Da uve prodotte in biodinamica in una cascina a ciclo chiuso.
Allevamento, pascolo, cereali.
Compostaggio, preparati 500 e 501, zolfo minerale e rame quando non se può fare a meno e tutto ciò dal mille novecento sessanta quattro.
Non da ieri.
Il territorio è il Monferrato Casalese, una zona che con la parte nord dell’astigiano, alla sinistra del Tanaro, ha subito una fortissima decrescita agricola e spopolamento.
Il paesaggio è mutato così tanto che è impossibile negare o sottovalutare la profonda crisi di questi luoghi.
Perché il paesaggio è sempre specchio delle dinamiche socio-economiche.
Tutto ciò malgrado l’innegabile vocazione vinicola, cerealicola (si producono ottimi grani teneri da campi collinari), all’allevamento e casearia.
Ho aperto una Barbera del Monferrato Superiore del duemila e sette, anno caldo e un po’ di calore si ritrova nei profumi di frutta esotica e banana matura, intensi e molto caratteristici.
Acidità imponente, come nelle barbera d’antan, un rasoio che sgrassa i ravioli monferrini al sugo d’arrosto.Scava in profondità con lieve cattiveria e accenni officinali e minerali.
Un archetipo della Barbera del nord Monferrato.
Scontrosità su corpo apparentemente dolce e ammiccante e fendenti acidi impietosi.
Vino territorio, vino gastronomico non saprei dire se l’uno esiste in funzione dell’altro o viceversa.
Succosissima e crepitante.
Bonne degustation
Luigi
#barberacolki
RispondiEliminaGià, il bello della barbera. E' sempre lei, è sempre diversa e spinge a una ricerca senza fine. Ammiccante e scontrosa, è così. Alla prossima (barbera)!
RispondiEliminaDopo i postumi di Enodissidenze, dopo molti assaggi di Barbera di territori diversi con caratteristiche diverse, mi sto chiedendo se la Barbera puo stare al monferrato (con escursioni langhette) come il Pinot Noir alla Borgogna, specchio liquido del territorio.
RispondiEliminada casa mia alla cascina migliavacca ho un quarto d'ora a piedi.il bello del vivere in Monferrato.
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