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mercoledì 12 giugno 2013

Post scomodo che non vorrei aver scritto


Però sono un po’ stanco di questa velata ipocrisia del natural/anticonformista/antagonista in salsa rivoluzionaria.
E ho deciso di farmi degli amici (ironia).

Vado all’ennesima fiera di vini e seduto al sole vedo gente che riemerge dagli inferi (da cui il termine piemontese di “infernot” riferito alla cantina più umida e buia in cui si mettevano le bottiglie di pregio ad invecchiare) o che ci si inabissa per iniziare gli assaggi.
Siamo nel j-esimo palazzo storico del Barone o del Principe o del chennesòiodichifossestocazzodirudere.

Non avrei scritto nulla degli aspetti architettonici (per stanchezza, per rispetto agli organizzatori, ai produttori…) se non fosse che un noto ristoratore torinese mi ha detto con una non troppo velata aggressività :”mica spaccherai le balle di nuovo sulle normative anche per questa fiera?” (questo perché in Italia dire la verità è = spaccare le balle a chi lavora (il quale lavora fottendosene delle normative e del buonsenso)).
Il giovin signore continua dicendo: “Qui a …. è tanto se la fanno (la fiera), ringraziamo che ci sia, non sottilizziamo troppo”.
Io timidamente aggiungo:” e se succede qualcosa, lì sotto negli inferi, sai che casino succede”.
Mi giunge una risposta italianissima, una di quelle che riunisce il peggio della nostra mentalità “ma tanto non è mai successo nulla e poi vedessi Dive Bouteille”.
Premetto che non sono mai stato a Dive Bouteille (fiera mitica mi dicono) ma di solito non mi ispiro al peggio.
“Mira alla luna al massimo cadi fra le stelle” e a quanto pare da un punto di vista di lay out la Dive non è la luna al massimo una succursale in terra dell’inferno.

Allora basta! non dobbiamo sfidare la fortuna, se non è mai successo nulla, è legge statistica che aumentando le occasioni fieristiche, le possibilità di un incidente aumentino sempre più.
E’ un miracolo che impianti elettrici abborraciati e vetusti immersi nell’umidità atavica di cantine secolari abbiano funzionato senza cortocircuitarsi e incendiarsi.
E’ un miracolo che nessuno sia ruzzolato e si sia fatto male giù da scale ripide e scivolose con gradini sconnessi, è un miracolo che nessuno si sia mai lamentato della quasi completa inacessibilità di queste fiere da parte di persone con difficoltà di deambulazione o peggio ancora in carrozzella.



Pochissima illuminazione ambientale, scarsa segnalazioni di emergenza, luci di emergenza latitanti, percorsi labirintici, pavimenti sconnessi con buche e gradini in ogni dove, bagni allucinanti (altro che a norma!), puzza di muffa, freddo e umidità prossima al cento per cento.

Tutto questo perché certa mentalità bieca e antimoderna esalta il sillogismo di “vini naturali=locascion d’epoca”, come se i tentativi dei vigneron di riscoprire i vecchi modi naturali di fare il vino fosse un gioco luddista con derive “Amish”.
Tutti oramai hanno acqua, luce e gas in casa e usano lap top e gli i-phone, quindi fare i finti pauperisti è un gioco stupido e inutile.
Ignorare le norme di sicurezza e il buonsenso è un gioco stupido e inutile.
Farsi belli che x-mille persone sono transitate in queste fiere è esercizio di stupidità e arroganza (io avrei acceso x-mille ceri alla Madonna per ringraziare che nessuno si sia ammazzato, altro che gioire dei risultati).
Speravo che le nuove generazioni avessero un maggiore rispetto per il prossimo e per la legalità, invece con la tristezza nel cuore devo constatare che dal passato noi italiani non impariamo nulla di buono e non vogliamo costruire nuove basi per riscattarci da questa condizione di promiscuità e illegalità.
.
Sono molto triste mentre scrivo queste cose perché in passato ho investito molto tempo e energia sia come insegnante sia come professionista nel (vano) tentativo di sensibilizzare le persone alle buone norme di architettura.

Mi pare che funzionino molto bene per le degustazioni fieristiche ambienti ampi, chiari, con soffitti alti e buona illuminazione naturale, con corridoi altrettanto ampi e la possibilità di spaziare con lo sguardo e vedere pressochè la totalità dei partecipanti (magari in più sale ma non troppo piccole), banchetti tutti uguali con i nomi degli espositori chiari messi in alto, visibili anche se davanti c’è gente.
C’è bisogno di directory con la pianta degli espositori, c’è bisogno di spazi vuoti, di bagni decorosi e chiare indicazioni sulle vie di fuga, il tutto complanare senza scale o al più rampe (così per dire, poi si possono studiare mille e mille varianti) ah e magari qualche estintore (ironia).

La prossima fiera se non è in uno spazio decoroso possibilmente senza dislivelli e labirinti, con uscite di sicurezza ben segnalate, illuminazione a livelli ottimali, bagni comodi e agibili, che non abbia puzze ambientali insopportabili ci penserò su parecchio prima di andarci.


Luigi

16 commenti:

  1. Vedrai che differenza a Terroir Vino, peccato che (forse) sarà l'ultima edizione.

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    1. Mauro,
      sai bene che l'ho già detto più volte che per caratteristiche ambientali, organizzative, di lay out degli espositori, raggiungibilità, penetrazione nel web, Terroir vino è da prendere come esempio.
      Peccato che Genova come altre città siano alla periferia dell'Impero e scontino un certo disinteresse da parte degli operatori locali.

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    2. Anche Cerea da questo punto di vista (location, raggiungibilità, parcheggi, lay-out espositori) è ok.

