
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