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lunedì 15 aprile 2013

Cantine Barbera a Menfi, ahi cuanta pasion!


Le parole, la gestualità di Marilena Barbera mi fanno tornare in mente la canzone di Paolo Conte “Cuanta Pasion” e “per noi che viviamo in fondo alla campagna e abbiamo il sole rare volte e il resto è pioggia che ci bagna” è una iniezione di solarità mediterranea, non completamente spensierata perché i Siciliani hanno sempre un po’ di testa al nord e una inclinazione alla malinconia.
La passione, appunto, è il primo motore che spinge Marilena a fare il vino e imbottigliarlo e promuoverlo.
Cuanta pasion per superare i problemi che come chicchi di grandine picchiettano dolorosi sulle spalle e sulla testa.
Passione visionaria che le ha permesso di superare gli stereotipi della sicilianità e del conformismo enologico per intraprendere una strada più incerta, lastricata di dubbi.
E i vini, che sono specchio della terra e del vigneron, fanno trasparire come schermi diafani il concetto produttivo di Marilena.
Freschezza, pulizia, eleganza, vini in levare, forse persino timidi.

Vorrei dire che ha decisamente imboccato il bio nella condotta agronomica; che fermenta con lieviti di cantina; che sperimenta la macerazione fermentativa sulle bucce del Grillo; che ha un po’ abbandonato il Nero d’Avola ormai mediaticamente e economicamente “bruciato”; che ha creduto nel Perricone cultivar ormai marginale; che accudisce un vecchio vigneto di Catarratto dal quale ottiene un passito che non “esiste” (il disciplinare produttivo non contempla l’appassimento per questa varietà).
Ma non è la mera somma di queste pratiche a rendere interessanti i suoi vini, la sua intuizione è che ha capito di avere in mano cultivar di grande personalità e un territorio nel quale convivono con grande naturalezza.
Ogni vino è di un vigneto, alla francese e altrettanto francese è l’ossessione all’eleganza, alla purezza, alla verticalità.
Infatti appaiono un po’ anomali all’assaggio distratto, così magri, così poco alcolici, così poco siciliani.


Il Grillo ”Coste al Vento 2010” proveniente da un vigneto posto a 400 m slm a Santa Margherita di Belìce (vi scongiuro non dite Bèlice) ha trama delicata su corpo sferzato da mineralità e freschezza in soli 12,5 % vol di alcol!
Profumato e nordicamente agrumato e minerale, il campione assaggiato aveva subito per il venti percento una macerazione fermentativa sulle bucce di alcuni giorni (non esagererei con le macerazioni, se posso dare un consiglio non richiesto, perché di vini eleganti se ne sente il bisogno e si torna sempre a loro dopo gli eccessi carnascialeschi).


Che dire del Perricone “Microcosmo” 2010 vino ottenuto da un vitigno storico molto diffuso un tempo e ormai retrocesso a comparsa nel vigneto siciliano.
Storicamente allevato con il Greco e vinificato con l’aggiunta delle sue uve ha trovato un posto al “sole” da Marilena in abbinamento con il Nerello Mascalese coimpiantato per circa il 30% nello stesso vigneto.
Il vino ottenuto da quel microsmo (è molto interessante sentire Marilena raccontare che le due cultivar molto diverse fra loro si accordano e vanno in produzione quasi all’unisono) è molto goloso di frutti e speziature e freschezze, tannini lievemente urticanti (così per dire potrebbe ricordare un Pineau d’Aunis, un Grignolino…).


Molto buono il Catarratto passito “Albamarina” 2011 ottenuto da un vecchio vigneto di famiglia senza irrigazione in cui si produce uva “bona ma picca” (buona ma poca) con acidità siderali mantenute vive dalla tecnica di appassitura (torsione del peduncolo) e dalla vecchiezza dei ceppi.
Le albicocche in composta aggrediscono golose il naso con anticipazioni di acidulazioni fresche e sgrassanti.

Mi è piaciuta parecchio anche l’Insolia “Dietro le case” una selezione proveniente da un vecchio vigneto vicino alla cantina, molto “insolia”, onesta, buona anche complessa ma senza le aspettative da “vinone” che le avevano appioppato negli anni novanta, un bianco più grasso, che sostituisce alla freschezza la salinità e lievissimi accenni di ossidazioni benevole, glu glu come ha detto Paolo, cuoco di Scannabue, al secondo calice.

Marilena ha iniziato in solitudine, e questo non aiuta nei momenti in cui la tensione cala e le scelte pesano come macigni, un viaggio che si intuisce lungo e ricco di soddisfazioni ma come in ogni novità c’è sempre un po’ di paura, di timidezza e malgrado abbia già azzeccato molte scelte, sento nei suoi vini una leggera mancanza dettata forse dal timore di esagerare o di ricadere negli stereotipi, per cui certe volte mi sono parsi un po’ poco ricchi in bocca, poco masticabili ma questa non è una critica, anzi è la certezza che Marilena potrà fare ancora meglio e noi bere vini sempre più buoni!
Kampai

Luigi

6 commenti:

  1. Un paio di domande per Marilena che provvederò a richiamare all'ordine via tweet ;)
    Ricordo di una tua vinificazione del "Dietro le case" (2010 ?) con lieviti indigeni che ebbe riscontri davvero positivi. Nelle vendemmie successive hai proseguito per questa via, e come mai hai o non hai continuato con tale metodologia?

