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lunedì 9 giugno 2014

Erba Brusca a Milano

di Vittorio Rusinà


Una volta era tutta campagna qui, una frase che sembra impossibile a dirsi nell'immaginario che si ha di Milano e invece, qui sul Naviglio Pavese, al confine, è realtà, più di quanto avrei immaginato.
Io, sinceramente, pensavo che Erba Brusca fosse un posto da super-fighetti e invece, sorpresa, è un posto easy, molto rilassante e almeno a pranzo piatti con prezzi abbordabili.
A sera con il buio e le candele deve essere un posto assai romantico.




Dopo un lungo periodo ritrovo Danilo Ingannamorte uno dei migliori uomini di sala e esperti di vino che io conosca, uno che sa bilanciare abbracci e riservatezza, sempre disponibile a soddisfare i capricci di una banda di hippie come siamo noi amici del bar (hai 2 grandi glacette per il vino? hai ancora calici? possiamo stare qui fino alle 16?) in compagnia di Stefano Borsa di Pacina e di Francesco Maule che danno un certo smalto al gruppo.


Anima della cucina di Erba Brusca è Alice Delcourt che ha portato a Milano, dalle sue esperienze americane, il concetto di farm-to-table. Qui ho mangiato una delle tre migliori insalate della mia vita di appassionato gastronomo, qualcosina arriva dall'orto del ristorante, in any case si fa attenzione all'acquisto di verdure all'esterno e questo si sente nel piatto. La maggior parte della critica presta attenzione a come vengono cucinate le carni, io invece penso che bisognerebbe prestare maggiore attenzione all'uso dei vegetali e della frutta, alimenti con cui è più difficile bluffare, la qualità è subito tangibile.


Super anche il risotto con salsiccia che credo sia uno dei must del locale, la tartetatin di "vere" cipolle di Tropea, ah ho scritto "vere" perché di recente in un locale di Torino decantato dalla critica ho mangiato una tartetatin con "finte" cipolle di Tropea. Molto buoni anche i formaggi, ricotte e mozzarelle, next time mi dedicherò agli stagionati. Colpo al cuore il dolce, trovare il banana-bread  in carta non è cosa di tutti i giorni, accompagnarlo con La Sorpresa, da uve passite, di Pacina, un vino che credo ritroverò in Paradiso, cosa ancor più rara.



Erba Brusca in poche parole: una gran bella sorpresa in una Milano che non ti aspetti.

Vini a cura di Luigi Fracchia, Mauro Cecchi, Francesco Maule e Stefano Borsa (grazie di esistere!)

San Leto (2009), etichetta verde (timorasso), Carlo Daniele Ricci, Costa Vescovato (AL)
Giallo di Costa 2010 (timorasso macerato), Carlo Daniele Ricci, Costa Vescovato (AL)
Arneis Docg 2012, Cascina Fornace, S. Stefano Roero (CN)
Mario’s 39 2011, Trebbiano d’Abruzzo Doc, Terraviva, Tortoreto (TE)
Luì 2011, Montepulciano d’Abruzzo Doc, Terraviva, Tortoreto (TE)
Pacina 2010
Secondo di Pacina 2012
Sassaia 2013 La Biancara
Pietrobianco 2013 Portinari




Erba Brusca è a Milano in Alzaia Naviglio Pavese 286
www.erbabrusca.it

2 commenti:

  1. Pranzo per me memorabile. La tarte Tatin di cipolle colla burrata da commozione e freschissima la panzanella. Ricordo anche un assaggio di un campione da botte (sorry da anfora) di Munjebel: da capogiro!

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    1. Ci siamo scordati tutti che c'era anche il Rosso Palmè di Trinchero! Brachetto secco da sballo!

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