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  2. Non posso che essere d' accordo.
    Prendiamo solo il più stupido e ricorrente dei problemi: a questi eventi si beve, e tra un assaggio e l' altro si beve parecchio ed il tasso alcolico va ad impattare sulle capacità motorie di chiunque deve affrontare quelle strette scalinate con un bicchiere in mano. Magari l' incidente capita ad una persona su 10000, ma con 3000 presenze vuol dire che in 3 edizioni si ha il 66% di possibilità di incidenti

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    1. Stefano,
      come dici tu con la statistica non si scherza, sopratutto se si lavora in direzione opposta alla sicurezza, grazie di essere venuto al bar a fare due chiacchiere.

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  3. Purtroppo non è un problema da poco, in italia neppure gli uffici pubblici sono a norma.
    Nelle varie, troppe, fiere che stanno nascendo in questi ultimi anni sono spesso state scelte location molto suggestive, ma spesso e volentieri poco pratiche e non accessibili a tutti, capisco che una bella ville e/o bastione storico possano dare quel tocco in più, ma certe situazioni diventano veramente pericolose.
    Condivido l'idea di sale ampie con i nomi dei produttori ben visibili, poche scale e possibilmente spazi all'aperto per una boccata d'aria rigenerante.

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    1. Esattamente ciò che intendevo, ambienti mal distribuiti e labirintici, angusti aumentano molto la fatica dei visitatori e degli espositori e rendono molto meno efficacie la comunicazione del prodotto, l'esatto opposto dello scopo di una fiera.

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    2. Purtroppo si è presa questa china e ci vorrà del tempo perchè questo tipo di manifestazioni organizzate un po' cosi migliorino e magari diminuiscano anche come numero, troppo spesso ultimamente tante fiere si sono accavallate senza una ragione precisa con il solo risultato di dividersi gli avventori e costringerli a fare delle scelte.
      Capisco l'esigenza dei piccoli produttori di farsi conoscere, ma credo che fare un numero mirato di fiere sia meno dispendioso e impegnativo che partecipare a tutte queste micro manifestazioni che spesso lasciano il tempo che trovano.

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  4. Un post amaro, ma giusto, che condivido pienamente.
    In più, ormai tutte le città hanno il loro quartiere fieristico a norma, con parcheggi e facilmente raggiungibile. La poesia non sarà la stessa, ma in fondo l'importante è il succo (vino).

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    1. Ne è l'esempio lampante la fiera FIVI al quartiere fieristico di Piacenza.
      Spazi ampi, luce, pulito, bagni adeguati, ecc.
      Anche se il mio cuore batte per Fornovo.
      Location non suggestiva ma essenziale e minimal-perfetta per l'occasione.
      Penso che anche la sicurezza sia a posto.
      C'è pure sempre il servizio di Pubblica Assistenza.
      Non guasterebbero bagni più adeguati.
      non sono stato ad Asti, ma Sorgentedelvinolive è caduta dalla padella nella brace.
      Già Agazzano era infelice, con quei servizi da cantiere edile, ma a Piacenza spero di non doverci tornare, anzi, penso di non tornarci.
      A buon intenditor.....

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  5. Il post è complesso, tocca parecchi temi. Le parole sono essenziali: le regole sono tutte diventate 'i lacci e i lacciuoli' della vita comune, accordarsi per raggiungere un obiettivo è diventato 'inciucio'. Così capita per le normative sulla sicurezza: si fanno in azienda i corsi sulla 626 per poi bypassarle in onore alla produttività.
    Anche la mia personale classifica vede Cerea al primo posto per vivibilità, almeno. Gran post, Luigi

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    1. Grazie Rolando di essere passato al bar, come risulta chiaro, la proliferazione di fiere ha creato una situazione di saturazione dell'offerta e un continuo nomadismo dei produttori, tutto giocato sui prezzi degli spazi e gli organizzatori per essere concorrenziali e appetibili hanno, evidentemente, tagliato sui costi delle strutture e sulle dotazioni di servizi e sicurezza.

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    2. La 626 non è più in vigore dal 2008, è stata sostituita dal D.Lgs.81/2008, tanto per dire come le cose si muovono rapidamente.
      Ma in questi posti siamo ante 626 :)
      Anche secondo me Cerea è a buon livello, ma il top come organizzazione resta sicuramente Terroirvino seguita da fiera FIVI.
      Per me.

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  6. La sicurezza va garantita, non è questione di catastrofismi ma di legalità.
    Grande post, molti dei temi analizzati vengono troppo spesso sottovalutati.

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  7. "...ambienti ampi, chiari, con soffitti alti e buona illuminazione naturale, con corridoi altrettanto ampi e la possibilità di spaziare con lo sguardo e vedere pressochè la totalità dei partecipanti (magari in più sale ma non troppo piccole), banchetti tutti uguali con i nomi degli espositori chiari messi in alto, visibili anche se davanti c’è gente."

    ecco, alla mostra mercato del fivi a piacenza, come diceva già daniele prima, questi criteri sono soddisfatti appieno.
    per qualcuno i padiglioni dell'ente fiera sono troppo freddi ma, criteri della sicurezza a parte, preferisco ambienti dove niente distoglie dal prodotto che deve stare al centro dell'attenzione.

    anche terroir vino di genova è tra i migliori, ma piacenza guadagna punti nel confronto perchè i locali lì sono più alti.

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  8. Grazie Armin per la conferma, unico neo le luci ai vapori di sodio (forse) che fanno tutti i bianchi verdolini e tutti i rossi violacei. Ma possiamo vivere lo stesso...

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