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  2. Marilena Barbera è famosa on the web per la sua "Bambina" ma in realtà le sue punte di diamante sono altre, come ho potuto constatare nel suo recente passaggio a Torino: prima fra tutte la sua interpretazione del Perricone, davvero sorprendente e di estrema piacevolezza, a seguire il Grillo e il passito da uve Cataratto, davvero buoni.
    Sono dell'idea che nel prossimo futuro questa azienda siciliana crescerà molto se continuerà sulla strada di scelte naturali in vigna/cantina e se investirà su vitigni come il perricone e il grillo.
    Like per l'impegno costante di Marilena a condividere e comunicare utilizzando il web a cominciare dalla sua presenza "reale e partecipativa" sui SN, una presenza vera (che andrebbe studiata con attenzione da tante aziende più famose)

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  3. Allora, cominciamo con ordine...

    - Intanto grazie grazie grazie a Luigi, per essere così com'è: intellettualmente onesto al 100% e allo stesso tempo rispettoso del lavoro degli altri, anche quando non lo condivide o non gli piace. Lui non sa di cosa sto parlando ma io si, e glielo dovevo dire.

    - Per rispondere ad Andrea: solo lieviti indigeni dal 2010 su tutti i vini, bianchi rossi rosati e passiti. Da pied-de-cuve, naturalmente, perché ancora non mi fido della spontanea abbandonata a se stessa, che con le nostre temperature estive... Vedi Andrea, questo è il problema di cui parlava Luigi: non mi butto abbastanza :) e preferisco ancora i passettini ai "passettoni", come chiacchieravamo con Desenzani e Dan quest'estate. Ma piano piano là sto andando, man mano che capisco chi sono io e cosa è e cosa può dare veramente il territorio dove vivo e lavoro...

    - Per finire con Vittorio, che si allarga oltremodo ;) - ma quale famosa Vittò, il fatto è che a me il web piace veramente, e mi aiuta molto a confrontarmi con le cose geograficamente lontane da me, mi mette in relazione, in connessione... qua a Menfi non c'è veramente un altro modo per poter essere parte del mondo.

    La scelta di utilizzare la Bambina come bandiera per me è parte gioco e parte carattere: prima di tutto perché la Bambina costa poco. E' facile parlare bene di un grande vino costosissimo, ma poi chi può permetterselo? Secondo: è un vino da bere bere bere, puro disimpegno, se vuoi anche in leggera polemica, perlappunto, con i discorsi tradizionali sui vini famosi e superpremiati. Terzo, è il primo vino che ho pensato e fatto tutto-da-sola, quindi ne sono, come dire, innamorata persa? :)

    Baci a tutti,
    M.

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  4. Grazie Marilena per la tua sincerità e disponibilità :)
    Nonostante anche io, seppur agnostico in materia, sia un credente dei lieviti indigeni, capisco e condivido i tuoi tentennamenti, prima di buttarsi bisogna sempre controllare il paracadute. E a piccoli passi non puoi far altro che andare lontano! :)

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  5. Mi aggiungo, potrebbe sembrare che salgo sul carro dei vincitori, ma non è così.
    Guardo al lavoro di Marilena non solo con rispetto e ammirazione, ma anche con una punta di invidia. Perché vivere facendo il proprio vino fra la Sicilia e il mondo mi appare un po' come una condizione ideale. E poi trovo irresistibili le persone colte, solari e di personalità, ma che non incappano nel culto della propria. Così mi appare Marilena. Seguo da anni il suo lavoro, da lontano, perchè forse io sono pieno di pregiudizi e questo Marilena lo sa. Ma credo in lei e nella sua esperienza di vignaiola. I passettini e i passettoni citati da Marilena fanno parte di un dialogo fra noi in cui io mi sono permesso di metter becco sul come far il vino con una che lo fa, mentre io lo bevo e lo racconto soltanto. E qui è prova di grande animo della persona, confrontarsi di fronte a tanta sfrontatezza e anzi capire il punto di vista e trarne dei possibili vantaggi e arricchimenti. Forse io non posso dire altrettanto di me.
    Quindi quando ho letto questo bellissimo post di Luigi ho gioito. Che un po' di Marilena sia qui con noi su gliamicidelbar.

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    1. Che dirti Niccolò... il fatto che ancora i passettini me li ricordo, anzi, che ci rifletto molto sopra, vuol dire che - anche se con calma - la strada quella è. Una strada che qui in azienda all'inizio ho dovuto faticare per riuscire a condividere con famiglia e collaboratori.
      Ma tant'è: spesso si rimane legati ad un modo di lavorare che da maggiori sicurezze, sai la storia della via vecchia e di quella nuova... l'importante è che adesso ne siamo tutti convinti, e avanti così.

      Il confronto, poi, per una come me è fondamentale. Siccome non sono enologo, e nemmeno agronomo, ma per dieci anni ho lavato i tubi in cantina, sanificato i silos e lavato le cassette dopo la vendemmia, il confronto significa mettere alla prova qualche intuizione, testare un'ipotesi, e magari verificare i risultati di un colpo di testa :)

      Per il resto c'è l'amore per il vino, e per questa terra che ti entra dentro e non ti lascia andare.

      Bacio,
      M.

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